1. La Principessa

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Attorno a lei, tutto era buio. Il suo corpo avanzava senza che potesse fermarlo, mentre una voce nella testa le diceva di scappare.

Corri.

Eppure, le sue gambe non davano ascolto. Il suono dei suoi passi riecheggiava nell'oscurità, rimbalzando contro pareti che lei non poteva vedere, ma che in qualche modo riusciva a percepire. Le mani tremolanti erano tese in avanti, alla ricerca di un appiglio, di una sagoma familiare, ma tutto quello che riusciva ad afferrare non era altro che il nulla.

Vieni. La porta attende di essere aperta.

La voce familiare la chiamò, l'aveva attirata a sé molte altre notti prima di allora, ma quella volta c'era qualcosa di diverso. Una sfumatura più insistente in quel tono pacato.

Lei doveva raggiungerla.

Così le sue gambe iniziarono a muoversi più veloci, mentre il respiro annaspava nell'oscurità.

«Dimmi dove sei! Mostrami qualcosa!» gridò, ma il tempo era scaduto.

Di nuovo.


Evette si massaggiò le tempie, sentendole pulsare al ricordo del sogno che l'aveva fatta svegliare nel cuore della notte, strappandola per l'ennesima volta dal suo riposo.

«Cosa ne pensate di carri carichi di gigli e azalee, magari decorati con strascichi di seta rosa?»

«Avevamo pensato anche a delle colombe da liberare quando vi mostrerete al popolo.»

«Avete già riflettuto riguardo a che genere di abito desiderate? Il colore, la stoffa, i ricami...»

«E non dimentichiamoci della musica!»

«L'orchestra dovrà essere ingaggiata per il banchetto e ...»

Troppo. Era decisamente troppo. «In verità, pensavo avessimo ancora tempo per discutere questo genere di... dettagli» rispose con garbo la principessa, cercando di non far trasparire quanto ardentemente desiderasse essere altrove in quel momento.

«Dettagli?» Per poco l'uomo che le sedeva di fronte non si strozzò con la sua stessa voce stridula. «Vostra Altezza, dobbiamo ancora decidere cosa servire per cena, quali dolci commissionare, interpellare il fioraio per le decorazioni del palazzo...»

La principessa si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato. Decisamente poco regale.

«Evette, se non facciamo almeno qualche progresso, la regina ci farà rinchiudere nelle tue stanze fino al giorno del tuo compleanno» le mormorò Mysie ad un orecchio, per poi rivolgere un sorriso tirato ai due uomini di fronte a loro.

Per quando Evette poteva fingere il contrario, la sua dama da compagnia, nonché amica più fidata, aveva ragione. Mancava poco più di un mese al suo diciannovesimo compleanno, evento che avrebbe richiamato ad Haraven nobili e reali da tutti e cinque i Regni, e la situazione era a dir poco tragica. Erano ormai parecchie settimane che i consiglieri, incaricati dalla regina Kelia in persona di occuparsi dei preparativi, non facevano che tormentare la principessa con domande e proposte sui preparativi: quale colore prediligeva per le tovaglie per i banchetti, quali fiori si sarebbero intonati meglio con il suo incarnato cadaverico, quali gioielli non avrebbero smorzato il verde intenso dei suoi occhi.

La cosa sembrava averli eccitati oltre ogni limite all'inizio, ma il disinteresse della loro principessa aveva ben presto smorzato il loro entusiasmo. Evette sentiva infatti che presto avrebbe gettato la spugna. Per quanto impiegasse i suoi sforzi nel sottrarsi ai suoi doveri, sua madre si adoperava con altrettanto zelo per incastrarla, facendola cadere nelle sue trappole come un misero corvo attirato dall'odore di qualche carcassa.

The Crown's FireWhere stories live. Discover now