Epilogo pt. 2

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Si svegliò di soprassalto, madido di sudore e il respiro affannoso.

Ancora quel maledetto sogno.

Avrebbe mai avuto fine questa tortura che il suo subconscio gli infliggeva ogni maledetta notte?

Si teneva stretti fra le dita i capelli sulle tempie poggiando i gomiti sulle ginocchia delle gambe stese, con gli occhi chiusi, concentrato a cercare di smorzare il battito troppo accelerato dovuto al terrore che quell'incubo gli provocava ogni volta che si ripresentava. Poi si scostò i capelli incollati alla fronte imperlata di sudore e si passò la mano sul viso.

Aveva pianto?

Era la prima volta che gli succedeva dopo mesi in cui quegli incubi lo tormentavano ogni notte facendolo risvegliare in modo brusco e con l'orrore ancora nitido davanti agli occhi. Ricordava che questo gli era successo innumerevoli volte nei primi mesi dalla scomparsa di Isabel: si risvegliava urlando e piangendo istericamente riuscendo a calmarsi solo grazie ai suoi amici, che lo stringevano forte in un abbraccio fino a quando si riaddormentava.

Ora era successo di nuovo e si studiava la mano umida di quelle lacrime involontarie.

Alzò gli occhi e scorse con lo sguardo la stanza senza muovere il capo e ne fu stranito.

Quella non era la stanza in cui dormiva a casa di Lorenzo.

Il mobilio e le suppellettili erano quelli della camera di Isabel.

Con il cuore a martellargli prepotente nel petto, volse il capo cautamente al suo fianco e la vide lì, che dormiva tranquillamente.

Aveva sognato tutto quanto.

Si buttò a ristendersi facendo ricadere la testa sul cuscino strofinando il volto con le mani respirando a pieni polmoni, sollevato ed incredulo su quanto quel sogno fosse stato realistico, ricco di dettagli. La sua mente aveva perfino creato personaggi che non aveva mai visto.

Volse il viso a guardarla e abbozzò un sorriso rincuorato di vederla lì accanto a lui, felice di sentire il suo respiro nel sonno.

Si girò verso di lei, avvicinandosi al suo corpo che avvolse con un braccio, e nascose il viso nell'incavo del suo collo.

-Mh... Che succede Jungkook? Non ti senti bene?- mormorò Isabel socchiudendo le palpebre.

-Non è niente piccola. Dormi- le sussurrò lui pensando a quanto fosse bello sentire la sua voce.

***

Il mattino dopo, mentre facevano colazione, Isabel osservava lo strano comportamento di Jungkook: era insolitamente silenzioso e pensieroso, non aveva mangiato nulla e si strappava nervosamente con i denti le pellicine delle unghie.

Si era trattato di un sogno ma era stato un sogno a colori e si ricordava di aver letto che, se i sogni erano a colori, potevano essere sogni premonitori.

-Jungkook, che hai?- gli aveva chiesto preoccupata.

Ma lui scosse la testa e non rispose, alzandosi poi per andare fuori sul terrazzino a scrutare l'area sottostante.

E la vide. Era là, parcheggiata sul lato opposto della strada ad una trentina di metri dalla palazzina in cui risiedevano. L'auto blindata con all'interno le due guardie del corpo che lo sorvegliavano di nascosto, poichè aveva rifiutato di essere scortato quando aveva iniziato la convivenza con Isabel, sostava al di là della carreggiata in mezzo ad altre auto, cercando di non dare nell'occhio.

Ora non la pensava più allo stesso modo, non trovava più assurdo e inutile venire scortati.

Rientrò nell'appartamento e vide che Isabel aveva già sparecchiato ed era andata a prepararsi per andare all'università.

Andeer |Jungkook ffWhere stories live. Discover now