8. Showing up different

22 2 0
                                    


I pochi raggi del sole squarciano il buio del sonno ed i miei occhi si aprono abbagliati da quel bagliore.
Ogni mattina è lo stessa storia.
La solita storia ripetuta all'infinito ed io non ne posso più.
Mi vesto e scendo le scale di corsa quasi rendendo invisibile il resto della casa, che come una lama si conficca nel cuore ogni volta che in quella maledetta poltrona ci vedo mia madre circondata da delle bottiglie vuote.
Bip bip*
Eve: *Ti aspetto davanti scuola*
         *Ho delle cose da dirti*
Cosa avrà di così tanto importante da dirmi?
Non lo so ma in ogni caso accelero il passo evitando di fare tardi come ogni giorno.
Prendo le cuffie e premo la playlist "painting" quella che mi fa compagnia e mi ispira quando ho voglia di disegnare.
"Somewhere only we know" risuona nelle cuffiette migliorandomi la mattinata.
La musica mi protegge, come uno scudo, mi isola dal mondo circostante che soltanto muovendosi mi ferisce involontariamente lasciandomi in uno stato di abbandono.
Il cancello di scuola mi distrae dai pensieri portandomi con i piedi fuori dalla mia testa.
Eve si sbraccia verso la mia direzione quindi mi dirigo da lei salutandola affettuosamente.
"Giorno dormigliona. Dormito bene?" Mi domanda con voce dolce Eve.
"Domanda di riserva?" Chiedo sarcastica "allora cosa mi dovevi dire?" Domando curiosa.
"Ah sii! Stamattina mentre scendevo dalla camera ho sentito Luis parlare al telefono in modo furtivo con Jace ed ovviamente da brava sorella ho origliato. Parlavano in codice ma da quel che ho capito ci sarà una rivincita al moon lake" Mi dice guardandomi negli occhi.
"Al moon lake? E dove diavolo si trova?" Chiedo confusa.
"È vicino al bosco ovest. Si tratta di un piazzale in cui ci sono tante officine abbandonate" si tocca i capelli in modo frenetico.
Ci guardiamo.
"No. Assolutamente no" la rimprovero con lo sguardo "non andremo a vedere in cosa consiste questa rivincita. Capito?" Le faccio segno un negativo con il dito.
"Dai! Sono curiosa" mi guarda con occhi da cerbiatto "ci faremo accompagnare da un Uber e non ci faremo notare. Dai!" Mi prega sia con le mani che con lo sguardo.
"No, sarebbe pericoloso" rimango ferma sulla mia decisione anche se quando si tratta di Eve non puoi evitare di assecondarla in tutto.
"Lo sai che se non mi accompagnerai ci andrò da sola?" Alza un sopracciglio.
La guardo combattuta.
"Ok, ci andremo! Ma appena qualcosa va storto noi ce ne andiamo" mi arrendo e lei mi salta addosso urlando felice.
"Promesso" esulta.
Andrà male lo so.
La campanella ci distrae dal piano suicida e quindi ci promettiamo che ne riparleremo dopo e andiamo nelle proprie classi.
Ora ho arte.
Adoro quella materia perché riesco ad esprimere quello che provo soltanto disegnando.
La classe è ancora vuota quindi scelgo un banco in terza fila accanto la finestra.
Subito dopo una mandria di studenti entra in classe facendo un baccano assurdo interrompendo la quieta che alleggiava in classe.
"Buongiorno ragazzi" entra la professoressa Smith salutando solare.
È una fra le mie prof preferite proprio perché è quasi una nostra coetanea, è alta 1.65 , abbastanza snella, gli occhi scuri e dei capelli lunghissimi biondi ed uno stile da far invidia a Gigi Hadid.

Il rumore assordante di quella suoneria delle notifiche continua fastidiosamente a trillare nelle cuffie, mentre il mio telefono continua a riempirsi di buffi selfie che Eve mi inoltra annoiata dalla lezione.
Sorrido fissando lo schermo.
"Oggi sei contenta Merida?" Chiede in modo pacato una voce accanto a me.
"Oh jace... non ti avevo sentito" rispondo togliendo una cuffia "sto meglio del solito, sì" continuo per poi rivolgere l'attenzione alla prof che ormai inizia a spiegare.
"Ragazzi oggi dovrete dare il meglio di voi, dovrete realizzare un disegno, cercando di scavare nel fondo della vostra anima e mostrare ciò che siete davvero,  mostrare il vero volto della maschera che portate ed esternarlo al mondo" ci guarda speranzosa "avete due ore per terminarlo cominciando da ora".
Senza esitare, apro l'astuccio ed inizio a dare sfogo alle emozioni, disegnando e marchiando quel foglio ormai non più candido.
Mi lascio trasportare dalla canzone e non noto, almeno non subito, lo sguardo di jace che prova a raccogliere quante più informazioni osservandomi attentamente.
"Che c'è?" Sorrido, spostando una ciocca ribelle dal volto.
"Sei strana lo sai?" Sorride mostrando il suo sorriso diamantato e perfetto.
Non rispondo ma sorrido alzando la testa dal foglio così da osservarlo meglio.
"Ma sei anche tanto bella Merida"
"Ma dai stupido" abbasso la testa in imbarazzo.
"Ragazzi il tempo è terminato, adesso dovrete spiegare il vostro disegno" ammonisce la prof.
La prof inizia a chiamare man mano tutti gli alunni e intanto il mio cuore perde dei battiti sapendo che tra un po' toccherà a me.
"Signorina Isabelle, si alzi in piedi" mi richiama.
Il mio cuore prende a fibrillare e lo sguardo delle persone che mi stanno guardando inizia a premermi schiacciandomi al muro.
Quei 5 secondi sembrano un'eternità, ma prendo coraggio e mi alzo.
"Ehm si.." urto la sedia per colpa dell'imbarazzo,
"Cazzo" impreco sotto voce.
Afferro il foglio e lo innalzo verso la prof che con occhi stupiti mi osserva.
"Oh wow, è davvero notevole. I miei complimenti signorina"
Prendo un bel respiro ed inizio a spiegare.
"Ho raffigurato un fiore diviso in due parti.
Nel disegno viene rappresentata quella vita che va mostrata agli altri e quella vita che viene nascosta da un sipario di incertezza.
La vita può essere solo di due colori: bianco e nero.
Chi associa questi colori alla luce e alle tenebre.
Chi, invece, cerca sempre di non decidere e scegliere il purgatorio.
Il mezzo. Il grigio.
Ci porta ad un forse.
Il forse per la età adolescenziale è la scelta più usata, perché non porta subito a scelte ma svia la domanda.
Il grigio ti può portare a vedere veramente la felicità ma nei momenti giusti ti ricorda che per avere quella felicità si deve affrontare la vita e non farsi buttare giù.
Il grigio non ti lascia scappare volando e non ti lascia neppur cadere in quell'abisso pieno di distruzione.
Ti tiene a galla.
Nel disegno il fiore sano e colorato il bianco, la porta della salvezza, la faccia che mostri.
Il nero è il fiore appassito con colori cupi, la porta del caos che porta in discesa, la faccia che nessuno conosce.
Talvolta alla gente capita la stessa cosa,  l'oscurità prende la meglio intrappolando il colore e le emozioni che uno possiede.
Queste rimangono sepolte tanto da dimenticarci di non essere solo nero, ma tante sfumature di colore.
Vi starete chiedendo cosa c'entra il grigio? Beh quel disegno di due fiori uniti e la vera me.
Come un mix di caratteri, ne troppo tristi ne troppo felici" finisco il mio discorso e quando alzo gli occhi dal foglio tutti mi guardano stupefatti.
Sbarro gli occhi incapace di dire una parola, per fortuna suona la campanella quindi prendo le mie cose e scappo dalla classe.
Eve mi sorprende qualche passo dopo l'aula con un sorriso a 32 denti.
"Ho preso 10" esulta avvinghiandosi a me.
"Oh Eve sono felicissima per te" le dico accarezzandole i capelli.
"Pausa caffè?" Esulto porgendole il cinque.
"Come potrei rifiutare una proposta così allettante, zuccherino" risponde ridendo.
Così ci dirigiamo verso i distributori automatici per prendere due caffè e sorseggiarli fuori scuola su una panchina.
Intanto estraggo il pacchetto di malboro dalla tasca e mi accendo una sigaretta beandomi del sole che mi riscalda le tempie.
"Stasera chi ci accompagna" chiedo ad Eve che intanto mi ruba la sigaretta portandosela alle labbra.
"A piedi ovviamente, mio fratello non può sapere niente" risponde sventolando il dito in aria in segno di negazione.
"Che palle" sbuffo gettando la testa di lato.
Con la coda dell'occhio noto, sul muretto della scuola, dei ragazzi in cerchio che urlano ed esultano.
"Che succede lì??" Chiedo ad Eve tirandole una leggera gomitata e dandole un cenno verso la folla.
"Non lo so ma ora lo scopriremo" mi prende per mano e mi tira verso le persone.
"Permesso" "Permesso" "Permesso" continua a ripetere Eve per avvicinarci il più possibile.
Ai nostri piedi, la prima cosa che incontriamo, un ragazzo dai capelli rossi con la faccia piena di sangue che anche con dolore continua a sorridere.
"Che ce Jace? Ti brucia la verità" ribatte ancora ridendo il rosso.
Alzo lo sguardo e incontro due iridi verdi riempiti di veleno che guardano il ragazzo come se volesse ucciderlo.
Abbasso lo sguardo e mi fermo su le sue nocche, piene di graffi e lividi sparsi, diventare sempre più bianche in contrasto con il sangue.
"Oh Logan, se credi che mi abbasserò ai tuoi livelli, ti sbagli di grosso" ghigna malefico Jace.
"Io non credo. Io so che lo farai" ride il ragazzo che pare chiamarsi Logan.
In tanto la folla è in un silenzio tombale comprese io ed Eve.
"Come credevi che tua sorella fosse dalla tua parte? Ah ecco, come sta tua sorella?" Ride beffardo il tatuato.
Logan smette di ridere, si alza in una maniera impressionante ed inizia a gridare.
"Tu lurido figlio di puttana, non devi nemmeno azzardarti di parlare di mia sorella" sembra fuori di se al contrario di Jace che ha un'espressione neutra.
"E tu non azzardati nemmeno a parlare di mia madre e sopratutto non permetterti mai più di darmi ordini e paragonarmi agli schifosi cagnolini dei tuoi amici. Hai capito o forse non mi sono spiegato bene?" Continua ad avvicinarsi finché non arriva a 5 centimetri di distanza dalla sua faccia.
Silenzio, Logan continua a non parlare ma soltanto a guardalo in modo cagnesco.
"Hai capito?" Ripete Jace ancora più duramente.
"Non finisce qui Jace" lo guarda per l'ultima volta per poi girarsi e andarsene spingendo alcune persone compresa la sottoscritta.
"Che maleducato" borbotto infastidita.
Alzo lo sguardo ed incontro già un'altro che mi fissa.
"Mi stolkeri, Ribelle" non era una domanda.
"Perché mai dovrei? Ho visto soltanto un cerchio di persone che esultavano per qualcosa, allora per curiosità mi sono avvicinata, se sapevo che in tutto questo c'entravi tu stai sicuro che mi voltavo e me ne andavo per i fatti miei" ribatto sicura di me.
"Immagino" detto questo si gira e se ne va verso la sua moto parcheggiata nel parcheggio della scuola.
"Jace aspetta!!" Lo rincorro facendolo fermare.
"No, non ti dirò cosa è successo e non ti dirò cosa c'entra la sorella, mia madre e il resto. Fatti i cazzi tuoi" mi guarda provo di emozioni.
"Ti volevo solo restituire il telefono che ti è caduto prima" gli passo il telefono freddamente e prima di andarmene gli dico un'ultima cosa "non ti avrei mai chiesto cosa significasse tutto ciò, non mi permetterei mai. Sono cose tue e se un giorno ti fiderai abbastanza da dirmele, ti ascolterò, ma fino a quel giorno non ti obbligherò mai a parlare di cose private della tua vita" finisco di parlagli e quindi guardandolo per l'ultima volta mi giro e raggiungo Eve che stava aspettando all'entrata del parcheggio.
"Merida" mi richiama.
Mi fermo senza voltarmi.
"Grazie" ricomincio a camminare con un sorriso trattenuto fra le  mie labbra.

Si fa sera, preparo la cena e pulisco i piatti sporchi e poi vado a prepararmi.
Indosso un pantaloncino strappato ed una semplice t-shirt bianca con un dito medio stampato al centro. Rappresentativa no?
Mi osservo per un po' allo specchio scrutando la mia figura ma il suono del clacson dell'uber sotto casa mi distrae dai pensieri.
"Salve" saluto cortesemente l'autista mentre Eve intanto rimane incantata sul suo telefono.
"Possiamo partire" chiedo ringraziando l'autista.
"Che stai guadagnando di così tanto interessante su quel telefono?" Borbotto accanto a Eve che quasi di scatto alza la testa passandomi il suo telefono.
"Guarda, sembra quasi una festa" mi dice indicando la stories di qualcuno che si divertiva al Moon lake.
"Non lo so..." dico dandole il telefono e posandomi al finestrino.
Alzo lo sguardo e noto che stasera la luna è piena, così luminosa e vivida.
Sembra quasi mi sorrida proprio come faceva il mio papà quando qualcosa andava male.
"Siamo arrivate ragazze" ci richiama l'autista.
Dopo aver pagato scendiamo e la scena che ci si presenta davanti ci lascia a bocca aperta.
Un tavolo colmo di alcool e cibo, ragazze seminude che ballano con la musica sparata a palla e moto sportive in ogni angolo di terreno.
Veniamo richiamate da un ragazzo, parla al microfono, che invita le persone a scommettere su chi vincerà la gara.
"Di che gara parla?" Mi chiede Eve confusa.
"Credo di moto" rispondo guardando le moto posizione vicino alla pista.
"Isy dimmi che non è quello che penso" Eve mi guarda con speranza.
"Mi piacerebbe dirtelo ma credo proprio che siamo finite in una gara illegale di moto" confermo guardandola con occhi sbarrati.

*spazio autrici*
Ecco a voi un altro capitolo!!!
Finalmente dopo tanti secoli è arrivato.
Scusateci per il ritardo, ma fra la scuola e altre situazioni scrivere stato è stato impossibile. Speriamo voi ci possiate perdonare.
La storia sta procedendo, inclusa la storia dai due protagonisti tra alti e bassi.
Chi è Logan?? E perché spunta nella discussione la sorella insieme alla madre di Jace??
Lo scoprirete solo vivendo e ovviamente seguendo assiduamente i capitoli!!!
Troverete il disegno di Isy all'inizio del capitolo.
Alla prossima,
By Mars&Jupiter🥀

𝗟𝗮 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora