7. Nightmares

44 3 1
                                    


Un pugno sulla porta, dei passi ed il forte rumore della porta che si chiude.
Lo so.
Avevo promesso che mi avrebbe accompagnata, che mi sarei fidata ma sono ancora fragile e non riuscirei a sopportare altro nella mia vita.
Hanno provato ad aiutarmi ma sono un disastro. Non ci riescono, le crepe impresse sul vetro non si posso riparare tantomeno quelle nel cuore.
Troppe lacrime hanno attraversato le dune delle mie gote, solcando lo stesso sentiero di tutte le altre scavando e marchiando la pelle indelebilmente.

Le mani bagnate dalle lacrime finiscono fra i capelli ed io intanto cado sempre più in basso, finendo sul pavimento con un ferita sul cuore ancora più viva, la vista si annebbia e il rumore della sua auto che stride sull'asfalto mi inonda il cervello.
Mi alzo e cercando di non cadere mi avvicino allo specchio, che riflette una ragazza dai capelli rossi scompigliati e delle occhiaie profonde.
Non escono parole, potrei giurare di aver trattenuto il respiro fin quando i muscoli delle gambe non mi hanno condotto in bagno.
Mi lavo, lascio che i pensieri negativi e la frustrazione scorrano assieme all'acqua bollente che cancella lo sporco del mio passato dalle clavicole, dal collo e dall'intero corpo.
Finisco uscendo dalla doccia e mi asciugo i capelli.

La città è desolata, il freddo sembra far da patina al paesaggio.
Soltanto il rumore delle sneakers sull'asfalto freddo interrompe il silenzio, solo una me con dei leggings e un felpone gigante passeggia in modo solitario accompagnata dal cielo scuro sopra la mia testa.
Arrivo davanti al locale, sento la musica ovattata, tante macchine disposte accanto all'ingresso ed un sacco di gente che esce ed entra interrottamente.
Un respiro grande, entro.
La mano si posiziona sulla maniglia ma come se scottasse la tolgo subito pensando di scappare lontano da qui, ma quasi di rimando la porta si apre rivelando la figura di Mike quasi soddisfatto della mia presenza.
"Eccola la stella di stasera" dice con un ghigno maligno ricoperto dalle rughe.
"Vieni così ti prepari per servire i miei clienti" dice dandomi un ultima occhiata e un segno invitandomi a seguirlo.
"Allora bambolina, verrai ogni martedì perché è il giorno in cui si lavora di più. Ci saranno dei giorni, oltre al martedì, in cui verrai e lavorerai, ovviamente, ti pagherò perché anche se ti ho costretto non lascio mai in mani vuote le mie lavoratrici"
Non dico una parola, le mie labbra sono incollate come se qualcuno stesse tentando di chiudere la bocca con la mano.
La mia mente sprofonda nel vuoto lasciando che il corpo eretto si mantenga in equilibrio nel mondo reale, lasciandomi incapace di elaborare ciò che sto facendo.
"Questi sono i camerini" una ragazza semi-nuda mi indica vedendomi imbambolata davanti all'entrata.
Non parlo mi limito a seguirla quasi subdola della situazione.
Starò facendo la cosa giusta? Così potrò dimenticarmi di tutto? Ma forse tutto questo me lo merito davvero?
La ragazza mi porge la divisa, o almeno se così si può chiamare quel top striminzito ricoperto di paillettes fucsia ed una minigonna nera stretta.
Mi limito ad accennarle un sorriso quasi impercettibile, per poi rinchiudermi nel camerino.
Mi spoglio dei miei vestiti rimanendo nuda dinanzi allo specchio che evidenzia i miei fianchi grandi, e le
mie smagliature ma un rumore mi distrae.
Mi sbrigo ad indossare la divisa e dopo mi appresto a fare una coda alta raccogliendo tutti i miei ricci color fuoco all'indietro per poi legarli.
Non voglio più uscire, voglio scappare via da tutto questo. Vorrei solo poter stare bene.

"Dov'é la ragazza nuova?" La voce rauca di mike si avvicina sempre di più fino a quando non spalanca la tenda del camerino.
"Che cazzo fai?" Sbraito rabbiosa come non mai
"Sbrigati. Sei una bambina del cazzo, vuoi essere sempre la vittima eh? Tanto lo sanno tutti che in realtà sei una puttanella come tutte le altre, se vuoi inginocchiati anche davanti a questo" dice ridendo, toccandosi le parti basse per poi abbandonarmi in quel camerino.
Le lacrime scendono da sole ed io non riesco a fermarle.
Mi guardo allo specchio, asciugo le lacrime raccogliendole col pollice e prometto a me stessa di essere più forte.
A testa alta esco da quel camerino lasciando che tutte le occhiate degli altri mi scivolino addosso sfoggiando il sorriso migliore che io potessi fare.
Mike mi vede da lontano con un cenno mi invita a lavorare.
Seguo la ragazza conosciuta prima e prendo il vassoio iniziando a dirigermi verso i tavoli, per prendere ordinazioni.
"Buonasera"dico riferendomi ai 4 cinquantenni posti al tavolo in attesa di prendere la comanda.
"4 birre grandi"
"Arrivo subito"
Torno con le birre iniziando ad aprirle e porgergliele
"Anche le ragazze sono in vendita?" Chiede uno di loro iniziando a toccarmi la gamba
"Mi lasci" dico spostandomi la gamba.
"Dai su non fare la timida, lo so che ti piace" ritenta iniziando a salire sulla coscia.
"Non provare più a toccarla" una voce familiare echeggia dietro di me.
"Jace" saluta l'uomo con un cenno di mano il ragazzo dietro di me.
"Jonathan" ricambia con una fredda che rabbrividisce anche me.
"Stavo chiedendo alla signorina qui difronte se volesse provare un gioco molto divertente" ghigna maligno.
"Non farò nessun gioco con voi, andatevene a farvi fottere" quasi ringhio dalla rabbia.
Il vecchio si alza "Ma sentitela, la gattina ha tirato fuori gli artigli" ride guardandomi negli occhi cercando di prendermi il braccio ma una mano, circondata da anelli e vene, interrompe quel tentativo.
"Vedo che sei ancora un viscido che se la spassa con le ragazzine, Jonathan" Jace lascia il braccio spingendolo.
"Credo di non aver capito, puoi ripetere?" Risponde in modo minaccioso Jonathan.
"Ho detto che sei un pedofilo bastardo che va a letto con le ragazzine sperando gli si alzi ancora" dice dando uno sguardo alla pianta dei suoi pantaloni per poi rialzarlo per fissarlo minacciosamente "se ti ritrovo ancora a fissarla, toccarla, parlarle, ti stacco le palle"
Jonathan rimane in silenzio, con gli occhi spalancati, per poi fare un cenno agli amici ed uscire fuori dal locale.
"So difendermi da sola" replico dopo che la porta del locale si chiude.
"Oddio, per una buona volta poi accettare l'aiuto che ti viene off.." lo blocco "Grazie".
Mi guarda paralizzato.
"Grazie per l'aiuto ma so cavarmela" lo guardo negli occhi perdendomi in essi.
"Non c'è di che Merida" ci guardiamo senza dire una parola.
"Bambolina ti ho chiesto di lavorare qui per servire i clienti non per filtrare con Jace" entra nella mia visuale Mike.
La puzza di sigaro e whisky mi entra nelle narici facendomi strizzare le pupille.
"Vado" dico scappando velocemente.
Mi avvicino ad un altro tavolo per ordinare, e passo così tutte le 3 ore seguenti.

Sono le 3 di notte.
Per tutto questo tempo Jace non si è spostato dal tavolo, restandosene li seduto a guardarmi.
Dopo essermi cambiata, rimettendo finalmente la mia amata felpa, esco dal camerino preparandomi a camminare fino a casa.
"Ti accompagno" una voce attira la mia attenzione appena esco dall'entrata.
"No" continuo a passo spedito per la direzione di casa.
"Si" mi si para davanti con tutta la sua altezza.
Jace mi fissa intensamente facendomi sentire nuda ai suoi occhi.
"No" replico più decisa.
"Non era una domanda, quindi o sali sull'auto autonomamente o ti prendo di peso e me ne frego delle  tue grida" cazzo.
"Vengo solo perché sono le 3 di notte e sono troppo stanca per camminare fino casa" mi avvio verso la sua auto, una Porsche nera opaca.
Saliamo entrambi, ed un calore mi riscalda e avvolge la mia figura, solo i nostri respiri riempiono il silenzio nell'auto.
Guardo il ragazzo tormentato di fianco a me mentre guida, le sue mani si muovono lentamente mentre gira il manubrio ed io non riesco a distogliere lo sguardo ipnotizzata.
"Vuoi una foto? Così la puoi guardare prima di dormire per poi fare sogni erotici su di me" mi lancia uno sguardo veloce seguito da un occhiolino per concentrarsi nuovamente sulla strada.
"No grazie, ho già troppi incubi non ne vorrei altri"
Rispondo senza rendermi conto di cosa ho detto.
Sbarro gli occhi.
Ci sono minuti di silenzio, nessuno parla, finché non arriviamo davanti casa mia.
Faccio per scendere quando mi pone una domanda
"Fai spesso questi incubi?" Giro la testa, Jace mi guarda quasi dispiaciuto.
Non voglio la sua compassione,quella di una persona che non mi conosce.
"Non voglio la tua compassione, non ne ho bisogno" lo guardo persa.
"Non è compassione" sposta lo sguardo davanti a se "So cosa vuol dire" quella frase mi spiazza.
"Li fai anche tu" dico lentamente, non è una domanda.
"Buonanotte Merida" dice ad un tratto serrando la mascella.
Lo guardo, non vuole parlarmi di se stesso, lascio perdere perché so quanto sia fastidioso esser costretto a parlare.
"Notte ed ancora grazie per... beh per tutto" scendo dall'auto e mi dirigo verso casa con una strana sensazione che mi riempie di brividi.
Entro e chiudo la porta e dopo un po' sento la macchina che parte sgommando.

*spazio autrici*
Ciao a tutti👋🏼
Siamo ritornate, scusateci per il ritardo ma siamo state molto impegnate.
Abbiamo scoperto che anche Jace fa questi incubi.
Sono più simili di quanto credono.
Ci vediamo al prossimo capitolo.
Baci by Mars&Jupiter🥀

𝗟𝗮 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora