2. Turning pain into art

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Perché sono così stupida da poter pensare che tutto stia andando per il verso giusto.
Mi ritrovo qui appoggiata a trattenere le lacrime, a sopportare quel bruciore che si dirama per tutta la gola.
Mi fiondo nel primo bagno, mi lavo le mani e la faccia, alzo gli occhi e guardo il mio riflesso nell specchio.
"Chi sono?" Penso.
Più mi guardo più mi sembra di cancellare dalla mente i tratti del mio volto, non ho mai saputo chi sono davvero e credo che mai lo saprò. 
La porta alle mie spalle si spalanca, risvegliandomi dai miei pensieri, ciò che vedo non mi fa esultare dalla gioia.
Tre ragazze dalla faccia di porcellana, rossetto vivace e guance macchiate di rosa vestite con abiti provocanti, entrano e si avvicinano allo specchio posto accanto al mio e iniziano a guardarsi lamentandosi.
"Sono troppo bassa" dice la ragazza con i leggings di pelle ammirandosi altezzosamente, facendo dondolare la sua coda bionda alta.
"Sta zitta Clary, sei perfetta così" dice l'altra ragazza con la gonna, arricciandosi un boccolo nero fra le dita dipinte da un rosso Ferrari.
"Ha ragione Sofy, sei perfetta" dice guardandola per poi fare un sorriso storto "anch'io penso di avere mille difetti ma quando mi trovo certi sgorbi accanto poi svaniscono tutti" dice la ragazza mora con la frangetta ed i pantaloncini, intenta a sistemarsi i capelli, indicandomi alle amiche col suo sguardo malefico.
"Meglio essere sgorbi, che una bambola che a momenti viene scambiata per Annabelle" dico con un sorrisino "Ah e per la cronaca non è un complimento" concludo uscendo da quel postaccio che stava diventando stretto, lasciando quella vipera a fumare di rabbia.
Non mi sono mai fatta sovrastare da altre persone e di certo non mollerò proprio ora.
Ormai ho saltato l'ora di filosofia, quindi mi dirigo verso la mensa.
La parte che amo e odio di più.
Odio perché ormai in questa società ci sono sempre più distinzioni, dai nerd che vengono sempre tormentati dai gorilla dei giocatori di basket.
Le popolari che guardano tutti dal basso verso l'alto, aspettando un singolo errore per prenderci in giro, e non mancano di certo i fumatori che a parer mio sono i migliori.
Mi dirigo verso il bancone da cucina con vassoio per prendere da mangiare, noto che c'è di tutto e di più, guardo con gli occhi a cuoricino la pizza e ne prendo due fette con accanto un tiramisù.
Preso tutto mi guardo intorno cercando un posto libero, quando noto una mano richiamarmi.
Eve si sbraccia richiamando la mia attenzione, mi dirigo verso di lei lasciandomi cadere sulla sedia.
"Wow sembri proprio felice" mi prende in giro.
"Sprizzo gioia" dico ironica "oggi è stata una giornata estenuante" riprendo spiegandole il motivo.
"Quella troia" dice ringhiando Eve a fine racconto "la bambola Annabelle si chiama Morgana ed è il capitano delle cheerleader nonché la più popolare della scuola, invece, le altre due ragazze si chiamano Sofy e Clary e la seguono ovunque, non so più se sono sue amiche o i suoi cani".
"Non ti preoccupare, l'ho sistemata per bene" le dico facendole l'occhiolino.
"Mi complimento per la trovata di Annabelle" ridacchia Eve.
"Sono un amante dei film horror" dico divertita.
Riprendiamo a mangiare parlando del più e del meno, scoprendo che lei è la sorella del ragazzo corvino che ha chiamato Jace quella volta in mensa.
"Siete così diversi" dico scioccata non riuscendo a crederci.
"Beh diciamo che non è proprio mio fratello, più fratellastro, ma Luis non vuole farlo sapere in giro" dice nascondendo la faccia delusa "non lo sa nessuno, se non i suoi due amici e adesso tu" mi guarda con un sorriso dolce.
Mi riprendo dallo shock ricambiando lo sguardo.
"Grazie, sei la prima persona che si fida di me" inizio il discorso "non ho mai avuto amiche prima d'ora, per vari motivi. Cambiavo sempre scuola per colpa del mio patrigno e gli altri ritenendomi strana, non si avvicinavano" dico pensando a quei periodi brutti.
"Da quando sei così dolce?" Dice Eve ridendo facendomi così distrarre dai pensieri.
"Stronza" le tiro un pugno sul braccio scoppiando a ridere.
"Ci sarò per te Isy" dice Eve riprendendosi dalla risata.
"Anche io per te" le dico sincera.
Sento pian piano il mio cuore riempirsi, sapendo che qualcuno mi vuole bene e che mi accetta.
Finito di mangiare ci alziamo e visto che abbiamo entrambi un'ora di buca, ci rechiamo verso il cortile della scuola sedendoci sull'erba, parliamo dei nostri interessi scoprendo che Eve ha la mia stessa passione: disegnare.
Disegnare per me è sempre stato un punto di ritrovo per non crollare, quando il peso dei miei pensieri era troppo ingestibile disegnavo, lasciando tutta l'oscurità scorrere in un pezzo di carta, impregnando un'immacolato foglio bianco delle mie stesse tenebre.
Quando è ora di tornare a casa, ci scambiamo i numeri di telefono, ci salutiamo dicendo che ci rivedremo domani.
Non ho mai amato stare a casa ho sempre preferito girovagare sola pur di provare a mettere a tacere quel caos che ho in mente.
Fumando seduta su dei scalini di casa, col cappuccio sul capo, ferma ad osservare la città muoversi velocemente.
Le giornate stanno passando molto rapidamente, stare fuori casa più tempo mi sta aiutando molto ma quando rientro il mio problema è sempre lì, le solite scenate, la solita stanza e la medesima storia di sempre.
Ho imparato a rifugiarmi nelle cuffiette, nei disegni e nei tatuaggi incisi nella mia pelle che sembrano dettare la mia storia.
Ho lo stomaco perennemente chiuso, il più delle volte salto la cena.
Entrò dentro casa salendo in camera mia, mi spoglio per poi infilarmi il pigiama, lego i capelli e mi lascio coccolare dalle carezze di Morfeo che mi allontanano dall'ansia rinchiusa nella mia stanza.
La stessa cameretta in qui sognavo di essere una principessa, la stessa che rappresenta il mio terrore.

𝗟𝗮 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮Onde as histórias ganham vida. Descobre agora