𝟣. Staying alone

157 6 0
                                    

*Che il viaggio abbia inizio...*

È difficile vivere la vita se ti senti continuamente vuoto.
Hai scalato vette, tentato di raggiungere la luna, tentato di sciogliere una lastra di ghiaccio, hai attraversato a piedi nudi il deserto con una voragine nel petto che non si colmerà mai.
E per le cime intendo gli ostacoli, per la luna intendo le persone, per il ghiaccio il cuore e per il deserto la mia anima che non saprò mai conoscere abbastanza.
Ho sempre cercato di raggiungere la perfezione, ma non ci sono mai riuscita, lo so è triste sentire dire queste cose da una ragazza in piena età adolescenziale.
Dovrebbe essere tutto facile in questo periodo, le amicizie, gli amori.
Ma nella mia vita nulla è facile.
Molte volte anche la rosa più bella, più vivida, più
giovane, può essere marcia dentro.

La sveglia come al solito suona alle 6 in punto di venerdì.
Amo il tepore di quest'ora in cui la gravità
sembri cessare, in cui la vita sembri fermarsi.
Mi siedo dinanzi alla finestra, mi sposto i lunghi capelli ricci da un lato e abbraccio le mie
ginocchia, guardando il riflesso delle macchie di inchiostro che incidono la mia pelle soffermandosi su uno in particolare, sul mio nome scritto con accanto una rosa appassita "Isabelle🥀".
La finestra lascia entrare la brezza fredda mattutina, che forma dei brividi che percorrono il sentiero solcato della colonna vertebrale sulla mia schiena.
Apro il primo cassetto del comodino e prendo dal pacchetto una sigaretta che vizierà le mie labbra, ormai prive di vita, desiderose di assaporare l'unica cosa che mi farà affrontare questa giornata.
Dopo aver finito di fumare cammino verso l'armadio per prendere i vestiti, scelti a caso, e dirigermi verso il bagno.
Dopo aver finito passo accanto allo specchio col cappuccio sollevato evitando di riflettermi in quello specchio, che mette in risalto i miei difetti nonostante non ne capisca un cazzo.
Afferro lo zaino di pelle, posandolo sulle spalle, ed esco di casa sbattendo la porta.
Fa freddo, sento le labbra bruciare in mezzo all'aridità di quella pelle che si arrossa sempre più, mi incammino per raggiungere quel college che di bello non ha nulla.
Ad accoglierti delle tristi e fredde mura grigie e mentre cammino rifletto sulla mia vita e su quanto sia bello stare soli, ma quanto sia orribile sentircisi.

All'entrata ci sono  una miriade di ragazzi di ogni tipo. Dal gruppo degli emo, che se ne sta in disparte vicino ad un albero, con le cuffiette a 200 mentre si deprimono ascoltando musica deprimente.
Alle snob con la borsa Prada che attraversano il cortile, manco fosse un red carpet, ammiccando tutti le quali sembrano avercela solo loro.
Agli sportivi, che mostrano fieri i loro muscoli, insieme alle cheerleader e il gruppo di bad boys seduti sul muretto che si passano una canna fra di loro.
E poi ci sono io con dei leggings neri semplci, un felpone over-size grigio e le Nike bianche, dei ricci rossi svolazzanti che ricadono sul naso e sugli occhi contornati da delle occhiaie solcate.
Altro anno, altra scuola di merda, come tutte le altre che ho cambiato per colpa del mio patrigno e della reputazione della mia famiglia.
Mi incammino verso l'entrata, alzandomi il cappuccio per nascondermi da tutti questi occhi indiscreti che mi scrutano.
Il primo giorno di merda, uno di una lunga serie, ma dato che il buon giorno si vede dal mattino una ragazza mi viene addosso inondandomi del caffè bollente che aveva in mano.
"Cazzo" impreco dal calore della bevanda che si espande per il corpo.
"Scusami, davvero non volevo. Come posso rimediare?" dice la bionda davanti a me.
"Ormai il danno è fatto" la guardo arrabbiata ma vedo, dal suo sguardo, che è veramente dispiaciuta quindi  cerco di alleggerire il momento " se proprio vuoi, puoi prendermi un caffe per scusarti" dico sbuffando una risata.
"Certo. Ah comunque sono Evelyn Johnson" mentre mi fa cenno di seguirla.
"Isabelle Jones" rispondo.
Ci addentriamo nella giungla di ragazzi presenti nella mensa e ci sediamo nel primo tavolo presente, gettandoci sopra i nostri zaini al volo.
Mentre aspetto che Evelyn mi porti il caffè, qualcuno dietro di me, si schiarisce la voce.
Mi giro, trovandomi dinanzi due occhi verdi che mi scrutano con attenzione.
"E tu chi cazzo sei? Alzati Merida" sputa acido guardando i miei capelli.
Lo guardo con un sopracciglio alzato per poi ridergli in faccia.
"Non mi sembra ci sia alcun nome qua" dico indicando il tavolo.
Ma proprio mentre sta per ribattere si avvicina Evelyn.
"Ehi, ho preso il caff.." guizza uno sguardo fra me ed il moro tatuato "che succede?" dice guardando il ragazzo con un' espressione fredda.
"Niente di importante, uno qualunque che si crede così tanto potente da pretendere il tavolo" ridacchio girandomi.
"Ti ho detto di alzarti" ripete scadendo lentamente.
"Chi saresti per darmi ordini?" rispondo alzandomi ed incrociando le braccia.
Ma proprio in quel momento un urlo giunge alle nostre orecchie seguito da un gruppo di voci.
"Jace, ti sto chiamano da ore, dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato" urla il ragazzo dai capelli corvini tutto pompato che lo raggiunge correndo.
"Questa volta ti è andata bene ricciolina" ringhia avvicinandosi al mio orecchio.
"Non ci sarà un altra volta" dico sedendomi per poi mostrare un mezzo sorrisino.
"Chi è quel tipo che si crede un bad boy da film adolescenziale?" dico irritata a Evelyn che intanto ride di me.
"Tu sei completamente fuori di testa Isy" ride porgendomi il caffè ormai ghiacciato.
"Isy?" la guardo stupita.
"Abituati, d'ora in poi sarà questo il tuo soprannome"- risponde lei tutta fiera.
Wow, non ho mai avuto un soprannome prima d'ora, nessuno aveva mai parlato con me se non per prendermi per il culo.
"Ok, può andar bene" le dico con un sorriso, riprendendomi dai miei pensieri.
"Che lezione hai alla prima ora?" domanda la bionda.
"Matematica" dico sbuffando.
"Anche io" esulta lei.
"Forse é ora di alzarci ed entrare in aula" dico.
Proprio in quell'istante suona la campanella e così ci alziamo correndo verso le aule ormai chiuse.
Fare ritardo il primo giorno di scuola non è il massimo.
Evelyn per fortuna conosce la strada, ma come mio solito sono già stanca quindi lei è costretta a trascinarmi per tutto l'edificio.
Corriamo per la lezione di matematica ormai iniziata da 15 minuti.
Arrivati davanti la porta della classe faccio un passo avanti e busso.
"Avanti" dall'altra parte della porta una voce rigida ci invita ad entrare.
Evelyn corre al suo posto scusandosi col professore, invece io rimango immobile davanti alla porta, già esausta.
"Tu saresti?" dice il professore guardandomi severo.
"Isabelle Jones, sono la nuova studentessa" dico guardandolo dritto negli occhi, una cosa che ho sempre fatto per far intendere alla gente che sono sicura di me e che mai nessuno riuscirebbe a mettermi i piedi in testa.
"Ah si ricordo, bel modo di fare impressione. Entri e si sieda dove vuole" dice con una mezza smorfia da stronzo.
Mi guardo intorno e noto che ci sono solo due posti liberi, uno di fianco ad un ragazzo davvero carino dai capelli biondi, quasi bianchi, occhi grigi e dei lineamenti dolci. L'altro invece è vicino al ragazzo della mensa, aspetta com'è che si chiamava? James? Jughed? Ah si Jace.
Mi guarda ricambiando la mia faccia schifata con un occhiolino.
Prendo posto velocemente vicino al ragazzo biondo platino che non mi fila neanche un'occhiata ed il professore vedendomi finalmente seduta riprende la lezione.
Guardo la lavagna tentando di capirci qualcosa e mi ritrovo a perdermi in quell'infinità di numeri.
Ad un tratto sento picchiettarmi la spalla, in modo irritante, mi volto lentamente pronta a sbraitare contro il ragazzo affianco a me ma purtroppo é quel coglione di Jace che continua ad infastidirmi lanciandomi quelle cazzo di palline di carta, col suo ghigno da idiota stampato sul volto.
"Vaffanculo" sussurro mandandogli un bacio col dito medio.
"Signorina Jones! Le sembra educato il gesto che ha appena mostrato? Non mi faccia più interrompere la lezione o saranno guai per lei oggi." sbraita il professore ormai pieno.
"Fottiti anche tu" sussurro abbassando lo sguardo verso il quaderno ancora bianco dato la mia negligenza verso la matematica.
Passa l'ora più noiosa di sempre, prendo lo zaino e aspetto Evelyn fuori dall'aula, nel mentre leggo l'orario per la prossima lezione.
"Ei Isy che hai ora?" Mi chiede Evelyn attendendo una risposta.
"Filosofia" dico contenta.
Ho sempre amato quella materia, disperdermi in quelle citazioni in cui tanto mi rivedo, in quegli amori platonici che tanto vorrei vivere.
"Fisica" dice Eve lamentandosi "un'ora di fisica dopo matematica è uno sterminio" continua sbuffando.
La saluto ridacchiando dicendole che ci rivedremo a mensa e augurandole buona fortuna.
Intanto mi incammino verso filosofia, l'ultima aula posta nell'ala ovest, secondo le indicazioni.
Nel mentre penso a come la mia vita stia finalmente prendendo una svolta positiva, non avrei mai pensato di poter avere una persona che si rivolge gentilmente con me e non per prendermi per il culo, spero che questo rapporto con Eve si sviluppi in qualcosa di più profondo.
Finalmente più avanti nel corridoio vedo una visione divina: il distributore di merendine.
Subito mi fiondo a destinazione inserendo la moneta. Il distributore si aziona, la sbarra inizia a sollevarsi ma ovviamente con la mia sfortuna che mi perseguita da sempre, si blocca e il mio amato pacco di m&m's rimane incastrato.
"Porca puttana" dico tirando calci al distributore.
"Ei piccola furia, calma" dice un ragazzo ridacchiando.
È il biondino che stava seduto come me alla lezione di matematica, si avvicina e con un colpo secco di mano fa cadere il pacchetto.
"Grazie ma riuscivo anche da sola" dico guardandolo dal basso data la sua altezza.
"Non c'è niente di che furia" risponde ridendo.
Sentiamo in lontananza una voce, che per sfortuna mi sembra di conoscere, che richiama il ragazzo di fianco a me.
È Jace, che vedendomi, si affretta ad arrivare dicendo al biondino "Thomas da quando sei sceso così in basso da fartela con le verginelle" gli chiede guardandomi con fare altezzoso.
"Cosa ti rode? Che non ti stia strisciando intorno come le altre gatte morte" dico ridendo di lui.
È una frazione di secondo che mi ritrovo con la schiena premuta contro il distributore.
"Ti hanno mai detto di non giocare con il fuoco Merida" mi soffia minaccioso ad un centimetro dal mio viso.
"Non ho paura" rispondo prontamente assottigliando gli occhi.
"Dovresti averne" dice respirando pesantemente nel mio orecchio "sono fuoco puro che non aspetta altro di bruciare tutto ciò che di puro ti resta. Quindi attenzione piccola, potrei iniziare anche adesso" sibila malizioso facendomi scontrare nuovamente con il vetro gelido dietro di me.
"Tutto ciò che di puro ti resta" quelle parole rimbombano in testa in loop ricordandomi il passato.

*Flashback*
"Lei no!! Ti prego" dice mamma piangendo mentre cerca di tirarmi via dalle grinfie del mio patrigno.
"Zitta lurida puttana" sibila Michael tirandole uno schiaffo talmente forte da farla cadere a terra.
"Mamma" dico in un filo di voce.
"Vieni piccola rosa adesso facciamo un bel gioco" dice portandomi al piano di sopra mentre mi conforta accarezzandomi i capelli.
*Fine flashback*

"Muoviti Tom, non abbiamo tempo, ci sono problemi" dice Jace indicando con un cenno la tasca e subito dopo andandosene senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Thomas mi fa un cenno di scuse e segue Jace a ruota che sta parlando col ragazzo della mensa.
Cos'avranno da finire?

*Spazio autore
Ciao a tutti👋🏼
Siamo due cugine con la stessa passione: scrivere.
Vogliamo trasmettere alle persone il punto di vista di ogni personaggio portando così a riconoscere se stessi.
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima.
Da Mars & Jupiter 🖤🥀

𝗟𝗮 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮Where stories live. Discover now