6. Unsalvatable

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Non dovevo accettare quel passaggio, lo sapevo, la pace sarebbe durata poco.
Ci troviamo davanti casa mia a litigare per la milionesima volta a causa del punto di vista riguardo a quello che è successo con quel Mike.
Lui insiste nel volermi aiutare introducendo che da sola non ce l'avrei mai fatta, invece io ribatto dicendo che so cavarmela da sola e che l'ho dovuto fare per tutta la vita.
"Sei solo una mocciosa" mi dice Jace guardandomi infuriato.
"Sei tu che ti credi l'eroe della situazione" ribatto incrociando le braccia al petto.
"Ma smettila, ti comporti come una bambina" dice voltando gli occhi al cielo rivolti al lato sinistro della strada. Riprende sospirando esausto "senti lo so che non ti fidi di me, ma.."
"Esatto non mi fido di te. Perché dovrei? Da quanto sono qui non fai altro che provocarmi e farmi passare l'inferno senza che io ne sappia il motivo" lo interrompo alterata.
Mi guarda "Sei tu. Sei solamente tu. Mi affronti, non abbassi mai la testa, non ti fai mai sottomettere, sei una cazzo di goccia sei letteralmente ovunque.Vedo come ti comporti con Eve, la stai veramente aiutando, so cosa ha passato, non a caso il fratello è uno dei miei migliori amici" si ferma per guardarmi più intensamente per poi riprendere "non so perché ma quando ti sto vicino, mi sento come se fossi una minaccia per te e ho paura io ti possa macchiare con il mio essere. Anche se mi costa dirlo, sei una persona troppo buona per vivere tutto questo, quindi perfavore lasciati aiutare".
Lo guardo con gli occhi sbarrati limitandomi a espirare smuovendo alcuni ricciolini.

Nessuno mi ha mai detto queste parole.
"mi sento come se fossi una minaccia per te e ho paura ti possa macchiare con il mio essere"
Jace non sa che sono già macchiata, che non c'è più nulla da salvare, non sa che è lui che dovrebbe mantenere le distanze, non sa che con un solo mio tocco io posso rovinare la cosa più bella che ci sia al mondo.
Sono marcia e nessuno mi può più aiutare, sono insalvabile ormai è troppo tardi.
Lo guardo cercando nei suoi occhi una traccia d'obbligo, non voglio che mi debba aiutare solo perché si sente in colpa ma invece no, trovo nei suoi occhi verdi e tormentati la determinazione nell' aiutarmi,
"Va bene" rispondo cercando di mascherare le mie emozioni.

Esco dall'auto con il suo sguardo addosso, non so come salutarlo, se dirgli un grazie o un arrivederci.
"Non puoi macchiarmi. Io sono rotta " dico in un flebile sussurro quasi impercettibile mentre chiudo la portiera
"Buonanotte Jace" do un'ultima occhiata al finestrino abbassato per poi girarmi e andare verso il portico di casa.
"Buonanotte Merida" sento questa frase prima di udire le gomme della sua macchina stridere sull'asfalto e partire.
Non mi volto, percorro il piccolo sentiero che mi porta dinanzi alla porta di casa e inserisco la chiave girando poi la serratura.
Spalanco la porta e premo l'interruttore alla mia destra facendo espandere la luce in quelle stanze mangiate vive dall'oscurità rischiarate soltanto dalle luci della vecchia tv, che riflette l'immagine di mia madre addormenta sulla poltrona in un groviglio di coperte.
Riordino come sempre la casa e mi dirigo subito a letto.
Non riesco a dormire perciò scrollo il feed di Instagram senza sosta, fissando la rotellina del caricamento girare attendendo.
La fastidiosa suoneria tipica dell'iPhone mi fa sobbalzare dal letto.
Una notifica.
SCONOSCIUTO
Che cazzo vogliono all'1.00 am.
Rispondo.
*E ora di dormire piccola Isabelle*
*Chi cazzo sei?*
"Sta scrivendo...."

"Perché cazzo non risponde" sbraito contro il telefono premendo rumorosamente lo schermo.
Chi può essere?
Il cuore prende a battere come dei cavalli presi dalla corsa, il respiro mi manca e delle goccioline ghiacciate pendono dalla mia fronte.
Mi alzo spalanco la finestra prendendo una boccata rumorosa d'aria, come se delle mani mi stringessero forte la gola strozzandomi.
Pian piano mi calmo godendomi di quel paesaggio stellato dinanzi a me, ricordandomi due occhi verdi luminosi tanto quelle stelle ma profondi e vuoti quanto l'intera galassia, capaci di farti innamorare e poi inghiottirti nello stesso oblio.
Qual era la macchia che si estendeva sul suo cuore? Cos'era l'oblio che lo sgretolava dentro?
Un brivido mi trapassa le ossa, dovuto ad una folata gelida improvvisa.
Chiudo le porte rivolgendo un'ultimo sguardo alla volta stellata che aveva ispirato e continuava a farlo, artisti e poeti, mi dirigo verso il letto, guardando per l'ultima volta il tele.
Nessuna notifica.
Mi aggroviglio nel lenzuolo cadendo in un sonno profondo, turbolento pieno di mostri.

𝗟𝗮 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮Where stories live. Discover now