CAPITOLO 2

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Stiles si destò assonnato, con una sensazione di pesantezza alla testa. La notte precedente era stata tormentata da incubi popolati da creature bizzarre e informi che si aggiravano in stanze vuote. Cercò invano una spiegazione plausibile alle visioni del giorno precedente, ma ora gli sembrava impossibile trovarne una. Decise di non soffermarsi oltre su quel pensiero e si alzò, indossò i suoi abiti e lasciò la sua camera per recarsi a lezione.
Una volta arrivato al college insieme al suo amico, Stiles e Isaac si diressero all'aula in cui si sarebbe tenuta la lezione di letteratura. Erano entrambi impegnati in un corso che avrebbe dovuto aiutarli a superare le ultime fasi prima della laurea, ma quello era forse il meno interessante di tutti. Stiles si era iscritto solo per i crediti extra, ma man mano che il corso procedeva si chiedeva sempre più che cosa diavolo ci facesse lì.
L'insegnante, Peter Hale, stava per concludere. Quella volta avevano affrontato un nuovo argomento riguardante i testi musicali.
«Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.» Gli occhi dell'uomo di mezza età si alzarono verso la sua classe, i volti dei ragazzi erano visibilmente annoiati. «Bene. Sapete spiegarmi questo aforisma sulla morte, presente in una delle canzoni di Joan Baez?»
Stiles scrollò il capo, quasi in imbarazzo per l'uomo.
Tra i trenta studenti presenti, solo una manciata dimostrava di prestare veramente attenzione alle sue parole. Il ragazzo, nascosto sotto la scrivania, teneva tra le mani un piccolo tablet su cui si cimentava nella sua più grande passione: la tecnologia. Da giorni si sforzava di creare una nuova applicazione, con l'intento di presentarla all'esame finale che si sarebbe tenuto fra una decina di mesi. Il progetto era ormai quasi ultimato, ma un qualcosa sembrava sempre andare storto nel momento della conclusione del programma.
«Ti senti un po' meglio dopo ieri?» chiese Isaac.
Stiles alzò lo sguardo «Più o meno. Non so che mi è capitato. Mi sono sentito così... vuoto e stanco. È stato... strano.»
Ancora non era preparato ad affrontare la questione riguardo a quell'insolita visione e alle voci che lo avevano tormentato. Forse era stato solo un caso isolato. Tuttavia, non poteva ignorare il timore di essere giudicato come un pazzo appena uscito da qualche istituto psichiatrico.
Non era certo un bene udire voci che non esistevano nella realtà.
Vide, con la coda dell'occhio, Isaac guardare con curiosità cosa stesse combinando. «Ancora con quella dannata app, Stiles? Non puoi portare altro per la tua tesina?» domandò a voce bassa.
«Ormai dovresti conoscermi, Isaac. Ricominciare tutto daccapo il progetto a cui sto lavorando da un mese sarebbe per me un suicidio. È una sfida che voglio portare fino alla fine» rispose Stiles mentre con le dita si sfregava il mento ruvido.
«Questo è quello che apprezzo molto di te amico: non ti arrendi mai» concluse Isaac.
Stiles spostò un istante lo sguardo sull'amico e gli fece un sorriso ma, mentre digitava sugli ultimi aggiornamenti, di colpo, il tablet si spense. «Ma porca...» la sua imprecazione uscì a voce fin troppo alta.
Metà degli studenti si girarono verso di lui. Aveva anche attirato l'attenzione del professor Hale che, con fare discreto, si schiarì la voce.
«Cavolo» disse a voce bassa Isaac tentando di nascondersi portandosi il libro di letteratura davanti alla faccia.
«Signor Stilinski, mi piacerebbe molto sentire un alunno brillante come lei» l'ironia nella voce del professore era più che palese. Stiles, con fare impacciato, mise il tablet nello zaino nero ricoperto di toppe e spille delle sue serie e film preferiti. Chiuse la zip e tornò a guardare il professore.
«Su...» si schiarì la voce. «Su che tipo di argomento?» domandò.
«Sul programma dei testi di musica. Vorrei sapere di più sull'aforisma appena citato, quali sono state le sensazioni che ha provato mentre leggevo il testo?»
«Ehm... veramente io... non saprei.»
Il silenzio nella stanza era tanto imbarazzante che Stiles avrebbe voluto scavarsi una fossa o venire risucchiato all'interno della sedia pur di sparire. Rimase zitto a fissare il professore. Non si sarebbe mai aspettato una reazione simile da parte di Peter Hale, in genere lui spiegava con indulgenza verso i suoi alunni.
L'uomo alzò gli occhi al cielo e sorrise. «Le chiedo perdono, signor Stilinski. Ma, ragazzi, so bene che la maggior parte di voi è qui solo per i crediti extra. Altri, invece, vorrebbero seguire la lezione senza essere disturbati, quindi vi posso solo consigliare che sarebbe meglio farlo fuori da questa classe»
Stiles era preso da una furia così intensa che sentì il sangue ribollire nelle sue vene.
«Stiles» bisbigliò Isaac accanto a lui, aveva un tono interrogativo. «Si sta illuminando qualcosa sotto la tua maglietta.»
«Cosa?» rispose distrattamente Stiles. volgendo rapidamente lo sguardo verso il suo petto. Un pallido bagliore azzurro proveniva da sotto la maglia. Con un gesto rapido, Stiles lo coprì con la mano, cercando di nasconderlo. Si chiese quale fosse la ragione di quella strana reazione. Era la prima volta in nove anni che il quarzo brillava così intensamente.
«Per oggi abbiamo finito, ci vediamo la prossima settimana.» annunciò il professore, distogliendo l'attenzione di Stiles e facendo smettere il ciondolo di risplendere.
Hale gli rivolse uno sguardo fulmineo, quindi controllò l'orologio che indossava al polso. Da dietro gli spessi occhiali, si notò un leggero sollevamento delle sopracciglia. Gli studenti si alzarono, il rumore delle sedie e lo spostamento dei ragazzi echeggiò all'interno dell'aula.
«Avrei bisogno di parlare con lei signorino Stilinski» disse l'uomo non appena Stiles fu vicino alla cattedra dell'insegnante.
Stiles lo guardò smarrito. «I-io?» balbettò.
«Non penso che lei abbia altre lezioni.»
«Giusto» rispose Stiles con tono deluso. Fece poi cenno all'amico di proseguire pure senza di lui. Isaac esitò un secondo, però, vedendo l'espressione del professore, decise di andarsene.
«Signorino Stilinski» cominciò a dire Hale con tono severo. Gli occhi del professore si alzarono poi su Stiles. «Mi spiega cos'è appena avvenuto?»
«Cosa intende professore?» domandò Stiles.
«Stiamo passando anni funesti» rispose Hale. «Veda di tenere a bada le sue emozioni. Noto con mio grave disappunto, che il ciondolo sta reagendo al suo animo.»
Stiles osservò l'uomo. Nei suoi abiti puliti e stirati con quella posa impettita, Il professore sembrava essere uscito da un'altra epoca. In oltre non sopportava la sua parlantina, così distinta e innaturale.
«Infatti, perché ha cominciato a illuminarsi? Non dovrebbe essere tipo invisibile?» chiese Stiles con tono irritato.
«Penso che stia reagendo a quel modo perché lei sta per raggiungere la maturità.» disse Hale. «Se rammenta bene, la Loggia ci aveva messo in guardia sullo scadere del tempo del loro incanto.»
«Merda» esclamò Stiles. «Che cosa facciamo ora?»
Il professore fece un sorriso, le sue rughe di espressione si marcarono soprattutto sugli zigomi. «Non si preoccupi, signorino Stilinski. Lei ha svolto bene il suo compito. Ma ora di questo me ne occuperò io. Mi dia qualche giorno a avvertiremo la Loggia per la cerimonia.»
Con cortese consenso, il professore accordò al giovane il permesso di andare. Stiles, a sua volta, rispose al suo saluto, incamminandosi verso i corridoi del college per raggiungere l'amico che lo attendeva fuori. In quel momento, i suoi pensieri si addentrarono nei ricordi più profondi di quel fatidico giorno in cui aveva volontariamente accettato di indossare il quarzo, assumendosi la responsabilità di proteggerlo. In quel ricordo gli tornò alla mente sua madre. Durante la cerimonia del Transito, un momento solenne in cui il ciondolo passa da una persona scelta all'altra, lo aveva guardato con gli occhi velati di lacrime, ma con un volto fiero, mentre gli adagiava il pendaglio al collo, pronunciando le parole che le erano state suggerite da uno dei due stregoni. Adesso, Stiles si sentì privo di scopo, poiché il suo incarico era giunto al termine e il ciondolo si ritrovava vulnerabile. Dovevano trovare un nuovo custode senza perdere ulteriore tempo.

Ascesa dell'Erede | STEREK (vol. I) Where stories live. Discover now