Capitolo 38

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Di fronte all'esercito di Mordor noi siamo praticamente nulla, e per la prima volta sento che l'armatura è troppo pesante, il peso della battaglia incombe sulle mie spalle e incomincio a sentire paura

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Di fronte all'esercito di Mordor noi siamo praticamente nulla, e per la prima volta sento che l'armatura è troppo pesante, il peso della battaglia incombe sulle mie spalle e incomincio a sentire paura. Gli orchi ci accerchiano senza permetterci alcuna via d'uscita mentre sento da lontano Aragorn dare animo ai suoi soldati. Mio padre mi guarda dritto negli occhi, quasi pentito di avermi seguita in battaglia "Per più che questa battaglia sia anche nostra, sarebbe stato più saggio rimanere nei confini di Deletria" Mi dice con un'espressione cupa in volto "Avrebbe solo ritardato la nostra morte, e in quel momento non avremmo potuto fare altro che accettarla a braccia aperte, privi di forze per combattere." 

Mantengo la testa alta dopo aver detto queste parole e guardo di fronte a me il nemico, se dovrà essere oggi il giorno della mia morte mi porterò nella tomba metà di questo esercito. Ormai gli spigoli dell'armatura mi stanno facendo male, con la mano destra incomincio a disfare i lacci che la tengono attaccata al mio corpo liberandomi da questo peso. Finalmente riesco a respirare mentre lo sguardo di disapprovazione di mio padre incombe su di me. Abbandoniamo i cavalli e ogni essere attorno a me si lancia contro il nemico di corsa mentre io rimango pietrificata. 

Non sento rumori attorno a me, è come se il tempo si fosse dilatato. Vedo Gimli difendersi con fierezza con l'aiuto della sua ascia, e Legolas usare sia le frecce che le spade, vedo mio padre combattere con eleganza e forza mentre cerca a tutti i costi di difendere mia madre, che  non ne ha bisogno ma è così che funziona il loro amore, è il continuo proteggere l'altro da qualunque cosa non importa quanto possa essere difficile o inutile. Sento lontano lo strillo sordo dei Nazgul che combattono le aquile appena arrivate, mandate da Galadriel. 

Di fronte a me quattro orchi di dimensioni esagerate vengono nella mia direzione, con un semplice movimento della mano vengono polverizzati all'istante dalla corrente di fuoco uscita da questa. La rabbia e la stanchezza hanno rafforzato il mio potere incredibilmente e sono pronta a scoprire quale sia il mio limite. Ormai la mia armatura è sparita dalla mia vista, quindi i miei movimenti sono molto più comodi. Faccio un respiro profondo e con tutta la forza che c'è dentro di me e riesco a creare un vortice infuocato, così grande e potente da liberare completamente la parte est della battaglia, lasciando solo a terra gli infiniti granuli di cenere.

Mi manca il fiato a cause dell'immenso sforzo, non avrei mai detto che la magia stancasse a tal punto che non riesco nemmeno a tenermi in piedi. Inginocchiata a terra mi guardo intorno cercando di rialzarmi. I capelli in mezzo alla faccia rendono difficile qualsiasi cosa e a malapena riesco a respirare senza tossire mentre sento le gocce calde di sudore rigarmi il viso. Guardo le mie braccia ancora coperte dai guanti che non bastano più a coprire il nero. La vicinanza alla maggiore fonte di magia oscura non fa altro che consumare le mie energie, ma me ne rendo conto nel momento più sbagliato. 

Sento una presenza alle mia spalle ma non ho la forza per girarmi o proteggermi, cerco in tutti i modi di creare uno scudo ma la forza di Sauron mi sta consumando. Di fronte a me il viso impanicato di mio padre mi conferma che sto per essere uccisa da un orco senza avere nemmeno la possibilità di difendermi, e lui è troppo lontano per riuscire a fare qualcosa in tempo. Tolgo i guanti e appoggio le mani per terra, cercando di darmi stabilità preparandomi al colpo decisivo, quando sento al mio fianco il rumore di un corpo morto schiantarsi a terra.

Il tempo sembra essersi fermato di nuovo per un secondo, completamente, e sento un'onda trapassare il mio corpo lasciandosi dietro una sensazione di pace disarmante. Un paio di mani mi afferrano la cintura tirandomi su con facilità. "Abbiamo vinto" Mi sussurra Legolas senza lasciare la presa. Mi guardo attorno e vedo che gli orchi si stanno ritirando, scappano in ogni direzione e il suono acuto di Sauron assordisce chiunque si trovi vicino alla torre. In pochi minuti questa inizia a frammentarsi e a collassare su se stessa diventando solo un ricordo nelle rovine. 

Sauron non esiste più e il mio sguardo cade subito sulle mie mani dalle quali sembra star uscendo velocemente la parte contaminata, ritornando al colore candido della mia carnagione. "Ce l'ha fatta, Frodo ce l'ha fatta" Nel tentativo di parlare le parole escono in un sussurro dalla mia bocca. Il forte schianto dall'eruzione del vulcano completa il paesaggio e sento una fitta di dolore nel petto. Le lacrime mi appannano la vista mentre mi rigano il volto una dietro l'altra. Mi giro e vedo Legolas che guarda l'esplosione con rassegnazione. Avvolgo le mie braccia attorno al suo collo mentre mi stringe a se. 

"E' finita" Mi sussurra all'orecchio mentre non riesco a fare altro che piangere. Arrivato così lontano, è riuscito a fare il suo dovere, ma non è riuscito a tornare a casa ne a sentirsi essere acclamato eroe, ne ad ascoltare le canzoni che faranno in suo onore, ne a rivedere i suoi amici. 

Gandalf compare da non so dove e posa una mano sulla mia schiena. "E' vivo" mi volto verso di lui che guarda il vulcano incredulo, mentre un sorriso gli compare sul volto. Lentamente riprendo forza e riesco a stare in piedi. Abbraccio lo stregone mentre mi dice che andrà a perderlo con le aquile. Lo vedo salire sul dorso dell'enorme animale e spiccare i volo verso Frodo e Sam, incredibile la fortuna di quei piccoli hobbit. All'improvviso mi giro e mi ritrovo di fronte una scena assolutamente inattesa. 

Mio padre è a un metro da Legolas e regge la sua spada in alto verso di lui, appena sotto la testa, puntando al collo. Pe qualche secondo rimango incredula cercando di assicurarmi che non sia frutto della mia immaginazione.  "Si può sapere cosa fai?!" Chiedo a mio padre innervosita. "Non sapevo che avessi trovato più di amicizia nella tua avventura. Questo spiega la tua urgenza a tornare" Non riesco a credere alle sue parole, dette senza nemmeno degnarmi di uno sguardo, e ormai la rabbia che scorre nelle mie vene e troppa.

"Se non abbassi quella spada adesso diventerà polvere" Lo sguardo di mio padre si posa su di me adornato dallo stesso ghigno da sfida che non sopporto "Mi hai appena minacciato?" Chiede retoricamente mentre cerca di darmi una opportunità di rimangiarmi quello che ho detto. "No, ti sto solo avvisando, giacché tieni tanto alla tua spada sarebbe un peccato perderla per una ragione tanto infantile" Sbuffa sonoramente e riporta gli occhi su Legolas avvicinandosi qualche passo "Ringrazia gli dei per i sentimenti di mia figlia, altrimenti saresti già a terra con la testa mozzata" 

Detto ciò se ne va a radunare il suo esercito per tornare a casa. "Ho capito finalmente da dove hai preso il carattere" Le parole di Legolas sembrano ignorare il fatto che stava per essere decapitato. "Io non sono così, o almeno non fino a quel punto" La mia affermazione lo fa ridere il che mi infastidisce notevolmente ma non è proprio il momento di continuare questa discussione. 

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Mancano letteralmente 2 minuti a mezzanotte ma almeno ho mantenuto la mia promessa.

 Eccovi il capitolo 38 pronto per voi, se vi è piaciuto lasciatemi una stellina di supporto e il prossimo capitolo sarà disponibile questa domenica, e se ho del tempo in più forse ne carico due!

Crystallized Heart||Legolas Greenleaf||Where stories live. Discover now