Chapter 105

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Avevo capito.
Tutto mi era più chiaro in quella mattina dopo essermi svegliata, avevo un piano.

Mi serviva soltanto due cose e sapevo benissimo a chi chiederle.

«Edgar!» urlai facendomi sentire e lui si voltó, mi avvicinai e lo presi da un braccio tirandolo in un angolo dove nessuno ci potesse sentire o essere sotto l'attenzione di occhi discreti.

«il tuo fidanzatino geloso lo sa che tiri un altro uomo?»

«smettila o ti giuro che vengo nel sonno e ti strappo le labbra con un Coltellino e l'attacco come stickers sulla porta di casa di Evelyn»

Dal sorriso divertito che aveva, si ricompose aggiustandosi la giacca che aveva indosso.
Da quando lo vidi per la prima volta era dimagrito molto.. Il suo viso era molto più scavato di quanto già non fosse dal principio.

«capisco perché piaci a suo figlio» sussurrò ma si accertó che io lo potessi sentire

«ho bisogno di un favore, so che sei l'unico a sapere dove si possono trovare dato che conosci questo posto meglio di me»

«cosa ti serve bambolina?»

Al nomignolo mi voltai di scatto chiudendo gli occhi in due fessure mentre scoppió a ridere.
Mi spinse il braccio con poca forza, non so se fosse il massimo o si era contenuto per non farmi male.

Ma in entrambi i casi, se non avessi avuto il bisogno di chiedere un favore a lui stesso l'avrei messo al tappeto con il naso che sgocciolava senza sosta.

«taniche.
Due taniche di benzina Andrano bene e dei fiammiferi o qualunque cosa possa far fuoco»

Il suo sguardo passó dal mio corpo che stava scaltramente ammirando al mio viso e non rispose.
Sventolai una mano davanti ai suoi occhi imbambolati e gli diedi un pizzicotto sul braccio per risvegliarlo dal suo stato di trance.

Ero rimasta interdetta dal suo comportamento

«Edgar, la prossima volta che mi guardi così sei fuori.»

«A cosa ti serve la benzina?»

«stanne fuori.»

«il tuo ragazzo lo sa?»
Lo spinsi al muro, mettendo una mano sul suo collo.

«in un multiverso speravo non fossi fidanzata»

«Edgar, ripeto.
Fammi avere  ciò che ti ho chiesto e stanne fuori.»

«ti farò questo favore»

Sorrisi vittoriosa, ma era ancora presto per trionfare.

«.. Però, verrò con te»

«scordatelo»

«vuoi la benzina o no? tesoro questi sono i patti.»

«va bene. Ci vediamo a mezzanotte e mezza vicino ai binari
Non tardare»

«Edgar giuro sulla tua banale vita che se lo dirai a qualcuno, ti faccio fuori»

«sta' tranquilla bambolina»

***
Mezzanotte e trentadue.
Il treno sarebbe stato qui a momenti.

Odiavo i ritardatari, Edgar e chi si metteva  i calzini con le scarpe aperte.

«bambolina!»

Il mio capo si voltó verso destra e vidi il ragazzo con una benda sul occhio nelle mani stringeva due taniche mentre correva verso la mia direzione.

«fra tre minuti passa il treno, dove eri finito?» mi alterai prendendo le taniche.

« non è facile trovare della benzina... cosa vuoi farci?se ti darai fuoco, non voglio essere presente del tuo suicidio»

«nessun suicidio, testa di cazzo»

«mi piacciono le ragazze aggressive»

Scossi il capo e mentre il rumore del treno si faceva sempre più vicino mi preparai al salto.

«sta arrivando il treno»

« lo sento Edgar, lo sento.»

«perché sei così irritante?»

«non eri previsto questa notte, dovevi proprio esserci?»

«e cosa avrei dovuto fare sennò? Dormire beato in sogni tranquilli? Preferisco di gran lunga vedere cosa farai con della benzina»

Lo ignorai senza degnarlo di una risposta e saltai aprendo il vagone per garantire ad Edgar di catapultarsi al suo interno.

«direzione?»domandò sedendosi in un degli angoli

Lo guardai, decisa di svuotare il sacco.

«pacifici»

La sua espressione si spense, ma non chiese nulla e lo ringraziai perché non mi sarei spinta oltre a dire altro.
Appena arrivammo era solo l'una  quasi un quarto di notte e scendemmo di corsa dal treno per zittire la voragine dei miei pensieri che da ben sedici anni tormentavano il mio essere.

Avvistai la casa e la raggiunsi, iniziando a versare litri di benzina su quell'abitazione.

Mi sentivo bene, con un sovraccarico di adrenalina e avrei fatto di tutto per completare senza sosta quello che avevo iniziato

Il mio capolavoro doveva essere finito.

«hai intenzione di aiutarmi o vuoi stare lì fermo a guardarmi?» sputai con astio

«cosa ottengo  in cambio? Voglio un bacio» sorrise

«muoviti e sta zitto»

«di chi è questa casa?»

«aiutami senza fiatare o rischieremo di svegliarli»

Edgar prese una tanica e iniziò a versala sul tutto il perimetro della casa senza chiedere altro.

La mia mente riportò a tutti i brutti momenti che avevo passato a causa della mia vecchia fazione.

Ormai era tutto finito, era cambiato tutto.

Presi la scatola di fiammiferi e ne accesi uno, ammirando la sua fiamma e poi lo feci cadere sulla soglia di benzina che avevo lasciato.

«cazzo, avvisami prima! Vuoi  uccidermi?»

Ma la voce di Edgar non arrivó acuta, come le solite volte.

Ero in un altra dimensione, dove la vera me era riaffiorita eliminando tutto il dolore che avevo provato.

Ero spaesata, la casa si incendió e mentre feci segno di andarcene iniziai a scappare dai miei problemi.

«fermati!»  ma continuai a correre fra il bosco.

Mi fermai solo quando Edgar mi saltó addosso.

«ma tu chi cazzo sei per davvero?» era incazzato nero e scoppiai a ridere.

Non mi sentivo più in me, troppo entusiatata.
Chi ero io? Non lo sapevo, avrei dovuto chiedere a Cleo?
Di certo non ero da considerabile debole perché avrei fatto di tutto per vivere al meglio.

La prima cosa da fare era superare le mie vecchie paure per ricominciare da zero.

E mi sentivo razzerata,la mia vita sarebbe incominciata da quel momento in poi.

«pensi di aver fatto la cosa giusta?i pacifici sono dalla nostra parte» chiese alzandosi e aiutandomi talvolta.

Incerta se confessarlo o meno, balbettai cercando una plausibile scusa.

«di chi era quella casa nemesi?» domandó insistendo costantemente sull'argomento.

Lo guardai tirando un sorriso forzato e gli dissi.

«la mia»

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