Capitolo dieci.

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«Grazie, amore». Le schioccai un bacio umido sulla testa rossa. «E ah, vero, dimenticavo che sei di marzo. Che schifo, sei Pesci». Così dicendo, mi alzai in piedi e finii per calpestare Drew, che mugolò sofferente. «Ops».

Lui borbottò che l'avevo fatto fatto apposta, e Rora mi lanciò il cuscino addosso, intanto che aprivo l'armadio per cambiarmi. «Disse l'Aquario di turno».

«Tutta invidia».

Avrei fatto la doccia più tardi, dopo gli allenamenti di nuovo, quindi mi spogliai in un attimo per indossare un paio di jeans neri e un top del medesimo colore. Mi vestivo sempre in base al mio umore.

«Programma di stasera?».

«Stasera?», aggrottai la fronte e le rifilai un'occhiata da sopra la spalla. «Ma se non so nemmeno cosa farò tra cinque minuti, Rora».

Lei inarcò il suo sopracciglio rossastro «Beh, di sicuro festeggeremo».

«Se vi aspettate cocktail offerti a volontà, sappiate che siete sulla strada sbagliata».

«Da quando sei così tirchia?».

«Da quando il mio conto in banca è pari alla mia voglia di vivere. Cioè, zero». Feci una pausa, quell'istante necessario a infilarmi gli anfibi. Ovviamente neri. «Anzi, sotto zero».

«Per fortuna che esisto io, allora», si intromise Drew.

Per poco non gli scoppiai a ridere in faccia. Sollevando di scatto la testa, finii incastrata nel suo sguardo verde bosco e colmo di una convinzione ridicola. Lo adoravo.

«Tu?», ridacchiai, indicandolo. «L'ultima volta che ho controllato quella stronza di tua madre ti aveva sbattuto fuori casa e tagliato i fondi, Drew».

Lui emise un verso di puro oltraggio. «Primo: non mi ha sbattuto fuori casa, ma me ne sono andato io. Secondo: sto per diventare un McDravhion, il che fa di me un ragazzo ricco».

Drew non era mai andato d'amore e d'accordo con Karen Dumond, la stimatissima senatrice della California, nonché una delle donne più prive di umanità che avessi mai conosciuto.

Il motivo per cui il mio amico la ripudiava era molto semplice: lei non aveva mai accettato la sua decisione di cambiare corpo, di farsene uno che sentisse più suo. Continuava a chiamarlo Diana, nonostante quest'ultima fosse morta tanti anni prima lasciando spazio al giovane e arguto ragazzo che era adesso.

Drew stava molto meglio lontano da lei e dalla sua mentalità pericolosa.

E comunque non avevo dubbi che fosse ricco. Non dopo aver visto l'uccello di Hamish.

«Sta' zitto, per favore», mugugnai disgustata, sebbene dentro stessi morendo per trattenere una risata. Mi spruzzai addosso una nuvoletta di profumo, poi inforcai la porta. «Sentite, facciamo quello che volete, decidete voi. A me non cambia niente, sul serio. Adesso, però, devo correre a lezione. Ci sentiamo dopo, okay?».

«Quindi sapevi benissimo cosa avresti fatto tra cinque minuti».

Avevo cambiato idea. Non adoravo più Drew.

Sbuffai. «Sei più fastidioso di tua sorella, lo sai?».

«A proposito di Kris», intervenne Rora, ancora ben seduta sul mio letto sfatto. «Ti va bene se la invitiamo?».

«Come vi pare», cantilenai, con un piede già fuori. «Io vado, e grazie per stamattina!»

«CeCe, aspetta!»

Raving. Ladro di CuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora