Fuoco

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Il bacio era dolce e romantico, ma le sue labbra non parevano intenzionate a staccarsi ed io tantomeno.
Avevo avuto il tempo di gonfiare il petto d'aria.
Posò una mano sulla mia guancia, probabilmente con l'altra stava reggendo le redini per guidare il carro del sole.
Comprendere questo significava essere ancora coscienti, ma io non volevo questo.
Volevo per una volta smettere di pensare ed abbandonarmi agli istinti che avevo sempre celato.
Volevo finalmente spegnere il cervello.
Sapevo benissimo di non poter avere un futuro duraturo con un dio, l'amore che provavo per Apollo era come un pugnale, ma in quel momento volevo semplicemente godermi tutto.

Le mie mani erano ancora incrociate dietro al suo collo.
Le labbra si muovevano frettolose, desiderose di scoprirsi ed esplorarsi.
La sua lingua bagnò leggermente le mie, spinse tra le mie labbra ed io le schiusi dopo un misero attimo di esitazione.
Mi piaceva e non avevo paura.
Il sole incandescente dinanzi a me mi scaldava senza bruciarmi, l'aria mi soffiava contro la schiena e scivolando in ogni parte del mio corpo che era premuto conto quello del dio.
I capelli sulla sua fronte solleticavano la mia.
Assaggiai anche la sua lingua, che si inserì nella mia bocca.

Mi sentivo bene, era tutto minuziosamente perfetto come se non avessi fatto altro da quando fui nato esattamente come per il lancio del disco.
Non sapevo se avrei mai potuto vincere un Olimpiade con quel gioco, ma se ci fosse stata una gara di baci con un Dio del sole, mentre lo trainava sul mondo attraverso il cielo, beh certamente avrei vinto io.

La mano che Apollo aveva posto sulla mia guancia scivolò via in una delicata carezza.
Il suo sapore era qualcosa di sensazionale un sapore che non avrei saputo descrivere se non con la parola fuoco.
Aprì la bocca in un sospiro, ma le sue labbra non si staccarono, continuavano a baciare l'angolo della mia bocca, mentre io riprendevo fiato.
Mi sentii mordere il labbro inferiore, fuo travolto dalla sorpresa che venne presto sostituita dall'eccitazione.

La sua mano si posò sul mio fondoschiena, strizzandolo un po' la sorpresa mi fece avvingiare a lui che terminò quel bacio che mi parve infinito.
《Ho esagerato?》nella sua voce vi percepì solamente divertimento e sul suo viso colsi divertimento.
Non aveva né fiatone né rossore sulle guance, cose che ovviamente su di me erano ben presenti.
《No, hai fatto esattamente ciò che voglio》proclamai.
Lo presi per le sue tonde e larghe spalle e Parlai.
《Mio signore, io sono suo... non come tutti gli altri mortali che la pregano io per lei farei qualunque cosa, io la Amo e le offro un altro genere di venera...》
Un dito premette contro le mie labbra, inducendomi al silenzio.
《Non parlarmi mai più in tono così formale》mi rimproverò senza cattiveria.
《Io ti Amo Giacinto》Ero troppo stretto a lui per cadere ma non mi ressi per unungo istante.

Il mio corpo si era fatto esile e le membra traballanti non mi volevano sorreggere più.
《D'ora in poi sarai il mio amasio e nessuno sarà in grado di separarci》
Il silenzio calò e noi continuammo a scambiarci infinite occhiate.
Per quanto amassi premermi contro la sua mascolinità mi ritrassi appena.
La nostra pelle si staccò con un formicolio.
I nostri corpi erano rimasti appiccicati come con le vesti sudate dopo l'addestramento.
Un ultimo semplice bacio e mi voltai guardando davanti a me i cavalli di fuoco che galoppavano nel cielo.

Il secondo braccio del mio fidanzato Divino afferrò le redini.
Ora avevo un braccio sia a destra che a sinistra.
Le sue braccia muscolose erano dure quanto il parapetto del carro, ne saggiai la durezza e la stabilità con le mie mani impazienti.
La mia fame di lui non era passata.
Piegai appena le gambe e arretrai con il bacino.
Mi sedetti conto il suo pene.
Iniziai a muovermi, sentendolo contro la carne e tra di essa, lo sentì presso la mia apertura.
《Giacinto cosa combini?》chiese iniziando a striaciarsi contro di me.
《Lo sai che ti farei male?》Domandò quasi a volermi insegnare come si pratichi il sesso.
Quella era un arte che ogni giovane uomo conosceva.

In risposta mi afferrai al parapetto del cocchio allungando le braccia in avanti e spingendo il mio bacino contro il suo.
《Fammi male》concessi.
Allontanai i glutei per prepararlo.
Per un momento non successe niente e ceedetti che non volesse, ma poi qualcosa spinse contro di me.
Mi voltai e con la coda dell'occhio notai che la sua figura si era fatta più giovanile ed ora il suo pene che si era fatto duro e con la punta bagnata si era ristretto appena, era ancora grosso ma riuscì a sfondare il mio interno, come un ariete sfonda le barricate nemiche.

Un urlo di sorpresa venne portato via dal vento.
Entrò ed un grido di dolore si espanse udibile solo da noi.
《Non voglio farti del male》diceva, ma lo ignorai e spinsi contro di lui affinché mi penetrò in maniera completa.
Forse ero stato impaziente e frettoloso, ma l'urlo di puro piacere che si scaturì in me, mi fece capire che avevo fatto bene.

Apollo iniziò a muoversi.
Il mio corpo ondeggiava in balia di quel dio; portai le mani indietro per toccarlo.
《Non vuoi che ponga la mia virilità semplicemente fra le tue gambe?》Si accertò.
Negai; volevo quello e lui.
《Pone la sua virilità tra le cosce delle sue signore?》Chiesi io.
《No》Ammise 《Ne faccio ciò che voglio e lascio che nascano eroi》
Spiegò.
《Non nascerà alcun eroe sta volta, ma potrà comunque fare di me cioè che vorrà, altrimenti continuerà per voler mio》

Il sesso si fece potente ed intenso.
Si muoveva selvaggiamente e mi scopava con forza.
Io gridato il suo nome, ma dopo un po' che spingeva in me riuscivo a pronunciare solamente versi osceni, che parevano non fare altro che eccitarlo ulteriormente.
Guardai in basso mentre il mio Amasio ik dio delle Arti mi penetrava con insistenza eccitante.
Ormai stava facendo di me un uomo.
Contemplai la durezza tra le mie gambe.
Subito la mano di Apollo la strinse.
La sua lunga e dura lancia continuava a penetrarmi e sfondarmi con estrema ed eccitante forza, come se fosse stata forgiata da Priapo il dio della forza sessuale maschile.

Affondava dentro di me con forza e lussuria divina, afferrò la mia mascolinità con destrezza, come se stesse impugnando il suo arco d'oro.
Il mio cervello si spense ero in preda al piacere come immerso in tempestose acque di Poseidone.
Non capivo più niente, provavo piacere in ogni direzione non sentivo il mio corpo se non che venisse continuamente sballottato cone se fossi un pupazzo di pezza nelle mani di un gigante.
Apollo continuava a stringermi cone un arco e poco dopo scagliò una miriade di frecce bianche.
Macchiai e sporcai il suo cocchio, una quantità di bianco che non avevo mai sperimentato singulti di vergognoso piacere scappare dalla mia bocca.

Il dio non si voleva placare le sue mani ora erano entrambe sui miei fianchi rapide spinte e uscì da me, con la consapevolezza di qualcosa di caldo che mi scivolava dalla schiena.
Caddi a terra, consio solamente di un taglio di cavallo lontano che si fece sempre più vicino cone un urlo del dio.
Probabilmente avevo come perso i sensi un attimo, magari a causa della stanchezza.

Mi guardai attorno, la mia vista era sfocata, sbaggei più volte le palpebre per riacquisire una vista nitida.
Apollo nella sua forma giovanile aveva la fronte corrugata e coperta da un leggero e lucido strato di sudore, le sue mani strette sulle redini dei suoi destrieri infuocahi.

Con leggera sorpresa mi resi conto che stavamo salendo.
Mi trascinai verso il bordo e compresi.
Durante il nostro atto eravamo rimasti soli sulla terra.
In quel frangente di distrazione Apollo aveva guidato i cavalli verso il basso ci eravamo quasi schiantati a terra, ma Nonostante il suo intervento il sole era stato troppo vicino al terreno ed aveva bruciato ogni cosa, un immensa distesa di sabbia rovente si stendeva sotto di noi.

Un immenso territorio desertico.
《Abbiano fatto un bel casino eh?》ridacchiò Apollo.
《Eh già》covenni.
《Non ti preoccupare, gli umani gli daranno un nome e inventeranno una stira plausibile》raccontò.
Parlava in maniera fluida come se fosse successo più volte effettivamente avevamo narrato molti miti spiegando come gli Dei avessero lasciato segni sulla terra.
《Spero solo... che non ti diano la colpa》Dissi.
Il dio mi guardò con un luccichio negli occhi.
《Credimi se raccontassero del suddetto dio che crea un deserto, per essersi distratto con te, beh ne sarei più che orgoglioso》
Rimasi senza parole seduto a terra.

Lascio le redini certo che sta volta il carro avrebbe proceduto in linea retta, si chinò e mi baciò.
《Ti Amo Giacinto》
《Sono stanco》Dissi senza sapere il perché.
Mi prese in un abbraccio e mi addormentai fra le sue braccia.

 Apollo & GiacintoKde žijí příběhy. Začni objevovat