Qui sorride, e già la considero una vittoria.

«Ma per oggi.
Oggi, 30 settembre alle 15.53, hai fatto abbastanza.
Questa piccola bambina non finirà mai di dirti grazie, lo sai vero?»

Bee annuisce e accenna ad un piccolo sorriso.

«E poi, magari ti riveli un genitore di merda e scopri di odiare i bambini.» aggiungo.

Lui ride e mi fa il medio.

Mi ributto contro il sedile e lo guardo guidare.

«Sai cosa mi sconvolge di più di queste bambine?» chiede.

«La puzza?» chiedo.

«Cristo, si! Ma non le lavano?»

«Lasciamo perdere, la sua testa è sulle mie gambe e ogni secondo ringrazio Asmodeo che questi non siano i miei veri vestiti.»

Bertra ride.

Mi rilasso contro il sedile per due secondi.
Addirittura chiudo gli occhi.

Bee inchioda e sono veloce ad afferrare Giorgia perché non schizzi dall'altra parte della macchina.

«ODDIO E SE NON FOSSI UN BUON PADRE?»

«Non lo fARE MAI PIÙ.» gli urlo contro.

Giorgia dorme indisturbata.

Voglio un po' di etere etilico anche io.

Un pensiero nel retro della mia testa mi fa notare che la bambina è in grado di dormire indisturbata sopra le urla e questo mi fa arricciare il naso.

«SIA IO CHE LEO ABBIAMO DADDY ISSUES. NÈ IO NÈ LEO ABBIAMO UN MODELLO GENITORIALE MASCHILE VALIDO. NON VEDO COME POTREBBE ANDARE BENE.»

Controllo la strada.
Siamo ad un semaforo per lo meno, possiamo aspettare che diventi rosso.

«Hai appena parlato come una ragazza con i capelli blu.»

Volevo urlargli
"Dovevi pensarci prima di farmi rapire una bambina".

Ma non posso essere così insensibile.

Bertra ride istericamente.

«IO LA PORTO INDIETRO.»

«NO.» urlo di rimando.
«Entrambi avete due modelli di come non essere.» cerco di farlo ragionare.
«Non sarete come i vostri padri.»

Bee mi guarda dallo specchietto retrovisore, puro panico dilagante ancora nei suoi occhi.

«Promettimelo.» chiede.

Cosa.
Cosa gli devo promettere.
Lo farò, ma devo sapere cosa gli sto promettendo per attuarlo.

«Promettimi che me la porterai via se mai diventerò come loro.»

È come se tutta l'aria che ho nei polmoni mi venga spinta fuori con forza da un pugno dritto allo sterno.

Bertra ha gli occhi lucidi.

«Promettimi che non la obbligherò mai ad essere ciò che non vuole essere. Che non le farò mai passare l'inferno che abbiamo passato io e te per conto dei nostri genitori. Me lo devi promettere, altrimenti io- io-»

Un clacson interrompe il monologo di Bertra e lui sbuffa, asciugandosi una lacrima che si era silenziosamente fatta strada sulla sua guancia e riprendendo a guidare.

Il semaforo era tornato verde.
Oppure non era mai diventato rosso, non lo so.

La mia completa attenzione è su Bee, che guida piano lungo la tortuosa stradina di paese che ci sta pian piano allontanando dalla scena di questa mattina.

Fa di tutto per non piangere, anche se viene lentamente consumato da quel dolore di sottofondo che provo anche io.

Si asciuga le lacrime con una discreta rabbia, mischiata alla consapevolezza di non poter fare nulla a riguardo.

Vorrei essere in grado di piangere anche io.

Non so come farò, non ne ho davvero idea.
«Te lo prometto.» gli sussurro in ogni caso.
Perché farei qualunque cosa in mio potere per impedirgli di provare dolore.

Bee non fa in tempo a sorridere che la sua espressione muta nuovamente in orrore e panico.

Seguo il suo sguardo.

Un posto di blocco a lato della strada.
Un carabiniere fa segno di fermarci.

Bertra accosta.

Va tutto bene, non abbiamo lasciato traccia all'infuori di quella che dorme profondamente sulle mie gambe.

Non può sapere.

Setaccio l'abitacolo con gli occhi, melius abundare quam deficere.

Ed è allora che lo noto.

Un piccolo fazzoletto di stoffa arancione, appallottolato ai miei piedi.

È il mio vestito.

Merda.

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Onde histórias criam vida. Descubra agora