Capitolo XIX - Oro

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Il mio cuore iniziò a battere forte perché riconobbi quella voce profonda.

Prese dolcemente le spalline del mio vestito tra le sue dita e le mise nuovamente su.

Aveva le mani calde e morbide.

-S..s..ignore.-

La mia voce era tremolante dalla paura.

Avevo paura di crollare nel guardare così da vicino, gli occhi della persona che per lunghi 15 anni, era dentro il mio cuore.

-Signorina, se vuole si può girare, non la mangio mica.- disse con tono rassicurante il ragazzo.

Feci silenziosamente un lungo ed intenso respiro per calmarmi e poi lentamente, mi voltai.

Hanma, anche attraverso le lenti degli occhiali, i tuoi occhi color dell'oro non hanno mai perso la loro bellezza e la loro lucentezza.

Ormai quel ragazzino di 16 anni che amavo, era diventato adulto.
Era serio ed elegante proprio come l'abito gessato nero che indossava.

-Ha visto signorina? Non l'ho mica mangiata.- affermò l'uomo con un dolce sorriso -...comunque mi presento, sono Shuji Hanma, signorina Chiyo.-

-S..si..signor Shuji.- risposi dolcemente abbassando lo sguardo per avere un po' di tregua da quegli occhi che scrutavano attentamente il mio viso.

Tutte le emozioni, ormai perdute e dimenticate da tempo, tornarono ad impadronirsi del mio corpo quando Hanma mi spostò delicatamente una ciocca di capelli dal viso.

-Per favore, mi guardi negli occhi.-

Alzai lentamente lo sguardo.

-Ha proprio dei bellissimi occhi, signorina Chiyo. Ne ho visti pochissimi come ai suoi, sembrano tanto quelli di...-

L'uomo s' interruppe all'istante dal finire la frase, interrompendo anche quello sguardo ipnotico che guardava attentamente i miei occhi per poi dire

-Mi perdoni...-

-Signor Shuji, si sente bene?-

Il suo sguardo era cambiato, sembrava essere tormentato.

Ma da che cosa?

-Si...ora se vuole possiamo andare.- disse l'uomo di fretta per evitare che io potessi fare altre domande.

-Come vuole lei, Signor Shuji.-

L'uomo prese le chiavi della macchina e subito dopo uscimmo dalla suite.
Chiuse la porta alle sue spalle, mi prese dolcemente per la mano e insieme ci dirigemmo verso l'uscita dell' Hotel dove era parcheggiata la sua berlina sportiva di colore nero.

Salimmo e partimmo.

Il rombo del potente motore dell'auto e la musica alla radio, stavano facendo da sottofondo al silenzio che si creò dentro l'abitacolo della macchina sino a quando l'uomo non parlò.

-Mi scusi per l'ultima volta.-

-Prego?-

-L'ultima volta... mi sono permesso di toccarle il seno, il suo corpo...-

-Signor Shuji, io sono stata pagata per quello.-

-Ero strafatto e ubriaco e poi le ho urlato contro chiamandola con un altro nome..-

Mi hai chiamata col mio vero nome, Hanma ma tu questo... non lo sai e non dovrai mai saperlo... mi dispiace...ma mi vergogno di quello che sono diventata...

-La prego, non mi deve scuse o spiegazioni, Signor Shuji.-

L'uomo mentre guidava, per un istante mi guardò e mi rivolse un leggero accenno di sorriso tornando poi subito dopo a guardare la strada e ad accelerare, sfrecciando tra le auto ad altissima velocità.

Hanma Shuji   *Golden Eyes* Where stories live. Discover now