Capitolo due

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Capitolo due
Dodici anni e... un sacco di problemi

*Dlin-Dlon*

"Mamma il campanello!" Urlo dal piano di sopra dopo aver abbassato la musica, come sempre troppo alta.
"Tesoro va tu ad aprire io sono appena uscita dalla doccia e sono...leggermente impresentabile." Risponde lei dall'altra stanza con voce supplichevole, dolce, ma autoritaria.

Scendo le scale come se fossi una ballerina, saltandoli a gruppi di due.

Apro la porta sbuffando, senza nemmeno chiedere chi sia dall'altra parte me ne pento quando mi trovo davanti a me l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere fuori la porta di casa mia, soprattutto dopo quella volta: mio padre.

È invecchiato, ma non troppo da essere irriconoscibile, ha la barba più lunga e i capelli brizzolati tirati all'indietro; é sempre impeccabile nel suo aspetto da consulente finanziario.

"Ciao!" Mi saluta sorridendo, con un sorriso più finto dei denti della nonna Irma, "Jennifer Lauren, piccola mia, l'educazione dove l'hai lasciata? Non si saluta più tuo padre?" Sussurra a denti, ricordandomi ancora un svolta l'effetto che lui ha su di me, come un capo su una stagista, un leone sulla sua preda.

Odio il mio nome completo, non mi piace e soprattutto non mi piace come risuona, nella stanza vuota la sua voce stridula.

Scuoto la testa e impaurita mi allontano facendo passi indietro, ma invano.

Le gambe sono molli e a stento hanno la forza di sorreggere il mio peso, ho così tanta paura che cedano e non so spiegarmi come mai sono ancora capace di restare in piedi, qui davanti a lui a guardare spaventata i suoi grandi occhi così simili ai miei.

Con una mossa veloce mi afferra per un braccio stringendolo con le sue mani pesanti e ruvide, così forte da farmi sfuggire un gemito di dolore.

"Lasciami mi fai male." Mi lamento con le lacrime pronte a bagnarmi le guance rosse dall'agitazione.

Lui, di rimando, mi rivolge uno sguardo carico d'odio che non prevede nulla di buono.
"Senza di me sei diventata maleducata, ma come ti educa quella puttana di tua madre eh? Vediamo un po' se riesco a farti ricordare un po' di buona educazione per chi è più grande di te!" Urla rispondendomi, scandendo bene le parole cariche di odio, per poi tirarmi un forte ceffone sulla guancia.

Cado a terra per la durezza di quella cinquina, la guancia mi brucia e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.

"Paul che cazzo ci fai qui? VATTENE VIA. SUBITO. E non ti azzardare mai più a toccare la mia bambina, chiamo la polizia." Sbraita mia mamma come una furia impazzita mentre scende di corsa le scale.

"Non è la tua bambina è la persona che ci ha rovinato la vita, te lo ricordi questo?" Ribatte lui dandomi un calcio nello stomaco per poi andarsene via strepitando e maledicendomi come ha sempre fatto da quel giorno.

È colpa mia, solo colpa mia se papà è uscito e non è più tornato quel giorno.
Solo colpa mia.

Matt entra di corsa in quel preciso istante venendomi ad abbracciare, deve aver sentito le urla dal garage dove, probabilmente, stava sistemando la sua nuova auto.
"Che ci fa lui qui mamma?" Chiede baciandomi la testa accarezzandomi, poi, la schiena, cercando di tranquillizzarmi, ma non é un impresa semplice.

La mia tranquillità oggi é appena stata distrutta.

"Non lo so Matt. Non lo so. Porta tua sorella in camera sua, prendile del ghiaccio e curale il graffio alla testa, io vado a risolvere questa situazione." Si avvicina ad entrambi lasciandoci un bacio sulla testa, sussurrando nel mio orecchio uno "scusami" prima di andar via, emettendo un grosso sospiro.






Eccomi ragazzi... un'altro capitolo corretto... andate a leggere friend for now e... non vi preoccupate ripubblicherò tutte le mie storie prima di iniziare quella nuova... bacini

IT'S ONLY LOVE- Più che amici Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora