74

984 34 0
                                    

× × ×

Paulo ama Noemi più di ogni altra cosa al mondo, ha imparato a conoscerla bene ma c'è una cosa che non gli sarà mai chiara. Sarebbe capace di fare a botte con un orso polare armato di fucile ed ascia, ma si terrorizza per le cose più banali e stupide, come l'impressione sbagliata che ha paura di dare alla madre del fidanzato, ai suoi fratelli e ai suoi nipoti. L'ha minacciato varie volte affinché le aprisse la valigia per darsi una sistemata al trucco che, dopo ore ed ore di aereo, si era anche ben che rovinato. Stava per perdere la testa per una salvietta struccante, un po' di mascara e del burrocacao.

"Ti saresti potuta truccare di più dato che hai fatto l'inferno per prendere la borsa dei trucchi." sospira lui.

"Perché? Sono brutta? Sto male?" si tocca la faccia, cercando una superficie su cui specchiarsi.

"Era una battuta amore, stai benissimo." la tranquillizza.

"Secondo te dovevo mettere qualcosa di diverso?"

"No, questo pantalone ti sta benissimo." risponde. "Non vedo l'ora di togliertelo." mormora al suo orecchio.

"Scordatelo." parla.

"Perché?"

"Non faremo niente a casa di tua madre, sei pazzo?" lo accusa.

"Secondo te staremo da mia madre?"

"Perché hai una casa qui?"

"Si." alza la spalle. "Più o meno vicino casa di mia madre, ma è comunque mia."

"Ah." annuisce. "Allora ritiro quello che ho detto."

"Menomale o non sarei sopravvissuto." poggia una mano sulla sua gamba.

"Addirittura?" ride, accarezzando le dita della sua mano.

Osserva quel paesaggio totalmente nuovo scorrere davanti ai suoi occhi, sorridendo davanti alla gente per strada e riuscendo a capire poco di quello che dicono, inizia già a preoccuparsi della comunicazione.

"È dialetto questo, smettila di preoccuparti." parla il fidanzato, come se le avesse letto nella mente. "Mi capisci sempre quando ti parlo in spagnolo, no?"

"Si, a te si." risponde, rilassando le spalle. "E smettila di leggermi nella mente, sei inquietante."

"È così bello vedere quello che ti passa per la testa." scherza.

"Ah si? A cosa sto pensando adesso?"

"A quanto bella sia il tuo fidanzato." le fa l'occhiolino.

"Vedi di aggiustare il tuo leggi-mente perché hai fatto un grosso buco nell'acqua."

"A cosa pensavi?"

"A quanto sia tenero quel bambino sul marciapiede." lo indica con lo sguardo, facendo il labbruccio quando lo vede sorridere ad un cagnolino piccolo come lui.

"Magari ci alleniamo a farne uno dopo." mormora lui, baciando la sua guancia.

"Non sei in astinenza, placati."

"Non ci riesco."

"Perché?"

"Perché quel pantalone ti sta benissimo perché ti fa un culo meraviglioso." ammette.

"Oddio." poggia le mani sulle cosce. "È troppo? Me lo devo cambiare?"

Prova a guardarsi dietro per vedere se è vero, non riuscendo dato che è seduta e non può ruotare la testa di 360 gradi.

"Amore tutti i pantaloni ti fanno questo effetto, hai delle belle chiappe." ridacchia.

"Si può usare la chirurgia per ridurlo?" si domanda.

"Credo di sì ma non te lo permetto."

"Perché no?"

"Perché è un dono divino e non si buttano via così." dice. "Pensa a quelle povere persone che devono ammazzarsi di fatica per averlo."

"Ma così se giro per strada almeno le persone non mi guardano."

"Ed io poi cosa tocco?" sbuffa.

"Sei un viscido." gli da una leggera spinta. "Mi ami solo per questo?"

"Non nego che ci abbia posato gli occhi subito fin dalla prima volta che ti ho vista, però no. Ti amo perché sei tu." si sporge poi per darle un bacio, puntando ancora gli occhi sulla strada.

"Mi hai guardato il culo la prima volta che mi hai vista?" domanda confusa.

"L'uniforme aveva il suo fascino." ride. "Dovevo anche fare attenzione a non farmi beccare da Claudio o da te, mi avresti picchiato."

"Sai com'è, uno sconosciuto che ti fissa metterebbe ansia a chiunque." ride anche lei.

"Ma non sono più uno sconosciuto." le da un altro bacio.

"Sei il mio bellissimo fidanzato." poggia la mano sulla sua quando usa il freno a mano.

Le sorride amorevolmente, accarezzando il dorso della sua mano, fermandosi quando arriva davanti ad una casa. Non sembra che ci sia qualcuno.

"È questa?"

"Casa mia, si." risponde. "Magari prima sistemiamo alcune cose e poi andiamo, non ci mettiamo molto a piedi."

Annuisce, poi prende alcune cose e le porta dentro, osservando l'arredamento che ricorda molto quella a Torino.

"Hai davvero gusto per l'arredamento, non l'avrei mai detto." lo abbraccia da dietro.

"Ho tante risorse." ride, rigirandosi tra le sue braccia. "Passata l'ansia?"

"Affatto." risponde.

"Fammi pensare." poggia le mani sul suo fondoschiena. "Magari ho un modo per farti passare l'ansia."

Lei sorride, lasciandosi andare quando spottona i jeans e insinua la mano all'interno di essi, dandole piacere con piccoli movimenti delle dita. Le loro labbra si uniscono e lui la prende tra le sue braccia, sospirando quando lei inizia a baciargli il collo. Arriva nella stanza da letto, sta per sdraiarsi insieme a lei ma lei si mette con i piedi per terra.

"Sono le stesse lenzuola su cui hai fatto qualcosa con Antonella?" le osserva e lui scoppia a ridere.

"Ma ti pare?"

"Non voglio cellule estranee." si siede sopra il materasso, avvicinandos il fidanzato senza per farlo sdraiare e iniziando togliergli la maglietta.

"Ho comprato questa casa durante le vacanze di natale." spiega.

"Ah." si ferma. "Quindi lei non è mai stata qui."

"No, l'ho presa quando aveva ancora in testa il nostro primo bacio." si spinge contro di lei e la bacia. "Però basta chiacchiere, mia madre ci aspetta e dobbiamo muoverci."

"Allora mettiti la maglia e andiamo." le accarezza il petto.

"Non sto meglio così?" fa peso sulle ginocchia mentre si toglie la cintura.

"Decisamente." si spoglia anche lei, facendogli mordere il labbro.

Si abbassa su di lei ed iniziano a fare l'amore, stringendosi l'uno all'altra mentre si sussurrano parole dolci e il ciuffo di lui accarezza il viso di lei.

Favola / Paulo DybalaWhere stories live. Discover now