Thomas Shelby (2)

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Leggo la fine della favola della buonanotte che ha scelto Charlie. I suoi occhi si chiudono piano piano.
Sento le ruote di un'automobile smuovere i ciottoli del viale che conduce verso l'ingresso della casa. Sarà sicuramente Thomas.
Concludo la lettura del libro, lo chiudo e lo ripongo sul comodino accanto al letto del piccolo. Mi si scalda il cuore nel vederlo dormire beato. Gli rimbocco le coperte e gli stampo un bacio sulla fronte, sussurrando un 'buonanotte'. Lascio la stanza cercando di fare meno rumore possibile.
"Ehi" sento alle mie spalle.
"Ehi" incontro gli occhi chiari del padrone di casa.
"Si è appena addormentato" lo informo facendolo sospirare.
"Ti va di bere qualcosa?" mi invita, accetto annuendo per poi seguirlo nello studio.
Prendo posto sul divano di fronte al camino e afferro il bicchiere riempito di scotch che mi offre.
"Continui a lavorare fino a tardi" constato non appena si siede accanto a me.
"E tu continui a rimanere qui fino a tardi" dal portasigarette recupera una sigaretta e se la porta alle labbra. Rimango affascinata dal gesto, nonostante non sia la prima volta che lo veda fare ciò.
"Sai che non è questo quello che intendevo" decide di ignorare la mia osservazione. Spegne il fiammifero che ha usato per accendere la sigaretta.
"Non dovresti rimanere qui così a lungo, ci sono le governanti che si prendono cura di Charlie" espira il fumo mentre mi guarda fisso negli occhi.
"Non volevo lasciarlo da solo con loro" spiego brevemente, tralasciando, in parte, la vera motivazione.
"Dovresti vederlo, è così curioso e intelligente" commento sorridente, percorrendo con un dito il bordo del bicchiere.
"Ti assomiglia" aggiungo prima di bere un sorso di scotch. Il liquido mi brucia la gola.
Thomas non scosta lo sguardo dal mio. Ho sempre ammirato la sua sicurezza.
"Ha le tue stesse espressioni, lo stesso sguardo concentrato, la stessa furbizia ed intelligenza, gli stessi occhi"
È difficile veder trasparire delle emozioni da Thomas ma, gli occhi in questo momento lo tradiscono, mi sembra dispiaciuto, pentito.
"Dimmi qual è il vero motivo per cui passi così tanto tempo con lui" mi ordina quando si ricompone.
"Non l'hai ancora capito?" ribatto poggiando il bicchiere sul tavolino davanti al divano.
"Voglio sentirlo da te" afferma con voce roca.
"Voglio che abbia un'infanzia quanto meno felice. Quando crescerà e penserà a questo periodo, voglio che abbia dei ricordi positivi"
"Per questo non lavori più tanto quanto prima" annuisco.
"Pensavo l'avessi già capito"
"Lo sospettavo" - mi sorride - "Grazie".
È raro vedere il suo sorriso, per questo cerco di imprimere nella memoria questo momento.
"Di?" aggrotto le sopracciglia.
"Di fare quello che non sto facendo io e di esserci quando io non ci sono" percepisco una leggera rabbia nelle sue parole. Quanto vorrei farlo stare meglio.
Mi avvicino e lo abbraccio, lo prendo alla sprovvista ma ricambia. Mi stringe tra le sue braccia mentre appoggia la testa sulla mia spalla. Accarezzo la sua schiena fino ad arrivare ai capelli.
"Stai lavorando per permettergli di avere un posto caldo che può chiamare 'casa', dei giochi, un'infanzia che può chiamare tale, non sentirti in colpa" gli sussurro.
"Non gli sto dando la parte più importante: una figura paterna presente" finalmente confessa.
"Ogni sera mentre sono in ufficio guardo la sua foto e penso a quanti momenti preziosi sto perdendo" sento il suo respiro solleticarmi il collo.
"Non devi fare tutto da solo, continuerò ad aiutarti io, se me lo permetti" propongo un po' spaventata dalla sua possibile risposta.
"Stai già facendo troppo, non so come ringraziarti" mi stampa un bacio sul collo.
"Già che tu ti sia lasciato andare così, mi basta" commento.
"Thomas, puoi permetterti di essere vulnerabile, di non tenerti tutto dentro. Sei a casa, puoi rilassarti, almeno qui" sussurro accarezzandogli la schiena.
Si stacca leggermente dall'abbraccio per guardarmi negli occhi. Il suo pollice segue il contorno della mia bocca. Il suo viso è illuminato solamente dal fuoco del camino che riscalda la stanza. Il suo sguardo sprofonda nel mio, se volesse potrebbe leggere la mia anima. Avvicina il viso al mio, alterna lo sguardo tra i miei occhi e le labbra finché non fa scontrare le sue con le mie. Il mio cervello non registra subito cosa stia succedendo, però ricambio il bacio come se fosse la cosa che più desidero al mondo. Porta una mano sul mio viso per avvicinarmi di più a sè, poggio le mani sulle sue spalle lasciandomi trasportare in un vortice di emozioni che non provavo da molto tempo.
"Papà? (T/N)?" una vocina irrompe nella stanza, mi allontano immediatamente da Thomas arrossendo mentre mi volto verso la porta della stanza. Il bacio mi ha così estraniata dalla realtà che non ho neanche sentito la porta aprirsi.
"Ehi, campione" lo saluta Thomas dopo essersi schiarito la voce. Si alza e va a prenderlo in braccio. Il piccolo si strofina gli occhi con le mani, probabilmente infastidito dalla luce emanata dal fuoco del camino. Sento il cuore riempirsi di gioia nel vederli insieme. Sono così belli.
Charlie gli lascia un bacio sulla guancia prima di portare le braccia verso di me.
"Come mai ti sei svegliato?" gli chiedo prendendolo e appoggiandolo sulle mie gambe, dopo essermi seduta sul divano.
"Avevo paura" risponde appoggiandosi al mio petto. Lo stringo a me. Percepisco Thomas allarmarsi per l'affermazione del figlio. Starà pensando al peggio.
"Sei stato coraggioso a scendere fino a qui da solo" mi complimento con lui.
"Sí, perché sapevo mi avreste salvato" gli accarezzo i capelli per poi lasciargli un bacio sulla testa.
"Sempre" sussurro. Thomas osserva la scena in silenzio, seduto accanto a noi.
"Che cosa ti ha spaventato?" domanda il padre con fare protettivo.
"Un mostro fuori dalla finestra, era grande e voleva entrare in camera mia" gesticola per spiegare al meglio.
"Cosa ne dici se saliamo tutti insieme e il tuo papà lo manda via? Cosí puoi dormire tranquillo" propongo e il piccolo accetta annuendo con la testa.
Thomas mi guarda divertito ma ci segue nella stanza del figlio.
"Non pensavo di dover scacciare mostri immaginari" commenta senza farsi sentire da Charlie, facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Eccolo!" urla indicando l'ombra di un albero fuori dalla finestra.
Thomas prende Charlie in braccio e gli mostra che non ha nulla di cui avere paura.
"Grazie, papà" sorride abbracciandolo.
Thomas gli accarezza la testa per poi lasciarlo nel letto.
"Adesso sei più tranquillo?" chiedo cercando di capire se adesso sia nelle condizioni di dormire da solo.
"Sí, grazie, buonanotte" esclama. Gli bacio la fronte ed esco dalla stanza seguita da Thomas.
"È ora che torni a casa" penso ad alta voce.
"Non ti lascio andare a casa a quest'ora, è troppo tardi" mi impedisce.
"E cosa dovrei fare? Rimanere a dormire qui?" ribatto ridendo.
"Sí" risponde solamente incamminandosi verso la camera matrimoniale.
Esito nell'entrare, chissà quanto gli pesa entrare qui dopo la morte di Grace.
Inizia a frugare nell'armadio recuperando una sua camicia bianca.
"Usa questa per dormire" me la passa.
"Che onore, Shelby" lo prendo in giro.
"Notte" taglia corto e fa per uscire.
Sospiro a questo suo improvviso cambio d'umore.
"Dove vai?" domando "Non ti lascerò dormire sulla poltrona che hai in ufficio, non sembra per nulla comoda"
"Rimani a dormire qui, c'è abbastanza posto per entrambi" constato indossando la sua camicia, dopo essermi svestita. Non ci vuole molto a convincerlo. Presto la parte di materasso accanto a me si abbassa.
"Buonanotte, Thomas" sussurro pensando a cosa sarebbe potuto succedere se Charlie non fosse entrato nello studio.
"Buonanotte" sospira.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 13, 2022 ⏰

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