𝓐𝓽𝓽𝓸 𝓕𝓲𝓷𝓪𝓵𝓮 - 𝓞𝓷𝓲𝓬𝓮 𝓛𝓲𝓿𝓻𝓮𝓪

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Anni orsono passarono veloci,
codeste reazioni furon tremende e feroci.
Sdegno e rabbia e ancora schifo,
al rogo per me facevan il tifo.
In altri tempi l'avrebbero appiccato,
le mie carni a bruciar insieme al mio peccato.
Il fuoco purifica dicevano gli antichi,
son sicuro che di farlo sarebben stati carichi.
La scomunica imminente arrivò,
adirato un polverone si sollevò.
Malelingue si riempivan la bocca del mio nome,
sproloqui senza conoscere il perché o il come.
Futile fiato fetido ed ignorante,
stupido e per me poco importante.
Libero ormai da tutto la abbandonai,
quella ripugnante città e me ne rallegrai.
Ormai il mio cuore Lui aveva trafitto,
un oscuro Cupido lo aveva afflitto.
Estasiato da quella visione angelica,
di passaggio decise di farmi una dedica.
Ali dal bellissimo nero piumaggio,
preziosa inestimabile livrea d'arcano retaggio.
Si spiegavan sotto al plenilunio della notte,
risplendevan d'un fascino soave corrotte.
Frecce d'ebano pendevan da un arco di spine,
senza esitazione alcuna le scagliò divine.
Trapassando il mio cuore annerito,
sbocciando così un antico fiore proibito.
Di narcisismo ne era ricolmo il polline,
portando così le mie ossessioni al culmine.
Un malato amore che nessuno potrà capire,
che dentro mi devo portare e custodire.
Logorata la mia vita aveva perso troppi pezzi,
eppure ero sereno con i miei pensieri lezzi.
Avevo vissuto a pieno il desiderio,
negato e represso puro adulterio.
Ed oggi sono contento d'esser un Imperatore,
ho vinto la sfida contro Tutti ed Io sono l'unico vincitore!

Scorri un'ultima volta per passare alle mie considerazioni finali...

Peccato capitale: SuperbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora