𝓠𝓾𝓪𝓻𝓽𝓸 𝓐𝓽𝓽𝓸 - 𝓑𝓵𝓪𝓼𝓯𝓮𝓶𝓸 𝓟𝓪𝓵𝓬𝓸𝓼𝓬𝓮𝓷𝓲𝓬𝓸

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«Sei pronta? Non voglio costringerti» spudoratamente mentivo,
con voce e timbro dispiaciuto la compativo.
Immersi l'intera mano nell'acquasantiera e mi avvicinai,
ancora di spalle un suo cenno aspettai.
«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»,
da dietro il segno della croce feci sopraffatto.
«Le cose si fanno in due Padre» disse voltandosi,
«Sì sono pronta» mi rispose fissandomi ed avvicinandosi.
Le luci della città che si addormenta,
le tenebre scese ci invitavano a seguire la tormenta.
Le tolsi il soggolo e rimasi folgorato,
spuntaron una frangia ed un caschetto dorato.
Le accarezzai gentilmente la guancia,
verso la mia grande mano strofinò la faccia.
Dal mento portai verso di me il suo viso,
un bacio sotto le luci della chiesa che si accesero all'improvviso.
Prese l'iniziativa e mi tolse il collarino,
era giunto il momento di fare il biricchino!
Mi tolsi la tunica sfoggiando il torso,
naturali le sue mani fecero il proprio corso.
Mi accarezzava la grande croce tatuata,
e si leccò poi le dita come ad averla assaporata.
Iniziò a baciarla così inarcai la testa,
da essa si spostò sui miei capezzoli lesta.
Un'assoluta goduria celestiale mi pervadeva,
incontrollati gemiti la mia bocca non conteneva.
Un'aria così innocente possedeva,
un travestimento quasi pareva.
Mi voltò con imprudenza e mi fece distendere le braccia,
estasiata ammirava le ali con una linguaccia.
Chiusi gli occhi al tocco della sua lingua calda,
i gorgoglii mentre assaporava la mia pelle pallida.
I morsi delicati e le labbra carnose ed ero in estasi,
infervorato mi volto e si scontrano i nasi.
Con foga ed impeto iniziai a baciarla,
arrossata sulle gote continuai a toccarla.
A vicenda degli abiti sacri ci spogliammo,
l'uno di fronte all'altra senza pensare ce ne disfammo.
La biancheria intima che indossava era perfetta,
il bianco colore le donava una bellezza schietta.
I piedi nudi roventi sul freddo pavimento,
un bacio sensuale ed intimo prese il sopravvento.
I miei boxer gonfi spingevano per la vicinanza,
imbarazzata e vogliosa si stringeva colmando ogni distanza.
Da terra raccolsi il suo rosario e per mano la presi,
ed una coppietta ora sembravamo così coesi.
Volti in un'unica direzione,
«vieni con me» fu la mia affermazione.
Ci dirigemmo verso l'imponente altare,
al centro della navata eravam pronti a consumare.
Dinanzi al nostro palcoscenico al collo glielo infilai,
con le dita il suo seno con il rosario sfiorai.
Lo ghermii strattonandola a me fortemente,
come un serpente le labbra gli leccai subdolamente.
Come con un collare potevo comandarla,
lei ansimava smaniosa tanto da desiderarla.
La riversai sul nostro personale letto,
mentre le toglievo il resto mi toccava il petto.
Sfilandole dai piedi le lasciai a terra cadere,
un bacio sul perfetto collo del piede la fece fremere.
Risalendo le baciavo le gambe sinuose,
inebriato da esse come dopo una dose.
Tirando il rosario le feci inarcare la schiena,
le slacciai il reggiseno poi baciandola in pena,
liberando quella sua prorompente forma piena.
Sfiorandole i capezzoli sentivo l'effetto di una droga,
e con impeto lei mi baciò per la foga.
Tendola stretta dal Sacro collare godevo,
la morsa al collo si stringeva ma non cedevo.
L'asfissia la eccitò e si aggrappò con le gambe al bacino,
il suo corpo chiedeva di sentirmi vicino.
La forza incontrollata dell'ormone lo frantumò in mille pezzi,
come biglie nell'aere brillavan diamanti grezzi.
Con i piedi a sfilarmi i boxer mi invitava,
libero adesso lo accarezzava e i brividi mi dava.
Un tremendo sacrilegio fu consumato,
un orrore ed un blasfemo peccato,
senza alcun tipo di rendenzione ero rinnegato,
alla pena negli inferi eterni condannato.
Ogni limite del pudore era stato superato,
di pece per sempre il mio animo era marchiato.
Eppure tutto questo mi elettrizzava,
la superbia il mio corpo regnava.
Corrotto fino al midollo avevo perso ogni salvezza,
ormai la mia vita era già piena di amarezza.
Non mi pento e abbraccio il peccato,
sarei disposto a rifare tutto pacato,
e prendere le conseguenze del prezzo pagato.
Così eccitante e meraviglioso il lato oscuro,
una finestra apparsa contro uno spoglio muro,
sporgendosi e vedendo realmente cosa c'è di puro!

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Peccato capitale: SuperbiaWhere stories live. Discover now