Verità Scomode

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Il tempo scorre inclemente e, un mese dopo, tutti gli abitanti della casa col cancello sono completamente abbandonati a loro stessi, rassegnati alle nuove vite e sconfitti dalla maledizione.

Nina ha trovato una scusa plausibile e l'università le ha permesso di insegnare da remoto, avvisandola che entro pochi mesi avrebbe dovuto comunque fare ritorno negli Stati Uniti, pena il decadimento della cattedra. Amber è spesso chiusa in camera tra videochiamate pomeridiane e sessioni di disegno, anche se ormai troppo svogliata per trovare nuove idee.

«Vieni con me.» Le dice Nina, entrando in camera con un cestino. Il sorriso tenue che spunta sul suo viso la accompagna per tutto il tragitto fino alla radura del padiglione estivo.

«Sei forse l'unica che ha ancora voglia di fare attività.» Commenta Amber, prendendo posto sulla tovaglia da picnic. Nina ride.

«Come se anch'io non fossi sotto estrema pressione per la mia cattedra di Yale. Cerco di trarre il meglio dalle situazioni.» Replica l'americana, tirando fuori i viveri dal cesto. L'altra inclina la testa e aggrotta teneramente la fronte.

«Non ti sei ancora arresa all'idea che a Yale potresti non tornarci?»

«Forse voglio solo rimandare l'inevitabile. Tu invece? Prima o poi il ritiro spirituale dovrà finire.» La bionda alza le spalle e si serve da bere.

«Mi inventerò di essermi rotta entrambe le gambe.» Nina si lascia andare ad una risata, consuma il pranzo e poi si stende ad osservare il cielo lievemente coperto dalle nuvole. Amber imita il gesto e posa la testa sulla spalla dell'amica, lasciando che il vento trasporti via i cumuli dolcemente mentre il tempo passa in silenzio, rinchiudendo quell'attimo lontano dalla maledizione egizia. Forse tutte queste tragedie hanno portato anche qualcosa di buono.

La paura di muoversi dal perimetro del collegio attanaglia tutti, perciò Alfie accetta di essere il definitivo nuovo custode di Anubis e si rinchiude nello studio a programmare fino a che non diventa buio. Partecipa a diverse conferenze con i suoi dipendenti e spiega come può la sua impossibilità nel fare ritorno, così si perde nei meandri della programmazione – visionando di tanto in tanto il lavoro degli sviluppatori. Decide di riversare tutta la sua frustrazione sui videogiochi e per questo inizia a creare il suo prossimo prodotto di intrattenimento, interamente basato sulla loro vita in casa agli anni del liceo.

Il telefono dello studio squilla, così alza la cornetta e risponde svogliatamente.

«Casa Anubis, chi parla?»

«Alfred.» La voce di Victor lo fa tirare immediatamente su dalla posizione rilassata assunta sulla sedia da lavoro. «Siete riusciti a trovare le risposte?»

«Quelle sì, vecchio mio.» Risponde sospirando, triste e sconsolato. «Mancano le materie prime.»

«Come sarebbe a dire?»

«Le monete non ci sono più.»

«Alfred, è impossibile.» Il tono cupo e gutturale dell'anziano risveglia i sospetti di Alfie. «Le monete non possono uscire da lì.»

«Victor, abbiamo cercato ovunque!»

«Quando il rito è stato fermato, io volevo disfarmi di ogni cosa che mi ricordasse il fallimento.» Risponde invece l'uomo; Alfie si alza lentamente dalla sedia e aspetta. «Quando ho provato a buttarle, le monete non mi hanno fatto uscire dalla casa.»

«E cos'aspettavi a dirmelo?» Esclama il ragazzo sbattendo i pugni sulla scrivania. A questo punto c'è una sola spiegazione plausibile.

«Perdona la memoria di un vecchio pensionato, Lewis. Ho riflettuto a lungo prima di ricordarmi che i nuovi ficcanaso di qualche anno fa le hanno spostate dalla cassaforte.» La versione dei fatti combacia con quella di Dexter, così le convinzioni di Alfie crescono. I due si salutano e il ragazzo scende nello studio segreto per recuperare alcune enciclopedie e fare ulteriori ricerche che lo assorbono fino alla sera inoltrata.

The Other Side Of The CoinWhere stories live. Discover now