Confessioni Nefaste

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Dieci minuti dopo, le quasi-trentenni stanno sgattaiolando dentro la loro vecchia casa, dirette verso il finto forno e pronte a scendere, malauguratamente, di nuovo nei sotterranei. Agguantano due talismani dal vecchio studiolo e si preparano a passare il raggio di Ra. Nina sorride nel constatare come Alfie si sia prodigato per rendere la cantina molto meno inquietante, senza mai toccare nulla dei misteri che li hanno a lungo legati alla casa. Proseguono, quasi come se la memoria muscolare fosse l'unica cosa di cui hanno bisogno per tornare in quei tunnel pieni di polvere e raggiungono la teca dov'è situata la replica della maschera di Anubis, l'oggetto con il quale il passato di Nina in quella casa si ferma. Le due si soffermano a pensare a tutte le corse contro il tempo compiute in quegli anni e non riescono minimamente a paragonarle alle assurdità vissute nel collegio. Il gioco del Senet giace sconfitto ora come dieci anni fa e le statue di Anubi non sembrano più così minacciose come un tempo, ma Nina sorride e si ripete che è pur sempre una questione di prospettiva, specialmente se la tua vita è in mano al fantasma di una sovrana pazza. I minuti scorrono ancora veloci e la cena si fa più vicina: hanno promesso agli altri di riunirsi per il pasto e chiacchierare fino ad addormentarsi, così Amber tende la mano a Nina e la guida nella silenziosa risalita dei tunnel. Al contatto delle mani un brivido corre lungo la sua schiena, ma deduce che sia per via della temperatura corporea gelida dell'amica, perciò si stringe inavvertitamente a lei durante la camminata, quasi in un istinto di protezione che le fa desiderare di avvolgerla con tutte le braccia. Non ha mai visto Nina così distratta, distante, e la cosa non fa che accrescere quella strana sensazione nel suo petto; forse un desiderio di tornare a vederla sorridere come un tempo, che non le capiti più nulla di male o che semplicemente possa liberarsi da qualunque peso si stia portando addosso.

Decidono di uscire dalla cripta, per non disturbare i residenti di Anubis, e quando fanno ritorno trovano già tutti pronti per sedersi a tavola. L'unico a mancare all'appello è Alfie, che si presenta poco dopo con una torre di pizze e birre fresche, accolto con gioia e sorrisi dagli affamati nuovi residenti della casa. La serata trascorre piacevolmente, tra scherzi e aneddoti sembra che gli anni non siano passati mai; la cena sembra il quadro perfetto di un'armonia mai perduta. La realtà si discosta, però, da questo: pochi di loro si sono effettivamente tenuti in contatto, a partire da Nina che ha tagliato ogni ponte con Fabian; Joy e Patricia si sono scritte spesso e viste qualche volta, ma la rossa non ha la più pallida idea di che cosa voglia annunciare la sua migliore amica; Alfie e Fabian si sono spesso incontrati nella grande metropoli ed hanno continuato a vedersi frequentemente, a volte con le reciproche partner. Oltre ai pochi, tutti gli altri si sono persi di vista, ma l'ambiente conviviale e giocoso prova il fatto che nessuno di loro si sia dimenticato della profonda amicizia che li ha sempre legati. Le conversazioni vanno avanti fino a notte inoltrata, davanti al caminetto ed un bicchiere di buon scotch, fino a quando la stanchezza non comincia a farsi sentire e decidono tutti di andare a riposarsi, nell'attesa del fatidico giorno dell'annuncio di Joy.

Amber e Nina si dirigono verso la loro stanza e si cambiano per la notte, in religioso silenzio. La prima si affretta a coprirsi con la maglietta, lanciando sguardi dietro di sé, per assicurarsi che l'amica non abbia visto niente, poi fissa il suo riflesso nello specchio e sospira, massaggiandosi la spalla destra. Quando le due si coricano, l'ambiente circostante sembra raggelare come fossero sotto la pressione dell'alta quota; si danno le spalle ad occhi ancora aperti e fissano il vuoto mentre il turbine di pensieri prende il sopravvento.

«Mi hanno sparato.» Esclama di punto in bianco Amber, facendo voltare repentinamente Nina verso di lei; quando finalmente si gira e incontra gli occhi chiari dell'amica, il suo solito volto energico e solare ha un aspetto tetro. «Mi sono resa conto di essere un'ipocrita nel chiedere a te i veri motivi per cui sei qui, mentre mento vergognosamente sui miei.»

«Com'è successo?»

«Secondo la polizia sono stata la sfortunata vittima di una sparatoria, ma io sono convinta che qualcuno mirasse proprio a me.» Lo sguardo interrogativo è facilmente percepibile, nonostante il buio della stanza, così Amber prosegue la confessione. «Non sono tornata per mio padre. Sono tornata perché qualcuno ha provato ad uccidermi, diverse volte.» il respiro della ragazza si fa affannato, segno che non riesce più a trattenere le lacrime, che finiscono per riversarsi sul cuscino candido. Nina si affretta a cingerle le spalle in un abbraccio e lascia che sfoghi a dovere la paura a lungo trattenuta. La solitudine e lo stress provati oltreoceano si sono accumulati in un mix letale, legato da repressione e sangue freddo, che è servito alla ragazza per restare lucida e fare fronte agli eventi, ma nessuno può resistere così tanto a lungo e prima o poi la bolla sarebbe dovuta esplodere. In un momento di silenzio, Amber raggiunge la mano dell'amica che le accarezza la schiena e la guida verso la spalla destra, dove la ragazza sente chiaramente il segno concentrico sulla pelle rovinata: la cicatrice del proiettile. Altre lacrime bagnano le lenzuola, stavolta di entrambe, mentre Nina si rende conto dell'infinito coraggio che alberga nel corpo minuto della ragazza.

The Other Side Of The CoinWhere stories live. Discover now