La prima volta

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NDA: la fine di questo ultimo capitolo introduttivo è una super sorpresa, fossi in voi leggerei tutto. Arrossisco 🌝😏🤫

"Più veloce, sei una lumacona!"
"Guarda che non ho quattro zampe io, e parla per te!"
"Si ma non posso starti dietro, lumacona!"
Diciamo che azzuffarsi correndo come forsennati dietro alla propria tonnellata e mezza di cena non era il massimo. Io ed Akki lo sapevamo entrambi ma non potevamo farne a meno: sfotterci era parte integrante della nostra routine e rendeva tutto più divertente.
"Smettila di chiamarmi così, fuscello spennato!"
"Zitta e corri cagasotto o non lo prenderemo mai!"
"Adesso basta!" Gli avrei fatto vedere chi è che comanda, tanto per non dargliela vinta anche quella volta. Akki era un tipo tutto pepe, esuberante, testardo come la roccia che dominava, dinamico costantemente attivo...Un vero e proprio satanasso dalla testa calda!
Sapeva tenermi testa, mi sfidava fino a farmi perdere la pazienza per poi farmela ritrovare cinque minuti dopo. Aveva modi tutti suoi di farsi perdonare e sapeva perfettamente quando lasciar spazio al suo lato comprensivo e gentile.
'Cagasotto' era una parola che detestavo. Per quanto fossi stata fifona sin da piccola, dopo le vicende al Sanatorio avevo un motivo più che valido per avere paura, e lo avevo sperimentato sulla mia stessa pelle ad un caro prezzo, per cui essere additata come fifona non mi stava bene.
Ero certa al 100% che avrebbe fatto qualcosa dopo, seppur entrambi sapessimo che faceva tutto parte del gioco come sempre, quindi tiravamo a ridercela.
Ma tra noi era così: una competizione continua per poter ridere dopo!Mentre lui mi stava aiutando a perfezionare alcune sequenze di combattimento, avevamo avvistato un enooorme cinghiale. E che fai, te ne privi? Ma assolutamente no!
Del resto a cena avremmo festeggiato il settantaseiesimo compleanno di nonna Dana-Dana, quindi quel cinghiale era un ottimo regalo di compleanno di gran lunga migliore rispetto al mazzo di papaveri e al vestitino nuovo a fiori che le avevamo donato l'anno prima (e oserei dire molto meglio anche del cuscino con la federa verde e gialla a pois di due anni prima...)
Perché sì, ne era trascorso di tempo!Più precisamente erano passati altri due anni, ma di questo ve ne racconterò tra poco ---> torniamo alla nostra preda piuttosto!
Forte di tutta la mia superbia, se dicevo 'basta' era basta, e basta! Misi il turbo, riuscendo a sorpassare Akki e coi polmoni al limite arrestai la mia corsa scivolando sui piedi per meno di un paio di metri prima di frenarmi definitivamente. Prontamente agganciai la con lo sguardo e protrassi in avanti le mani: "Zeno-Cage" era un insieme di alti pannelli di energia solida che ero solita utilizzare, come in quel caso, per intrappolare la sfortunata cena e non lasciarla fuggire. "Sei mio!" sorrisi io.
"Woo-oha!" Urlò quel matto di Akki mentre saltava un paio di metri facendo leva su di una roccia che aveva deformato mentre correva. "Non ci penso proprio, cagasotto!" Ghignò fiero lasciandomi completamente sbalordita mentre col potere del suo frutto Rock-Rock estraeva un enorme masso dal terreno per colpirlo a mezz'aria con un fortissimo e preciso calcio rotante. "Mio!"
"Dah, ma non ci credo, Akki l'hai fatto ancora!" sbuffai io sciogliendo la mia tecnica ed avvicinandomi al verde con passo svelto.
Si avvicinò tremendamente a me: "Ovviamente, ci ho pensato io perché tu non avresti mai potuto!"
I nostri nasi erano letteralmente a due centimetri l'uno dall'altro, questo mi fece venire in mente un ricordo di mezzo anno prima...
~Da quando avevo fatto ritorno all'isola Gold, non ero mai andata a piangere i miei cari sulle loro tombe. Non perché non ne avessi voglia, non perché io mi trovavo a Perla e loro a Roubi dove non ero ben accetta...Ma semplicemente avevo paura. Paura di essere giudicata dai morti forse, paura di non esserne degna. Del loro brutale destino ero io la colpevole, con che faccia avrei potuto presentarmi davanti ai loro memoriali?
"Non sei sola." Mi aveva detto Akki quel giorno poggiandomi una mano sulla spalla "E poi tu hai un posto dove piangerli, non sminuire questa fortuna, sarebbe come voltargli le spalle."
Poche parole serie d'effetto che bastarono ad aprirmi gli occhi, cos'altro bisogna aggiungere?
L'unico problema era raggiungere Roubi, perché da Perla a lì non c'era certo poca distanza. Quindi, da brave canaglie ribelli e adolescenti, decidemmo di, ehm, 'prendere in prestito' il Sinister-Mine-Train della nonna...La getendi Roubi aveva già reclamato la mia testa in maniera sottintesa, e giustamente io invadevo il territorio a bordo di uno dei tanti vagoncini colorati giudati da un matto con i capelli verdi e un topo in testa. Direi che eravamo proprio i tipi che preferivano passare inosservati. E chissà quante botte ci saremmo beccati dopo che nonna Dana-Dana ci avrebbe visto tornare sul treno... Ma questo è un epilogo che potete facilmente immaginare...
Akki non se la cavava affatto male alla guida ma per quanto spingesse l'acceleratore quel tragitto a tratti desertico continuava a sembrarmi solo un infinito flusso di pensieri: potevo davvero tornare?Era la cosa giusta da fare?
"Sei pronta Ari-Ari?" Akki non mi chiamava mai per nome, sapeva quanto fosse dura per me e quanto avevo bisogno della sua presenza in quel momento.
Fece per precedermi, ma agguantai un lembo della sua t-shirt bianca e si voltò a guardarmi trovandomi a mordermi le labbra con gli occhi lucidi per la tensione. Afferrò la mano con cui lo tenevo per la maglietta, stringedola dolcemente forte come per dirmi 'siamo insieme'; mi feci coraggio.
Nonna e tutti gli altri cittadini avevano dovuto fare i conti con i morti ed i feriti causati da quella banda pirata, ed immagino che seppellire i propri cari con le proprie mani sia stato straziante per lei. Riposavano tutti e tre assieme, vicini nel verde e curato prato periferico del cimitero della città. Sulle loro lapidi vi erano fiori ancora freschi, accato ai quali posai un mazzolino di margherite e garofani, i preferiti di Gari.
"T..Tu guarda i fiori..." Mormorai lasciandomi cadere sulle ginocchia. Scoppiai in lacrime, a tal punto da non riuscire più a distinguere le immagini con nitidezza e mi morsi le labbra cercando di smorzare i singhiozzi e mettendo a fuoco la mia mano sul terreno sotto di me.
Ma la terra non poteva restituirmeli... "Mi dispiace...Mi dispiace...Mi dispiaceee!" Continuai a ripetere ad inoltranza battendo i pugni.
Akki, mosso dalla scena, si abbassò e mi afferrò saldamente il viso fra le mani gonfiandomi le guance ed io posai le mie su di lui mentre le lacrime calde mi rigavano il viso.
"Ascoltami bene, Ari! NON È COLPA TUA! Tu hai cercato di salvarli! Loro sono morti col sorriso sapendo di amare te e tuo fratello. Credi davvero che volessero questo per te? Credi davvero che il futuro che immaginavano per la loro figlia fosse buio e triste come quello che ti ostini a vedere tu?" I suoi occhi erano ancorati nei miei, non distoglieva lo sguardo mentre con decisione e commozione continuava: "Se fossero qui vorrebbero vederti vivere felice la vita che ti sei guadagnata. Tu sei sopravvissuta, Ari, vivi libera per loro e per tuo fratello, non lasciare che quello che quei folli ti hanno fatto prenda il controllo su di te, tu sei più forte e non puoi permettergli di vincere. Vivi! Vivi, Ari! Una famiglia è per sempre, loro saranno sempre con te se tu gli permetterai d'essere la luce tra le tue tenebre. Trasforma questo dolore. Vivi libera e vai avanti, per favore!"
Lo fissai in silenzio tra soffocati singhiozzi ed occhi grondanti di lacrime e quando mi disse "Adesso sfogati, io sono qui con te!" mi abbandonai del tutto fra le sue braccia lasciando andare la sofferenza di quegli anni, cullandomi tra i teneri ricordi di una famiglia felice.
Restai seduta accanto ad Akki con la testa china sulla sua spalla, finché non giunse il tramonto a svegliarmi da quella ritrovata calma.
Lentamente alzai il capo dal suo incavo imbattedomi nel suo viso giovane e perfetto. I suoi occhi riflettevano perfettamente i colori del sole calante, respirava piano come se fino a quel momento avesse avuto paura di portarmi via quel benessere. Non smisi neanche solo un secondo di ammirare la sua perfezione, la sua pelle eterea, da quando era diventato così bello? Lui non distoglieva lo sguardo da me, eravamo tremendamente vicini e nel silenzio della natura erano i nostri cuori battenti a far chiasso. Non resistette e posò piano le sue labbra vive sulle mie.
Ma quello non poté evolversi in nient'altro che un bacio a stampo, perché Pelo zampettò da noi facendoci notare che qualcuno di Roubi mi aveva vista e stava venendo lì per me.~
Da quel giorno non avevamo creato altri momenti così 'romantici' oserei dire, perché?
Diamine, non so neanche il cazzo di perché. So solo che da allora eravamo più uniti che mai.
Akki mi stava sempre appiccicato, non che fosse una cosa negativa eh...Voglio dire lui era il mio migliore amico, la mia spalla, la persona che mi rimpinzava di pancakes fino a farmi scoppiare, l'unico a cui permettevo di rubarmi il cibo dal piatto, l'unico che avrei punzecchiato fino allo sfinimento e che avrei inseguito fino ai confini del mondo.
Se potessi cercare di farvi capire cosa lui fosse per me, direi che Akki era il mio primo amore.
Akki era una scintilla di vita pura nei miei giorni, ed aveva fatto breccia nel mio cuore, a modo suo, già ai tempi del Sanatorio.
"Oh, e quindi?" disse lui interrompendo il flusso dei miei pensieri distraendomi come lo stridio di un disco rotto. Non accennò certamente a tirarsi indietro, rendedomi le cose più difficili.
"Quindi cosa?"
"Muoio dalla voglia di baciarti, Ari." Senza neanche il tempo di accorgermene percepii le sue mani calde sulle mie guance, ero in trappola.E boom, mi colpì ed affondò come un cannone con una nave nemica. Un brivido si fece strada nel mio cuore, aumentandone i battiti. Arrossii leggermente quando con i pollici prese ad accarezzarmi lentamente le lentiggini, ridendo della mia temperatura corporea che non faceva altro che aumentare. "Parto domani, lo sai."
Scivolai via dalla sua presa. 'Parto domani', certamente come se questo bastasse! Non avrebbe mai potuto farsi perdonare per quello. "Appunto, parti." Mi voltai di schiena, facendo per andarmene. Dio, quanto non sopportavo l'idea di vederlo partire.
Aveva sempre detto di voler essere libero, che lui era nato per realizzare il suo sogno di poter prendere il mare e vivere mille avventure da raccontare. Un pirata, voleva essere un maledetto pirata.
E non mi stava bene, ovvio che no. I pirati commettono reati, fanno cose spregevoli e vivono alle spalle degli altri. I pirati mi avevano portato via ogni cosa.
D'improvviso venni tirata indietro e cinta in vita dalle sue braccia. Non avevo scampo. Chinò la testa per incastrarla perfettamente nell'incavo della mia spalla. Era più alto di me di dieci centimetri, io ne misuravo solo centosettantotto. Strusciò la punta del suo naso contro il mio viso. "Diventerai un pirata, ci vuole molto più di questo per farti perdonare stavolta!" Detto questo, lo costrinsi ad allontanarsi con una gomitata nello stomaco e me ne tornai a casa di corsa imboccando la radura.
Non sapevo proprio dirgli di no, ma stavolta era diverso.
Bastava poco per scrollarmi di dosso il broncio, aveva i suoi assi nella manica quel matto!
Non è che io non lo desiderassi, anzi! Akki era letteralmente l'unico ragazzo della mia vita, la mia prima cotta, la mia prima esperienza sentimentale, il mio primo tutto. Fremevo dalla voglia di buttarmi a capofitto in tutto ciò che potevamo essere. Ma sapere che l'indomani sarebbe salpato all'avventura io proprio non riuscivo ad accettarlo. Non accettavo né l'idea di separarmene né che potesse trovare la felicità senza di me.
Chi avrei rimproverato perché scalzo tutto il tempo? A chi avrei fatto i massaggi dopo l'allenamento? Chi mi avrebbe preparato i pancacke per colazione? Con chi avrei vissuto gli altri giorni della mia vita tra risate e pianti? Con chi avrei scambiato insulti per poi sfidarmici e ridere? Akki era Akki, e basta. Era parte della mia vita da anni e non potevo adattarmi ad un cambiamento così grande.

Ariadna! {Trafalgar Law}Where stories live. Discover now