There's always a way out pt.1

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Ogni sforzo fatto da me ed Akki per scoprire i segreti del Sanatorio era stato inconcludente.
Già una volta lui aveva rischiato grosso, avremmo dovuto trovare un'altra maniera.
Avevo fatto richiesta a Lenora di anticipare il nostro solito incontro: non ero sicura di potermi fidare di quella donna, ma era l'unica a comprendere e avere soluzioni ai problemi legati al mio trauma ma que giorno avevo deciso che poteva essere un ottimo escamotage per strapparle qualche informazione.
C'era qualcosa in lei che non potevo percepire, quando mi stava vicina mi sentivo così calma: il mio cuore batteva lento, come se non fosse più costretto a portarsi appresso quel peso a cui ero legata, mi faceva sentire in pace e rilassata con una semplice carezza.
In quei mesi mi era stata parecchio d'aiuto aiutandomi a rimettere insieme qualche pezzo: del resto era grazie al suo lavoro terapeutico che avevo potuto gestire i miei attacchi e imparare a padroneggiare sempre più i poteri del frutto Zeno-Zeno.

Purtroppo avevo fallito! Tornai da Akki al nostro covo: l'aiuoletta di margherite nel cortile! Lo so, un covo che neanche il Germa66 aveva, ma era pur sempre qualcosa visto che gli altri bambini ne stavano lontani... Bambini poi, ormai quelli di noi che erano rimasti erano i più piccoli, chi aveva compiuto già 17anni non c'era da un bel pezzo (un altro mistero su cui indagare!).
"Oh! Beh, hai scoperto qualcosa?" Chiese lui.
"Macché! Questi sanno tenerseli proprio bene i segreti! In compenso mi ha dato delle gocce naturali per calmare lo stress e le visioni."
Inarcò un sopracciglio, dall'alto della sua posa a mani conserte: "Oh, quantomeno la smetterai di dire che tutte le cose brillano quando ti giri perché ti sembra di avere qualcuno alle spalle!"
"Piantala! È così: ogni cosa ha una luce diversa, anche tu!"
"Ari. Ma è una cosa che vedi solo tu ogni tanto..."
"E quindi? Non significa che non sia vero!"
"Si, ma oh, lo sai che..." si cucì immediatamente la bocca, consapevole di star per dire qualcosa di sbagliato. "Vabè, mi aspettano per il solito prelievo, vado!"
Lo lasciai andare senza dir nulla. Diamine se mi faceva innervosire quella testa d'albero!
Certo volte proprio non lo capivo, come adesso; altre invece si comportava in maniera strana come quando lo beccavo di sottecchi a guardarmi tutto rosso in viso. E poi ancora quando cercava di smollare a me suoi waffle della domenica senza un perché. Bah, ma vallo a capire! Ce l'aveva per vizio a lasciare le cose a metà, mi ci stavo abituando. Mi piaceva Akki, era il mio migliore amico e per certi versi mi ricordava mio fratello Gari. Passare il tempo con lui a fare i detective mi faceva star bene, sapevo di poter contare su di lui, non avevo dubbi.
Diverso era per Mila, la mia sorellina maldestra. Mila e Akki, la mia nuova bizzarra famiglia da ospedale!
Restai seduta laggiù ancora un po', ridendo fra me e me per quella volta in cui Mila aveva fatto le treccine ad Akki mentre dormiva, il suo risveglio fu una scena divertentissima!
Ma qualcosa, un garrito in lontananza, sbiadì quel siparietto: alla grata di fronte a me c'era un gabbiano che sembrava voler attirare la mia attenzione.
"Ma sei tu!" esclamai. Non c'erano dubbi, era proprio il gabbiano di quel giorno!
Corsi da lui, senza dare nell'occhio, e mi chinai per poterlo salutare con una carezza sul becco: "Penso che siamo amici ormai, quindi ti chiamerò Aslok! AHH-DAH!" rimasi totalmente di sasso nel vederlo spiccare il volo, ma non quanto quando lo vidi planare alto nel cielo mentre lasciò cadere un oggetto. Miseriaccia, nulla di strano se non fosse che l'avevo schivata per miracolo visto che aveva mollato la presa proprio sulla mia testa.
Volò via, rivolgendomi un garrito mentre si allontanava.
Sorrisi e poi subito raccolsi l'oggetto portandolo con me lontano da occhi indiscreti al covo, dove le foglie mi avrebbero coperta.
Mi accovacciai e iniziai ad esaminare: si trattava di una bottiglia in vetro verde, sicuramente ormai opacizzata e levigata dal mare, al suo interno vi era arrotolato un foglio; curiosissima aprii e ne vuotai il contenuto che lessi senza esitare prendendomi il mio tempo: "Ma...Oh no, non dirmi che...NON DIRMI CHE!?.."
I miei occhi diventarono lucidi, ma fui capace di trattenere le lacrime per la gioia: il mio seeker, era sicuramente stato grazie a lui, dannazione si, aveva funzionato ed il libro di Lenora aveva avuto ragione!
"Stupida ragazzina, ma che ti salta in mente?!" Persi un battito quando, dalla porta di ingresso al cortile, sentii un gran casino: Mila era stata accerchiata dai soliti bulletti perché, distratta com'era, aveva inciampato trascinando per terra anche il ragazzino di fronte a lei.
Dovevo andare a difenderla, pertanto misi da parte la lettera con la bottiglia nascondendole in mezzo ai cespugli e mi avviai a prendere le sue parti.
"Ma guarda, ovviamente non poteva mancare la tua amica sfigata!" Ringhiò la 'vittima' nel vedermi, generando una risata fra i suoi complici.
"Lasciatela stare!Solo gli idioti fanno gruppo per una scemenza del genere!" esordii io.
Di tutta risposta, dal solito scontroso con la cresta bruna ricevetti una spinta tanto forte da farmi indietreggiare.
Fui afferrata per le braccia da chi era dietro di me, ma il mio divincolarmi fu vano. Merda.
"Ari-Ari!" Esclamò Mila intimorita e preda di grossi lacrimoni.
"Sai bambina-lentiggine noi abbiamo una faccenda in sospeso!"
"Sai, se tu avessi tanti neuroni quanto io lentiggini, a quest'ora non saremmo qui a discutere!" Feci beffarda io. Non l'avrei mai data vinta ad un soggetto del genere.
"A...Ari ha ragione, lasciaci stare!" Prese coraggio la piccola.
Vidi chiaramente una vena rigonfiarsi sulla tempia del bullo, le sue mani si strinsero in pugni trasudanti irritazione e nervosismo: "Come ti permetti?..."
Mi diede un calcio dritto nello stomaco, tanto forte che se non avessi avuto gli altri a tenermi ferma sarei caduta indietro.
"Ti faccio vedere io bastarda!" A quello ne seguirono altri, loro lasciarono la presa e mi ritrovai per terra accasciata: sentivo di dover vomitare l'anima, mi bruciava lo stomaco e avevo dolore in ogni dove, mi fischiavano le orecchie, faticavo addirittura a tenere chiara la vista mentre provavo a mettere a fuoco le gocce di sangue che si shiantavano al suolo precipitando dal mio naso.
"Ari...A..Ari!!" Continuavo a sentire Mila, disperata ed impotente.
"Adesso tocca a te, devi pagare per avermi fatto sporcare!" Fece lui rosso in volo dalla rabbia calcando sul fatto di avere viso, mani ed indumenti sporchi di polvere.
Mentre si allontanava da me, mi bloccai in un flash: scatti della tragedia di quel giorno, i colpi ed i rumori, tutto riprendeva vita di fronte a me ma in un luogo differente e con persone diverse.
Furono secondi: "Lasciala stare!"
Non potevo permettere che le facessero del male, ad ogni passo del bullo avvertivo la rabbia salire al pari dell'angoscia. Ancora una volta avevo peggiorato la situazione, ma non avevo tempo e modo di sperare in un aiuto, dovevo agire io e subito, perché la scena dell'isola di Gold si stava ripetendo.
"Guarda bene bambina lentiggine!" Il ragazzino con la cresta spinse Mila per terra, mentre un suo compare mi aveva sferrato un pugno alla spalla sinistra facendomi sobbalzare.
"Adesso scusati, stupida!" Gli impose lui.
Non c'era la sicurezza, stranamente, agivano liberi certi di questo.
La scena si stava svolgendo in cortile, davanti al largo portone in vernice grigia.
Ero sporca di sangue e la mia vestella era tutt'altro che bianca visto la polvere.
Non riuscii a resistere all'arroganza di quella spinta, non avrebbe dovuto toccare Mila ma distante un paio di metri per potermi mettere in mezzo.
Mila, poverina, singhiozzando tra una lacrima e l'altra balbettava parole confuse cercando di scusarsi. Quel bastardo me l'avrebbe pagata cara.
Afferrò Mila per la veste, all'altezza delle maniche, tirandola a sé e caricano un pugno diretto alla sua faccia. Non l'avrei permesso: Dovevo. Fermarlo.
L'ira e la preoccupazione agirono per me facendosi strada nel male che sentivano le mie ossa: ancora a terra mi sfogai in un urlo, aprii la mano in un gesto repentino e spinsi via con forza una sfera azzurrina che investì il tipo.
La forza mi venne sicuramente da quel turbinio di emozioni ed era abbastanza da compattare la mia energia in un colpo che lo colpì fino a schiacciarlo contro la recinzione metallica con tanto di tonfo e rimbombo.
Quello si ritrovò k.o. senza neanche accorgersene, come una mosca, e sotto gli occhi scioccati e increduli di tutti i presenti.
Se era stata la scelta giusta? Sicuramente si, alle conseguenze avrei pensato poi per tempo...
In quello stesso frangente entrarono dal portone Akki e pure quelli della sicurezza.
Il verde si guardò intorno quasi a cercare di ricostruire la vicenda ma il personale invece intervenne per me: ero confusa e dolorante, ed il colpo mi aveva prosciugato tutte le energie lasciandomi sul punto di perdere conoscenza da un momento all'altro.
Fui raccolta da terra e trascinata via.

Ariadna! {Trafalgar Law}Where stories live. Discover now