La colpa

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Facemmo presto a dividerci, uniti dal fatto di esserci cacciati in un grosso, grosso guaio.
Camminavo incerta singhiozzando: avevo davvero paura che accadesse di nuovo, di non riuscire a farcela da sola senza mio fratello.

Allungai il tragitto correndo quando e quanto potevo, cercando di aggirare le strade più affollate e nel giro di un quarto d'ora raggiunsi la mia casa-albero, dove trovao mamma Manda intenta a cucire i calzini rossi da notte di mio padre.
Era seduta su una vecchia sedia a dondolo di castagno, quel giorno aveva scelto il cuscino a fiori bianchi e gialli dove posare la schiena. Manda si dava sempre così un sacco da fare per la famiglia e per la casa.
Confesso che non era raro che io la spiassi di tanto in tanto: aveva un viso così armonico e delicato, una pelle bellissima e dei capelli di un biondo talmente chiaro da rasentare il bianco; soleva portarli in una morbida treccia poggiata sulla spalla sinistra. Era stupenda, quasi come un angelo!
Per di più dal giorno in cui lei e papà Petro ci avevano messo al corrente di aspettare un figlio, è logico che io me ne preoccupassi maggiormente e la tenessi d'occhio per vedere se era tutto ok quando gli altri non erano in casa.
Manda era favolosa e ero felice che avesse affiancato lei mio padre dopo la morte della mia madre biologica, avvenuta dando alla luce me e Gari.
Si accorse di me: "Come mai già di ritorno, Ari-Ari?" chiese.
"Ehm...Io...Ecco...Io..." indugiai arrossendo un po', svegliandomi dal suo pensiero.
"Insomma, mi scappa e devo andare al bagno!" strillai dprutto d'un fiato mentre me la svignavo su per le scale a chiocciola lasciandola un po' perplessa fra la merceria.

Badai bene a chiudere a chiave la porta della toilette, abbassai la tavoletta e mi ci sedetti su.
Cercai, per quanto possibile, di rielaborare i pensieri e fare il punto della situazione; mi domandavo come se la stesse passando il mio gemello, oltretutto.
Cosa sarebbe potuto mai accadere adesso?
Nulla di male presumevo, del resto quei quattro pirati non sapevano che il misfatto era ad opera mia, Gari non si era mica avvicinato al loro forziere, quindi di che mi preoccupavo?
Supposi, anzi, ero certa che la parte peggiore sarebbcstata il dover convivere con questi strani poteri. Ma poi, poteri di cosa? Non potevo emettere raggi laser dagi occhi, volare o diventare invisibile? Fino ad allora, per quanto ci avessi visto, era stato uno schifo totale.
Insomma, avevo spaventato a morte mio fratello, che nonostante non lo dimostrasse appieno, deducevo mi credesse ancora un mostro. Avevo non so... seccato (?) un terrario di fiori e desiderato di sboccare mentre camminavo fra la gente. Wow, se questo era un super potere!
Faceva schifo, letteralmente e totalmente schifo!
E se avessi sbagliato qualcosa e rifacendo la stessa roba di prima? Potevo forse ferire qualcuno...
E se in qualche maniera quei pirati sarebbero risaliti a noi, cosa sarebbe accaduto?
E se si fosse venuto a scoprire il nostro nuovo segreto?
Il panico si fece strada in me, poco a poco, ogni dubbio ed ogni preoccupazione sembravano farsi più grandi e reali: era proprio un disastro bello e buono.
Percepii una strana sensazione, che stesse accadendo ancora?
Tirai fuori dalla tasca uno dei garofani rosa colti da Gari 'tu guarda i fiori' mi ripetei, così mi aveva detto.
Io li stavo guardando i fiori, ma nuove lacrime ne ingrandirono e sfocarono l'immagine.
Tenni salda la presa dello stelo fra le dita, tentando di perdermi in un bel ricordo rilassando il respiro e concentrandomi sul profumo dei petali.
Un bel ricordo eh?
Gari con la testa sulle ginocchia di mamma Manda a godersene le carezze, io fra le braccia di papà a fare l'aeroplano gioiosa di andare sempre più su nel cielo incorniciato da un sole sul punto di tramontare; una leggera brezza portava l'essenza del mare sui nostri visi.
Il sole mi faceva star bene, non c'era buio, non avevo paura ed i suoi raggi ci scaldavano.
Un ricordo semplice, come lo siamo noi, essenziale d'armonia e d'amore.
Avrei vissuto in quel pomeriggio per mille anni se ne avessi avuto la chance, solo noi senza tutto il resto.
Questo mi faceva sentire felice.

Mi calmai, la strana sensazione mi lasciò e per sigillare quel momento mi sciacquai il viso ed i polsi con dell'acqua fredda.
Tornai di sotto, passai prima per la cucina e presi possesso di un sacchetto di biscotti al cioccolato.
Chissà se Gari e papà stavano mangiando a quell'ora!?
Abbracciai il sacchetto con il braccio destro e col sinistro mi imboccai con ingordigia.
In tutto quel trambusto non mi era certo passata la fame, papà diceva sempre che con lo stomaco vuoto non si va da nessuna parte (sarà per questo che aveva messo su una bella pancia?).
Mi sedetti sul divano posto alla destra della mia matrigna e la osservai passare e ripassare l'ago attraverso i calzini con maestria.
Prima di potermene accorgere, cullata dalla sua dolce immagine col pancione, m'addormentai con la testa china sul bracciolo morbido del piccolo sofà.
Mi ci voleva proprio.

Ariadna! {Trafalgar Law}Where stories live. Discover now