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Alaska arrivó a Baltimora qualche giorno dopo aver compiuto i suoi 17 anni, precisamente nella metà di marzo, le era sempre piaciuto quel mese, lo sentiva suo, le trasmetteva serenità, per non parlare della felicità che era solita provare durante la settimana del suo compleanno. Eh sì, perché per lei, il suo compleanno non durava solo un giorno, ma tutta la settimana in cui quel giorno cadeva, era così importante, era il suo periodo e la sua giornata speciale.
Alex le fece trovare la casa addobbata dai festoni colorati, il tavolino del salotto riempito con qualche dolce e qualche bibita, la canzone d'auguri la suonò lui stesso insieme alla sua band, composta dai suoi migliori amici, che Alaska conosceva da quando ne aveva memoria. Come se non bastasse la fidanzata di Alex, Lisa, le andò incontro con una torta in mano, e una candelina accesa incastrata nella panna.
Fu una serata divertente, si sentì subito amata, era quella la sua famiglia, suo fratello e i suoi strani amici, nonostante la lontananza dalla sua terra natale, sentiva che in realtà il suo posto era lì, ovunque, con Alex.
I ragazzi si erano traferiti lì tempo prima, dopo aver fatto il giro del mondo con la loro musica, avevano avuto successo, molto, ma poi avevano deciso di stabilirsi ed aprire un pub, dove ogni sabato sera avrebbero fatto suonare nuovi talenti, per far si che emergessero, era sempre un via vai di gente quel posto.
Quando Alaska arrivó si presero due giorni prima di mandarla direttamente a scuola, per farla ambientare, mostrarle la città, il loro pub, e per farla sentire al sicuro, come nessuno aveva mai fatto prima.
La sera prima del primo giorno nella nuova scuola, Alaska si ritrovò seduta sul letto, a guardarsi intorno e a pensare, era stata spedita volutamente dai suoi genitori in un altro continente, non che non ne fosse entusiasta, ma aveva sempre quel senso di rabbia contro di loro, non l'avevano mai trattata bene, non avevano mai avuto un bel rapporto, ed Alaska si sentiva sbagliata.
Si prese qualche minuto per guardare meglio la sua stanza:
le pareti erano blu e al muro erano attaccate palline luminose al neon rosse, una finestra era posizionata al centro della parete al lato del letto, le tende erano celesti e le coperte di questo erano azzurre, di fronte si trovava una scrivania con degli scaffali pieni dei suoi libri preferiti, mentre dall'altro lato era posizionato un enorme armadio, anch'esso blu, con uno specchio all'angolo.
Tutto ruotava attorno al suo colore preferito, ed era grata che almeno ad Alex, che aveva arredato il tutto, non fosse stato indifferente l'attaccamento morboso che lei aveva per i colori, in particolare il blu ed il rosso.
La sua valigia era ancora socchiusa sul pavimento, sospirò alzandosi, la aprì del tutto e iniziò a posizionare ordinatamente i panni nell'armadio, sapendo che quell'ordine apparente sarebbe durato davvero poco.
Alex e Lisa erano usciti e lei aveva deciso di non voler essere di troppo, quindi passò la serata a sistemare, scelse anche i vestiti per la mattina successiva, poi mise la sveglia e mandó un messaggio al fratello:
"Alex sto andando a dormire, ho messo la sveglia, per sicurezza però domani vieni a controllare che mi alzi, buonanotte xx"
Come pigiama indossó una maglietta a mezze maniche nera, più grande della sua taglia, non aveva mai amato i pigiama, aveva sempre dormito con ció che le capitava sotto mano, in quel caso sorrise, non era la sua, apparteneva in realtà al suo migliore amico, l'unica persona che le era sempre stata vicino, Dylan.
Si infiló sotto le coperte e decise di scrivere anche a lui:
"Hey Dyl, sono passati due giorni, ti avró mandato almeno dieci messaggi, potresti anche rispondere, stronzo. Mi manchi."
Cercó di addormentarsi dopo aver spento le luci, ma prima che potesse chiudere gli occhi, la porta si aprì lentamente, Alex entrò piano nella camera blu, diede un bacio tra i capelli rosso fuoco della sorella e sussurrando disse "Buonanotte Icy" poi la lasciò dormire.
Era solito chiamarla così, per via del suo carattere, sempre sarcastica, schiva, fredda, ma Alex la conosceva, sapeva che era solo apparenza quella, in realtà sua sorella era l'opposto: dolce, gentile e sempre pronta ad aiutare chiunque.
Eppure era cambiata in quegli anni in cui erano stati lontani, non si trattava solo dell'aspetto, oltre ad aver tinto i capelli di un rosso scintillante ed essere cresciuta, sapeva che la sua piccola sorellina non era più la stessa, lo sentiva, lo vedeva, bastava guardarla negli occhi per capire che si era ormai chiusa in sé stessa.
Alex si recò nella sua camera, trovando ovviamente Lisa, che gli sorrise dolcemente "È davvero bella Alex, educata e gentile, ti somiglia davvero molto, sono contenta sia venuta a vivere qui" confessò.
Alex tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe mai voluto che si sentisse a disagio con sua sorella in casa.
"Per fortuna andate d'accordo" ridacchió stendendosi sul letto "..la accompagno a scuola domani, per colazione puoi farle trovare un caffèlatte, ti dispiace?" chiese calmo.
"Le preparerò quello che vuoi Alex, tanto se ha preso da te, so per certo che sarò l'unica speranza per farvi fare colazione, visto che dormi sempre troppo" lo prese in giro sdraiandosi accanto a lui, ridendo.
Si addormentarono con la consapevolezza che quello sarebbe stato l'inizio di una vita diversa.

Let me look in your eyesWhere stories live. Discover now