Capitolo 11

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Capitolo 11: Mattia Zenzola

Pov Christian

Mi sveglio sentendo il suono di una sveglia. Mi alzo sbuffando dal letto, esco dalla camera e seguo il suono della sveglia, che sembra provenire dalla stanza di quel ragazzino.

Apro la porta e vedo il biondino che spegne la sveglia.

«Finalmente hai deciso di spegnere quell'aggeggio infernale! Si può sapere perché hai impostato la sveglia?!» non accorgendosi della mia presenza sobbalza per lo spavento. Si gira verso di me e noto che ha i capelli scompigliati e i segni sul cuscino sulla guancia sinistra.

«Ho dimenticato di levare la sveglia. Mi dispiace, non volevo svegliarti.» per la prima volta non balbetta, ma le sue guance diventano rosse, come sempre.

Se c'è una cosa che ho notato di lui è la sua timidezza, si imbarazza facilmente e ogni volta che si sente a disagio fa di tutto pur di non guardare negli occhi la persona con cui sta parlando.

«Smettila di fare rumore!» esco dalla camera e chiudo la porta dietro di me. Ritorno in camera mia e mi butto sul letto.

Odio avere quel ragazzino in giro per casa. E odio soprattutto il fatto che mia madre non abbia esitato due secondi per farlo venire in casa nostra. Ovviamente non volevo che quel ragazzino rimanesse senza una casa, è una cosa che non avrei mai augurato a nessuno. Nemmeno al mio peggior nemico. Ma quando Mattia disse che mia madre lo ebbe ospitato in casa nostra, volevo solamente andare da mia madre e urlargli contro, chiedendole il perché. Conosce quel ragazzo da due settimane, e gli avrà parlato pochissime volte. Non può sapere se quel ragazzo mente o dice la verità, magari è un serial killer, o un ladro. Ma alla fine lasciai stare, mia madre è semplicemente troppo buona per lasciare un ragazzino sconosciuto senza un posto dove stare.

Sbuffo e dato che non riesco a riprendere sonno esco dalla camera e vado nel terrazzo fuori in cucina. Mi accendo una sigaretta e poi mi affaccio alla ringhiera, godendomi i primi raggi di sole che iniziano a farsi strada nel cielo, il cinguettio degli uccellini e il leggero venticello di inizio giornata.

Inevitabilmente i miei pensieri vanno al ragazzino al piano di sopra. Per quanto io lo odi, devo ammettere che quel ragazzino sembra una divinità greca. Di ragazzi belli ne ho visti tanti, ma lui... Mattia ha una bellezza che nessuno ha. Gli occhioni azzurri che ricordano tanto il mare, un viso paffutello e delicato come la pelle di un bambino, labbra carnose e naso a punta. E da ciò che ho visto ieri, mentre lo osservavo a lezione, sembra che abbia un addome leggermente scolpito. Assomiglia incredibilmente al principe azzurro delle favole.

Dei passi provenienti dalla cucina mi fanno destare dai miei pensieri. Mi volto, appoggiandomi con la schiena alla ringhiera e vedo il soggetto dei miei pensieri. È in piedi in mezzo alla cucina, e si sta stropicciando gli occhi con le mani chiuse a pugno. Sembra un bimbo.

Quando finisce di stropicciarsi gli occhi, punta il suo sguardo su di me.

«Oddio scusa, non sapevo che ci fossi tu. O-ora torno in camera.»

Un'altra cosa che ho notato di lui, è che si scusa sempre, in qualsiasi occasione.

«Non c'è bisogno. Volevi fare colazione?» butto il mozzicone della sigaretta ed entro in cucina. Ora, non che io abbia voglia di preparagli da mangiare, ma sono certo del fatto che si sente troppo a disagio per frugare nel frigo e negli stipetti sotto i miei occhi. Gli darebbe la sensazione di essere un ladro che ruba nelle case altrui.

Lui annuisce. Il suo sguardo vaga per l'intera cucina, evitando i miei occhi. Mi domando se ci sia mai una volta in cui lui non si senta a disagio.

«Cosa volevi mangiare?»

The Sun And The Moon||ZenzonelliWhere stories live. Discover now