Capitolo dodici.

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I due entrarono nella palude, sebbene non avessero la benché minima idea di come fosse un vero tritone. Zyan iniziò a recitare un incantesimo che gli avrebbe permesso di riconoscere un tritone; quando fu costretto a fermarsi per via di una melodia che iniziò a echeggiare in quel posto.

<<Sanno che siamo qui>> disse il ragazzo, restando immobile.

<<Andiamo per gradi. Prima prendiamo il vero tritone e poi seguiamo la sua melodia, così troveremo in fretta l'altro>> disse la giovane, tappandosi le orecchie.

Zyan riprese a recitare il suo incantesimo, ignorando la melodia che in qualche modo non ebbe effetto su di lui e quando finì, prese la ragazza per le spalle e si spostarono nel luogo, dove quegli anfibi tritoni si nascosero.

<<Concentrati sulla mia voce e con la mia guida, trova quell'anfibio>> disse il ragazzo, parlando chiaro e forte alle sue orecchie.

La ragazza seguì le istruzioni di Zyan e sebbene si nauseò all'idea di mettere le mani in quella melma, dovette comunque farlo. Intanto il ragazzo, continuò a darle delle spiegazioni riguardante quell'anfibio e cose varie, anche se delle stupidaggini tendevano a miscelarsi con il vero.

<<Mi viene da vomitare>> disse la ragazza, muovendo lentamente le mani in quel fango. <<Che schifo!>> esclamò Eiren, estraendo le mani da quella pozza.

Nella mente della ragazza rimase ben vivida l'immagine di quell'anfibio nero e con una sola riga gialla su tutto il corpo. Quelle sue quattro zampette le sfiorarono la pelle e al sol ricordo di quel tatto, le venne la pelle d'oca.

<<Se solo riuscissi a vederlo io!>> sbuffò il ragazzo, muovendo la testa.

A un certo punto la melodia del tritone risuonò di nuovo in quel posto ed Eiren irritata, e anche spaventata all'idea di farsi abbindolare da quel canto, raccolse tutto il coraggio che aveva e infilò nuovamente le mani nella melma; stanca e arrivata al limite di ogni sforzo fisico, strinse quell'anfibio persino con le unghie e lo portò fuori dal suo habitat naturale.

Dun tratto, quel dolce canto si tramutò in un urlo d'ira e preoccupazione; che fece accapponare la pelle ai due ragazzi.

Eiren fu in parte indifferente, tant'è che schifata e nauseata, iniziò a gridare a Zyan di prendere in fretta il suo sacco di Mary Poppins per infilarci in fretta quell'animale; che ancora si dimenava nelle sue mani, creando più ansia e disgusto nella ragazza.

<<Che schifo! Che schifo! Che schifo!>> replicò più volte Eiren, saltando da una parte all'altra per rimuovere quello che era rimasto nelle sue unghie.

Zyan non disse nulla ed evitò di guardarla mentre faceva quella scenata. Se non altro Eiren non fece caso al canto stridulo del tritone, che smise solo in quell'istante di vocalizzare.

<<Per favore andiamocene>> implorò Eiren, dopo essersi lavata alla meglio le mani con la superficie dell'acqua che era meno torbida e sporca.

<<Sì, tanto ci serve solo uno di questi>> disse Zyan incamminandosi con la ragazza, fuori da quella palude.

Nel tempo che i due impiegarono per tornare alla riva, Zyan si domandò il motivo per cui quel canto divenne così stridulo. "Che centrasse qualcosa con la cattura dell'anfibio?".

<<Com'è che ci ritroviamo sempre a fare notte ogni volta?>> domandò la ragazza, guardando il cielo stellato.

<<Meglio così, perché non tutti gli ingredienti si trovano di giorno. Almeno quando giungiamo in questi luoghi, non perdiamo molto tempo>> rispose il giovane.

PATTO CON L'OMBRA FANTASMA DELLA MAGIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora