16. Ombra n16

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Eravamo a Montecarlo, io e Chri avevamo appianato un po' le divergenze ed eravamo arrivati nel Principato di Monaco: come previsto il numero 16 era ovunque mi giravo, eravamo nella patria di chi aveva dovuto all'improvviso lasciare quel mondo per curarsi e logicamente Christian era in ansia, non era felice, non sapeva sorridere ora, ma non era nemmeno triste, gli si leggeva la paura addosso, per la prima volta era nella patria di Leclerc con quella tuta e quella macchina, avendo la consapevolezza di aver sostituito il monegasco e di sentirsi un peso enorme sulle spalle. Non riuscivo a capire lo stato d'animo del moro non riuscivo a capire ciò che gli passasse per la testa, era una cosa talmente tanto grande che non riuscivo nemmeno io ad immaginare come poteva stare sul serio in quel preciso momento.

Nel Paddock tutto era molto teso, tutto era molto strano e c'erano degli strani movimenti, come se stesse per succedere qualcosa di grosso, troppo grosso da reggere anche per Cho è abituato a lavorare sotto pressione, per chi è abituato a superare i 300km/h per vincere e lasciare il segno nella storia. Avevo avuto modo di vedere Christian al simulatore ma non era così, era ancora diverso, era una nuova sfumatura del riccio che non riuscivo a definire e così pensai ai dissapori che abbiamo avuto e decisi di appianare le armi, vedendo lo stato d'animo del riccio.Erano giorni durissimi, noi accompagnatori dei piloti eravamo si un microcosmo invidiato da tutto il mondo ma i ritmi erano estenuanti e Christian a malapena quei giorni mi dedicava le attenzioni a cui ero ormai abituato da qualche giorno. Era nervoso e stare accanto ad un pilota era davvero difficile. in più non sapevo come comportarmi di fronte a quel mondo del tutto nuovo e non sapevo SOPRATTUTTO come presentarmi al mondo. 

Avevo il pass con scritto Family e puntualmente lo giravo mentre mi perdevo nei meandri del paddock. Ero solito girare tra quegli anfratti sconosciuti e perdermi anche tra i negozi delle vie di Montecarlo soprappensiero quando ad un tratto andai a sbattere contro una donna, che sembrava una dea scesa in Terra. Alta, mora e con gli occhi azzurri, più belli dei miei, non ci stavo credendo avevo buttato il caffè addosso a Kelly Piquet, l'ormai moglie di Max Verstappen, l'unico avversario degno del mio fidanzato. Rosso in volto e con il macigno della vergogna sopra la mia testa cercai di correre ai ripari scusandomi con lei, parlando in italiano ma che stranamente capì.

M: "Scusami, non volevo, ti lavo tutto, anzi ti faccio lavare tutto da Christian, aiuto mi dispiace, non volevo, spero che Max non si arrabbi con me. Scusami, sono sbadato e nuovo nell'ambiente posso rimediare, io..."

K: "Tranquillo, tutto apposto, ora vado cambiarmi, ci si vede Mattia"

Come sapeva il mio nome? Ah già la notizia era ovunque e tutti sapevano chi fossi. Porca troia sicuro la notizia di un biondino stralunato che butta il caffè addosso alle persone  e sicuro lo avrebbe detto a Max Verstappen, mamma mia che figuraccia, mamma mia! Christian era pure in lotta con lui e io gli avevo dato un motivo valido per fare i dispetti in pista al mio ragazzo. Uno schifo, mi sentivo uno schifo. Mentre ripensavo a questo ero tornato nella nostra camera d'albergo dove trovai il moro accucciato sul letto, seduto in preda ad una crisi di pianto che mi spaventò; mi misi accanto al moro e cercai di calmarlo in qualche modo: appena sentì la mia presenza accanto a lui si mise vicino a me cercando riparo sul mio petto e lo sentii sospirare lievemente

C: "ho paura..." mi disse iniziando a tremare

M:"ci sono io Chri, sono qui, non pensare a nulla che non sia io adesso"

C: "Matti...ho paura...è casa sua...mi odiano tutti qui...mi odiano come odiano chiunque sia più bravo di lui...anche ai Box vedo il 16 ovunque mi giri...non posso farcela Matti...io faccio girare Alex...basta...non posso...non ce la faccio...scappiamo..."

M: "Chri hai paura di fare il tuo lavoro per via di un numero? L'hai voluta tu questa opportunità?NO, anche se so benissimo che l'hai sognata fin da bambino. La colpa della malattia di Charles è tua? NO, le malattie esistono e purtroppo questo disastro lo ha colpito, tu hai solo alto l'opportunità della tua vita, non hai tolto il posto a nessuno. Quindi ora ti calmi e mi stai a sentire: sei il miglior pilota italiano di F1 degli ultimi decenni, sei giovane, fortissimo, talentoso e soprattutto sei speciale, sei un italiano in testa al mondiale con una macchina fortissima ed italiana, non sei l'ultimo degli ultimi, non sei lo Stroll o il figlio di papino della situazione, non corri perchè papà ha comprato una scuderia intera, corri perché tu sei Christian Stefanelli il miglio talento italiano di sempre e nessuno questo può togliertelo, nessuno può dire il contrario. Leclerc è stato importantissimo per questa scuderia ma tu lo sei ora e lo sarai, hai un mondiale da vincere e io non ti ho scelto perché sei bello, ti ho scelto perché ho creduto in te e mi hai dato la speranza di credere che i cambiamenti e le opportunità esistono per tutti nella vita, è per questo che mi sono innamorato di te Christian"

C: " Ti amo Matti, ti amo davvero"

M: "Ti amo anche io Chri"

E ci baciammo e ci lasciammo trasportare da quelle sensazioni senza pensare a niente, eravamo solo noi due e niente più, noi due e il nostro legame pronti a ritrovarci quella notte.

La velocità dell'amore || zenzonelliTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang