Stupido idiota. Non gli aveva insegnato nessuno che non si fissavano gli altri detenuti? Una semplice occhiata di troppo poteva costarti una gola squarciata, cazzo.

«Quanto pensi che potrebbe costarmi un cellulare?», chiese dopo secondi di silenzio.

«Quanto sei bravo a succhiarlo?».

James quasi si strozzò con la propria saliva. Sobbalzò, il volto gli divenne pallido come un cencio, e schiuse le labbra, guardandomi di scatto con l'aria di chi sperava fosse soltanto un brutto incubo.

E non mi fidavo di lui. Non mi convinceva il suo faccino innocente, lo shock impresso sotto la pelle e che gli si schiantava nelle iridi nocciola. Uno che aveva passato due anni in cella non si lasciava sorprendere così facilmente.

Che mi nascondi, Baby J?

Ciononostante ridacchiai, salvandolo da un baratro in cui non voleva precipitare. «Sto scherzando», dissi, sebbene ci fosse un fondo di verità. «Rilassati, cazzo. Ti chiederà sui duemila dollari per un catorcio».

Se possibile, Ander sbiancò ancora di più, prima di farfugliare un: «Cosa?».

«I cellulari qui sono merce costosa, bello». Lanciai la cicca a terra e mi stiracchiai le braccia. «Siamo in carcere, mica alle Hawaii».

Trovavo quasi imbarazzante dovergli spiegare determinate cose, pertanto grugnii e mi sistemai la tuta arancione, già pronto ad alzarmi e rientrare per finire il mio lavoro in biblioteca, ma l'imprecazione di Baby J mi tenne fermo lì.

E, anziché allontanarmi, finii soltanto per avvicinarmi a lui, incuriosito. «Che c'è?», gli chiesi, intanto che si passava le mani sul viso, quasi volesse sfregarsi via la pelle.

«Che c'è? Che c'è, Raving?».

«Eh sì, è proprio quello che ti ho chiesto».

«C'è che non li ho quei soldi!», sbottò, voltandosi con uno scatto felino, e il suo ringhio mi scivolò sulle labbra. «Dove me li procuro duemila dollari? Non li avevo nemmeno quando ero fuori. Vivevo in un fottuto monolocale a Skid Row. Skid Row, cazzo!».

Ouch.

Era risaputo che Skid Row fosse una merda di quartiere. Se crescevi in un posto come quello, ti beccavi in automatico un bel lasciapassare per una vacanza dietro le sbarre. E cazzo se era piena di sfollati, tutti pronti a mangiarsi la faccia pur di accaparrarsi il primo buco disponibile.

Era già tanto che uno come Baby J fosse riuscito a prendersi un monolocale e a uscirne con tutte e due le gambe a posto da laggiù.

Inclinai la testa, e lo osservai da sotto le ciglia. Non me ne importava niente se i suoi toni alti avevano attirato l'attenzione di alcuni detenuti. Potevano pure guardarmi mentre abbozzavo il mio sorriso da viscido serpente e scandagliavo la disperazione di James.

«A cosa ti serve?», mormorai.

La mascella di Ander ebbe un guizzo, un tremolio di indecisione, ma alla fine vuotò il sacco. «Ho bisogno di sentire mio fratello più di due volte al mese», si limitò a dire, e colpì il segno.

Perché lo capivo. Venivo da una famiglia di dieci fratelli maschi, e sebbene avessimo avuto i nostri screzi, non esisteva nulla che non avrei fatto per il sangue del mio sangue. Lo dimostrava la mia presenza lì, o gli anni che avevo trascorso a nuotare nel fango nella patetica speranza di ricevere una carezza che non era mai arrivata.

Raving. Ladro di CuoriWhere stories live. Discover now