Capitolo XIII

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Rafe era a fare un giro in barca con i suoi amici Topper e Kelce, anche se la sua testa era da tutt'altra parte. Si era da poco lasciato con la sua fidanzata storica, Tara, ma non sentiva nessun tipo di dispiacere a riguardo.

Non la amava più, forse non lo aveva mai fatto a dire il vero, solo che non aveva compreso i suoi sentimenti fino a quando non aveva capito di aver scelto la sorella sbagliata.

Tara sapeva essere dolce e amorevole, ma erano due teste dure, entrambi con degli obiettivi precisi nella loro vita e Rafe aveva capito che per raggiungerli non poteva seguire la ragazza.

Anche Max aveva preso lo stesso carattere della sorella. Testarda e arrogante, ma a differenza di Tara lei sapeva ascoltare e non si metteva in mezzo nei desideri degli altri. Per questo le aveva rivelato di aver fatto domanda per altri college, perché sapeva che non sarebbe stato giudicato. Del resto si conoscevano da quando erano poco più che bambini e Rafe aveva sempre avuto un occhio di riguardo per lei. La difendeva dalla sorella quando a detta sua Max si comportava male, giocavano insieme ai videogames e avevano la stessa passione per il cinema.

Ma mentre Max restava piccola, Tara cresceva e si faceva la bella ragazza testarda ed insolente che aveva ammaliato Rafe.

Solo anni dopo, quando l'innamoramento iniziale era scemato, aveva capito che Tara gli stava impedendo di essere felice.

No, non si sentiva in colpa per averla lasciata. Forse si sentiva più in colpa nei confronti di Max per averla messa in quella situazione e sperava che lo perdonasse il prima possibile.

Ma lei non si era fatta vedere molto dal ragazzo dopo la scenata che aveva fatto Tara in casa loro.

«Rafe, mi stai ascoltando?» sentì chiedere alla voce di Topper.

Rafe sembrò ridestarsi da un sonno profondo, sbatté le palpebre un paio di volte e scosse la testa.

Topper sorrise «A cosa pensavi?»

«La domanda è: a chi pensavi?» intervenne Kelce.

«Pensavi a Tara? Vi siete lasciati da poco, del resto»

Rafe, che si era ben guardato dal rivelare le sue scappatelle con Max a chiunque, annuì.

«Sì, è strano stare da soli dopo tanto tempo che condividi tutto con qualcuno» si confidò.

Topper gli diede una pacca confortante sulla spalla e il discorso cadde.

Qualche ora dopo il trio si divise e mentre era in macchina per la via di casa vide la figura minuta di Max camminare sul marciapiede. Schiacciò l'acceleratore e appena fu di fianco alla ragazza fermò l'auto. Erano in un quartiere residenziale e in quel momento non c'erano altre macchine in giro oltre la sua.

«Vuoi un passaggio?»

Max si ritrovò a fissarlo dritto negli occhi e, dopo un momento di indecisione, salì in macchina mettendosi sul sedile del passeggero.

«È un po' che non ci vediamo» spezzò il silenzio che si era venuto a creare dentro l'abitacolo mentre imboccava la strada per andare a casa della ragazza.

«Già! Forse è meglio continuare così»

Rafe si girò a guardarla. Non poteva pensarlo sul serio, non dopo quello che aveva fatto per lei.

«Non guardarmi così, Rafe. Hai idea di che situazione ho a casa? Tara neanche mi parla più e se per caso siamo nella stessa stanza mi guarda con disprezzo. Se non ci fossero i miei genitori mi sarebbe già saltata alla gola»

Rafe rise a quelle parole.

«Non ridere. Ha uno sguardo spiritato ogni volta che incrocio i suoi occhi, è terrificante»

«Non può farsene una ragione una volta per tutte? Siamo esseri umani, le strade del signore sono infinite, ci sono tante giustificazioni. Prenda quella che preferisce e ci lasci vivere la nostra storia in pace»

«Vedi, Rafe, è per questo che non posso stare con te. Non te ne frega niente degli altri, non ti importa come sta Tara dopo quello che le abbiamo fatto»

«Non sembrava importare neanche a te quando venivi in camera mia nel cuore della notte» disse riferendosi alle volte in cui Max era uscita di nascosto per incontrare il ragazzo.

«Accosta l'auto, subito! Non voglio stare un secondo di più in tua compagnia»

Anche Rafe si era innervosito durante quella discussione e fece come gli aveva detto la ragazza, fermandosi in mezzo ad una strada deserta. Max uscì dalla macchina e il biondo la seguì sbattendo violentemente lo sportello.

«Pensi che non lo sappia che sono stata una stronza? Me lo ripeto ogni secondo della mia vita» iniziò Max, ma venne interrotta subito dal ragazzo davanti a lei.

«Sono stanco di queste discussioni inutili in cui ti auto-assolvi dicendo quanto stai male. Sapevi cosa stavi facendo, esattamente come lo sapevo io. Fino a quando facevamo tutto di nascosto ti andava bene, ma quando abbiamo la possibilità di stare insieme ti tiri indietro. Non è che ti piacevo solo perché ero di Tara?»

Rafe girò di scatto la testa mentre un bruciore fastidioso si propagava sulla sua guancia. Si girò a guardare la ragazza davanti a lui, vedendo i suoi occhi sgranati e la mano con cui l'aveva appena schiaffeggiato ancora alzata.

«Rafe, scusami. Io...»

Non la fece finire di parlare, le prese il viso tra le mani e fece scontrare con forza le loro labbra. Max all'inizio provò ad allontanarsi, ma ben presto si abbandonò al tocco delicato del ragazzo.

Quando Rafe tornò a casa sua, trovò il suo amico Topper seduto sul suo letto.

«Che ci fai qui?» gli chiese senza riuscire a togliersi il sorriso che aveva avuto dipinto sul volto per tutto il tempo della strada.

«Sei diventato idiota, Rafe? La sorella di Tara, veramente?»

Il sorriso sparì all'istante dalla faccia del ragazzo «Tu come lo sai?»

«Ero lì, cazzo! Stavo tornando a casa e vi ho visti» iniziò a gironzolare per la stanza dell'amico «E pensare che le ho parlato di quanto eri pensieroso oggi, di quanto pensassi a lei e invece pensavi a Max»

Rafe assottigliò lo sguardo e fermò Topper con un gesto della mano «Che stai dicendo, Topper? Ci ha visti qualcun altro?»

L'amico lo guardò dritto negli occhi «Rafe, allora non hai capito, ero con lei. Ero con Tara!»

Quando la scuola prese a fuoco e Max si gettò tra le fiamme per portare in salvo sua sorella, Rafe aveva provato a seguirla, ma i vigili del fuoco lo avevano bloccato immediatamente ed erano entrati dentro la struttura per portare in salvo la ragazza.

Max fu ricoverata con delle ustioni leggere e Rafe andò a trovarla subito dopo che si fu risvegliata in quello scomodo letto di ospedale.

Appena entrò in quella stanza asettica, la prima cosa che notò furono gli occhi scuri e profondi della ragazza inondati dalle lacrime che non aveva il coraggio di fare scendere. Doveva avere saputo di Tara.

Il ragazzo le strinse le braccia intorno al corpo martoriato dal fuoco e scosso dai singhiozzi, mentre anche lui iniziava a piangere come un bambino.

Quello sguardo pieno di dolore e impotenza rimase impresso nella sua mente e lo rivide mentre cadeva in ginocchio sul pavimento dell'ospedale con una ferita profonda che gli squarciava il petto.

L'ultima cosa che poté fare fu ancorarsi a quegli occhi lucenti e terrorizzati, mentre sentiva la vita scivolare via da lui.

Play with fire || Rafe Cameron Where stories live. Discover now