Capitolo 8.

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Portai la ragazza nuovamente sul retro, la feci tornare in sé e le parlai.

"Vedi Chicago, sei una bellissima ragazza, ma io non sono neanche certa di volere qualcosa di serio al momento." - continuai - "Sin da subito sei partita spedita, ma di fatto io non so neanche cosa voglio. Non credo neppure che verrò alla festa ormai."

"Forse è il caso che ti trovi un altro accompagnatore se è qualcosa di serio quello che vuoi, perché io credo di volermi solo divertire." - dissi, cercando di essere il più chiara possibile.

In effetti non ero mai stata convinta di quell'invito.

"Capisco. Grazie per la sincerità. Sai, tu mi piaci, sei una gran figa, ma capisco quello che vuoi dire." — concluse lei.

Sembrò inaspettatamente comprensiva. Mi aspettavo che mi venissero tirati tutti gli insulti esistenti contro.

Ci abbracciammo e, mentre stavamo per rientrare in mensa, approfittai del momento per dare una mano anche ad un mio amico.

"Conosci Pascal?" - chiesi, staccandola un attimo dall'abbraccio.

"Pascal De LaRenta intendi?"

"Si, proprio lui. Gli interessi e vorrebbe proporti di andare con lui alla festa. Che ne pensi?" - le domandai.

"Si, è carino. Potrei farci un pensiero."

Disse ridacchiando, ed io, soddisfatta per la mia riuscita, quasi quasi esultavo dalla gioia.

A questo punto rientrammo e ci separammo per andare ognuno al proprio tavolo.

"Che vi siete dette?" — chiesero Simon e Pascal.

"Già, che vi siete dette? — si unì Anastasya.

"Non ci vado alla festa alla fine. Ci siamo chiarite e adesso siamo entrambe più tranquille." risposi.

"Oh. Vabbè siete felici entrambe no?" — chiese Diana.

"Si." - risposi, e di fatto mi sentivo meglio.

"Ah e, Pascal, hai via libera con Chicago," - mi girai - "le ho chiesto cosa ne pensasse di te e pare che ti trovi carino."

"Sei la migliore!" urlò Pascal.

"Shhh" — lo zittì Simon.

Passammo il resto del tempo a mangiare e scherzare. Esposi la mia volontà di passare la festa ad ubriacarmi nel caso mi fossi unita a loro, e questi mi parlarono delle proprie intenzioni.

Pascal voleva riuscire a baciare Chicago.
Simon voleva riuscire a baciare una più grande.
Diana era appena riuscita ad invitare Alvaro, il tipo spagnolo della classe (non sapevo le piacesse).
Anastasya voleva solo stare col suo ragazzo, Antonio, uno dell'ultimo anno del minorile.

Ed io? Alla fine ero rimasta l'unica senza accompagnatore, che neanche credeva più di andarci. Oramai capii che avrei passato quella particolare serata nel letto, probabilmente guardando qualche reality show.

Una volta che avemmo finito tutti di mangiare, verso le nove, cominciammo a rientrare nelle camere in ordine di anno.
Rientrarono: prima i più piccoli, i minor; poi la fascia che più o meno frequentava le medie, i teens; e poi infine noi che, per capirci nel discorso delle età, facevamo parte degli ultimi anni delle superiori, eravamo chiamati superior, e venivamo scaglionati essendo i più numerosi tra tutte le fasce d'età che c'erano nel collegio.
In realtà, oltre a noi studenti, nel collegio risiedono anche ragazzi che non frequentano più la scuola, come ad esempio alcuni venticinquenni, ma la loro mensa si trovava su un'altra ala della struttura e i maggiorenni solitamente alloggiavano e facevano eventi in sede separata.

Allungai un po' lo sguardo e notai che Billie era rimasta da sola al tavolo, poiché tutti i componenti del suo gruppo di amici erano di almeno un anno più grandi, Chicago compresa.

Fu finalmente il nostro turno di rientrare e non perdemmo tempo.

Sfinita che ero, mi fiondai sul letto col mio solito fare delicato ed elegante, e tirai un sospiro.

Non appena stetti per crollare, mi resi conto di aver totalmente tralasciato il telefono, e soprattutto, mi ricordai delle chat che avevo lasciato in sospeso.

E alla fine non più.Where stories live. Discover now