1. ʟᴀ sᴜᴀ ᴠᴏᴄᴇ

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Cᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 1, la sua voce

«𝐷𝑖𝑚𝑚𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑡𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑎 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒?»
_𝐂𝐡𝐚𝐫𝐥𝐞𝐬 𝐁𝐚𝐮𝐝𝐞𝐥𝐚𝐢𝐫𝐞


💥


Izuku stava fermo.
Sua madre lo guardava vomitare, gli teneva la testa e lo aiutava.
Lui piangeva.
Aveva passato l’intera giornata a piangere, sul letto o sul divano, in base a come si sentiva.
La nausea non gli dava tregua e i mal di testa lo facevano boccheggiare.
Non era mai stato tanto male in vita sua, neanche quando era stato ammesso all’accademia di polizia e durante le prove si era rotto un braccio.
Era un dolore che andava oltre il fisico, era viscerale.
Non mangiava quasi nulla e beveva tonnellate di acqua al limone che lui odiava da bambino, ma che ora sembrava apprezzare come nulla in vita sua.

“Ti ho portato un po’ di salmone,visto che ti piace tanto tesoro.”
Inko gli pose il piatto sul comodino e gli sedette accanto; era tornata prima dalla sua vacanza col suo nuovo fidanzato in Italia, non appena Izuku l’aveva chiamata non aveva esitato un solo istante.
Izuku guardò il piatto di salmone aspettando di sentire il solito languorino con il quale il suo corpo gli annunciava che amava quel cibo, ma al contrario, l’unica cosa che avvertì fu la solita, opprimente e costante nausea.
Arricciò il naso, reprimendo un conato di vomito e guardò sua madre con mortificazione.
“ Non preoccuparti tesoro, ho preparato anche il Mochi, so che piace molto ad Shinso e ho pensato che mangiandolo, tu e il bambino sareste stati meglio.”
Izuku ebbe un mancamento.
Poggiò la schiena contro lo schienale del letto e sciorinò un sorrisetto alla madre.
“Grazie… ma ora non mi va.”
Abbassò lo sguardo tristemente, quasi sentendosi in colpa per le parole che aveva pronunciato. Era diventato un così bravo bugiardo da non destare sospetti neanche in sua madre?
“Izuku…” la donna gli si avvicinò, fino a far scivolare la mano sul viso pallido del figlio, sentiva che c’era qualcosa che non andava. Il suo piccolo Izuku non sarebbe stato così male alla sola idea di creare una vita.
“Cosa c’è che non va?” glielo chiese col cuore in mano; era stanca di vedere suo figlio soffrire ogni volta, stanca di non poterlo aiutare.
“Tesoro, ti conosco da quando sei nato, sei l’uomo che amo più di qualunque altro, e sicuramente non stai così perché hai una vita in te.”
Izuku sospirò. Certo che non poteva ingannare sua madre; come poteva anche solo averlo pensato?
“Se è perché ti manca Shinso, possiamo farlo venire qui, troveremo un modo, tu e il bambino ora siete la priorità e non credo che lui abbia qualcosa in-”
“Mamma.”
Stava andando completamente fuori pista, non c’entrava nulla Shinso, che tra l’altro manco sapeva che Deku fosse incinto.
“ Vorrei riposarmi un po’ se non ti spiace.”
Sapeva che era sbagliato nasconderla, ma non poteva deluderla così. Non ora che pensava che suo figlio fosse cresciuto, che fosse diventato responsabile di sé.

Almeno uno di loro aveva il diritto di continuare a sperare.

“ Ma certo.”
Si sollevò sulle ginocchia stanche e Deku sentì una morsa stringergli lo stomaco; quella era la donna che lo aveva messo al mondo, senza la quale probabilmente ora sarebbe già stato morto.
“Izuku…” lo richiamò poco prima di chiudersi la porta alle spalle, Deku volse lo sguardo verso di lei, nel buio della stanza la faccia di sua madre gli parve più vecchia.
“ Ricordati che un figlio non è mai una brutta cosa amore, che non importa quanto ti fa stare male, dopo che lo hai dato al mondo nulla vale di più di vederlo felice e sano.
Gli sorrise e chiuse la porta.
Le lacrime di Izuku bagnarono la federa del cuscino, i singhiozzi gli bloccarono la gola e per le successive ore non riuscì a far altro se non ripensare alle parole di sua madre e a quello che il suo cuore voleva.

You hurt me, BakudekuUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum