Capitolo 20

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(Canzone consigliata: Panic Room - Au/Ra.)

Isabelle.

Pochi giorni dopo ero nella mia stanza a preparare la valigia, con una Nives che si gustava il suo cappuccino seduta sul mio letto.

Era radiosa e felice come non l'avevo mai vista e, forse, il merito era solo di Nathan.

«Hai intenzione di portare quelle?» Disse storcendo il naso verso le mie mutandine di cotone che stavo per riporre nella tasca interna della valigia.

Mi accigliai. «Perché non dovrei?»

Lei mi guardò con uno sguardo che la diceva lunga.

«Non faremo sesso, Nives.»

Lei ridacchiò. «Ah-ah... Come se non avessi notato come vi guardate.» La guardai confusa. «Isabelle vi scopate con gli occhi praticamente, non fare finta che non sia così.»

Sbuffai alzando gli occhi al cielo, mentre infilavo qualche maglione nella valigia.

Anche se a New York potevi cominciare a girare senza sciarpa, nel Vermont ad aprile non era proprio così.

«Vabbè... Ma non mi racconti i dettagli piccanti? Sono o non sono la tua migliore amica?»

Inclinai la testa da un lato. «E tu come fai a saperlo?»

«Anche se non mi racconti nulla...» Mi accusò con lo sguardo. «Una migliore amica certe cose le capisce e poi hai la maggior parte del tempo il suo profumo addosso.»

«Perché mi sta sempre appiccicato!» Tralasciando l'agonia dell'ultimo mese.

Lei rise prendendomi in giro. «Come se ti dispiacesse, Isy.»

Sbuffai ma Niv lasciò cadere il discorso. Forse capiva che non avevo molta voglia di parlarne e non perché non fosse un discorso degno di nota, ma perché ero nervosa come non lo ero mai stata.

Quella mattina avevo fatto colazione con le gocce che usavo per calmarmi e una camomilla, e ancora non avevano fatto effetto. Quindi, parlare di Aaron mentre mi tremavano le mani, non mi sembrava proprio una buona idea.

Per non parlare poi del fatto che non sentivo mio padre da quando a Natale ero scappata. Ed era un tempo lunghissimo, cavolo.

Ma non sarei stata mai complice di quella rimpatriata che gli avrebbe solo fatto perdere il sonno e l'autostima in sé stesso.

Però... Dio, quanto mi mancava.

Ma quando sentivo che la sua mancanza mi schiacciasse, ripensavo a come lui non mi avesse fermata quel giorno.

A come, già dal giorno dopo, avesse smesso di chiamarmi.

Come se Grace fosse la più importante in quel momento.

Quindi... Fanculo, non l'avrei chiamato.

Sapevo che stesse bene dalle chiamate che intrattenevo con mia cugina Jillian e quello mi bastava.

Come bastava a lui evidentemente.

«Isy?» Nives mi mise una mano sul braccio ed io sobbalzai. «È tutto okay?»

Accennai un sorriso mentre mi schiarivo la voce. «Certo, sono solo un po' nervosa.»

Non sapevo perché non riuscivo ad aprirmi al cento percento con lei. Non avevo paura di un suo giudizio perché sapevo benissimo che Niv non mi avrebbe mai giudicata, in nessun contesto.

Mi fidavo di lei.

Ma non mi fidavo di me stessa.

E se ne avessi parlato con lei e poi la mia mente avrebbe elaborato scenari e conclusioni affrettate?

Mind (Soul spin-off)Where stories live. Discover now