Capitolo 8

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(Canzone consigliata: Bad Blood - Nao.)

Isabelle.

Forse era perché ero ancora sconvolta per Nives.

Forse era perché la crisi, quella volta, aveva intaccato anche i miei neuroni.

Forse era perché lui mi guardava come solo chi ha una voglia matta di prenderti per bene, poteva fare.

Forse perché era un tutt'uno di virilità e sesso allo stato puro.

Non lo so.

Ma mi ritrovai a farlo entrare nella mia camera del dormitorio, dove era entrata solo Nives.

Non mi sentivo a disagio mentre lui si guardava intorno e studiava le fotografie attaccate al muro. Nemmeno quando cominciò a leggere i titoli dei miei libri fantasy preferiti e nemmeno quando cominciò a guardarmi davvero dall'altro lato della stanza.

Mi studiava, studiava il mio corpo.

Lo stesso corpo che mi stava pregando di liberarlo dai vestiti.

Si avvicinò con calma, come se volesse godersi ogni passo che faceva verso di me.

Come se avesse paura che io lo avrei fermato o che fossi scappata.

Niente di più falso.

Quella volta, non mi sarei tirata indietro.

Le sue dita mi alzarono il mento, mentre le sue labbra sfioravano le mie in una promessa oscena.

«E adesso?» Mormorai.

«E adesso, sarai mia per tutto il tempo che mi occorre...» Mi morse il labbro. «E credimi, ho intenzione di prendermela con calma.»

Feci scontrare le mie labbra con le sue e le stesse sensazioni di quella prima sera al Dragon, si risvegliarono impetuose.

Aaron aveva un modo tutto suo di baciare, come se volesse farti perdere il senno e farti cadere in ginocchio.

La sua lingua entrò nella mia bocca ed ansimai vergognosamente quando strinse i miei capelli in una presa d'acciaio.

Ci staccammo solo il tempo necessario per togliergli il maglione e mi godetti la vista del suo fisico che avrebbe fatto vergognare qualsiasi amante della palestra.

Rimasi incantata dal modo in cui l'inchiostro dei suoi tatuaggi si mescolava con il colore ambrato della sua pelle, dal modo in cui una rosa sbocciava sul suo pettorale in una sfumatura scura che gli accarezzava anche la spalla.

Con l'indice seguii ogni solco dei suoi addominali, truccati anch'essi da quell'inchiostro.

Ero ipnotizzata da come quelle ali d'angelo spiegate, rendessero così nitido ogni contrazione del suo addome. Quelle piume scure abbracciavano anche il suo costato, come in un abbraccio eterno che non si sarebbe mai sciolto.

Quasi sospirai al pensiero.

«Smettila.» Sospirò.

«Di fare cosa?»

«Di guardarmi come se volessi essere presa nei modi peggiori possibili.»

Alzai un sopracciglio. «E chi dice che non sia così?»

«Buon Dio...» Mormorò prima di prendermi per la nuca e ricominciare a baciarmi come se da quello dipendesse anche la sua vita.

Sentii solo il frusciare dei miei vestiti a terra, ma per quanto fossi preda di quelle labbra che mi mordevano e mi baciavano, mi accorsi solo quando fui completamente nuda davanti a lui che mi avesse spogliata.

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