La mattina della Mietitura

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Non riesco a credere che sia già arrivato. Il giorno in cui verranno sorteggiati i nomi di dodici ragazzi e dodici ragazze. Di cui solo uno potrà sopravvivere. È arrivato così in fretta, come tutti gli anni. Ho tanta paura per la mia famiglia,quella di Katniss e i miei amici. Ma qualcuno dovrà pur andarci,no? Spero soltanto che non venga scelta lei. Insomma, io, senza Katniss, non sono nulla. La mia vita sarebbe ancora più dura.
Non so come, ma trovo la forza di alzarmi dal letto. Sono le sei di mattina, a giudicare dalla luce tenue che filtra dalla finestra. Stanno tutti dormendo in casa. Tranne me, ovviamente. Esco da camera mia e vado in cucina per la colazione. Non abbiamo molto da mangiare,qui nel dodici. I pasti più abbondanti si hanno durante le feste o quando(se sei fortunato) il tuo nome non viene sorteggiato per la Mietitura. Sono già pronto per andare a caccia così esco di casa senza fare il minimo rumore. Appena uscito di casa percorro il breve tratto di strada che porta alla recinzione che circonda il distretto. In teoria dovrebbe servire a tenere lontani i predatori, ma anche ad evitare che qualcuno evada nei boschi. Mentre osservo la rete che segna il confine del Giacimento mi torna in mente una frase che rivolsi tempo a Katniss:"Il distretto 12, l'unico posto al mondo in cui morire di fame in tutta sicurezza". È proprio vero, il dodici fra tutti i distretti è uno di quelli più odiati da Capitol City è proprio per questo motivo il più povero e messo male. Mi chino sulla rete metallica e tendo l'orecchio per provare a rilevare anche la minima presenza del rumore di una scossa elettrica, in tal caso dovrei trovare un altro modo per arrivare nei boschi. Ma, anche se la recinzione dovrebbe essere elettrificata ventiquattr'ore su ventiquattro non sento niente, così ci passo sotto senza nemmeno sfiorarla e senza difficoltà.Con passo felpato mi dirigo verso l'albero cavo in cui io e Katniss conserviamo le nostre armi e le nostre cose per cacciare. Afferro la balestra e una delle due faretre. Sono quelle abbiamo costruito io e Katniss qualche anno fa. Mi piace qui, con l'aria fresca che ti sfiora, l'acqua limpida e i prati soffici è proprio il posto ideale in cui vivere con moglie e figli. Se non vivessi qui con gli Hunger Games che rovinerebbero tutto. Ma evidentemente i miei genitori non la pensavano allo stesso modo, perché hanno dato alla luce non un figlio, ma ben cinque figli. I miei pensieri vengono bruscamente interrotti quando sento un fruscio di foglie. D'istinto mi giro per controllare chi è o cos'è e poi gli scaglio una freccia contro. Guardo soddisfatto la mia preda, è un fagiano testa grigia piuttosto grassoccio. Lo afferro con una mano e lo ficco nella mia bisaccia senza toglierli piume e penne. Sento un altro fruscio e mi giro con la balestra stretta in pugno, pronto a sparare. Quando vedo chi è mi pento subito e abbasso l'arma. È Katniss. È lei la ragazza a cui pensavo prima, quella con cui vorrei vivere, sposarmi e con cui, perché no?, dei figli.
-Ciao Catnip.- La saluto io.
-Il mio nome è Katniss.- Replica lei in tono scherzoso per l'ennesima volta. Questa storia del nomignolo "Catnip" va avanti da quando ci siamo conosciuti. Ricordo perfettamente quel giorno. Ero andato nei boschi a controllare se le mie trappole avessero catturato qualcosa, quando vidi una ragazza vicino ai miei lacci.
-Rubare è illegale.- Le dissi, in tono di sfida.
-Anche cacciare lo è.- Rispose lei per le rime.
-Come ti chiami?- Chiesi. Lei sussurrò qualcosa come risposta, ma capii solo "Catnip".
-Ciao Catnip.- La salutai io.
-Mi chiamo Katniss.- Disse lei,con voce più alta.
-Certo, ma io continuerò a chiamarti Catnip.- Risposi io. Da quel giorno in poi ci ritrovammo sempre nei boschi per cacciare insieme. Diventammo amici, ma lentamente per me lei cominciò a diventare qualcosa di più. Invece io ai suoi occhi sono solo un amico. Sì, ho ragione di credere che lei sia innamorata di Peeta Mellark( il figlio del fornaio) e che anche lui sia innamorato di lei.
La guardi negli occhi e scorgo ci scorgo un velo di tristezza. Questa sarà la prima Mietitura di Prim, sua sorella minore. Lei le vuole un bene dell'anima e non permetterebbe mai che lei prenda delle tessere o che partecipi agli Hunger Games. Senza accorgermene camminando siamo arrivati nel nostro posto preferito. Ci accomodiamo sul soffice prato verde e rimaniamo a guardarci negli occhi.
-Questo è per te.- Dico io dopo un po' porgendole una piccola pagnotta ancora calda. Il suo viso si illumina e lei emozionata dice:- Davvero, per me?!-
-Sì per te.- Rispondo. Mi abbraccia e poi comincia a mangiucchiare a piccoli morsi il suo pane.
Rimango a fissarla. È bellissima. I capelli castani scuro raccolti in una lunga treccia, i suoi begli occhi blu mare, la pelle chiara e un fisico magro.
-Devo andare.- Dico io dopo essere rimasto per un bel po' di tempo in silenzio ad osservarla.
-Ci vediamo dopo.- Mi risponde in modo breve lei. Mi alzo in piedi e mi allontano a passo lento, non ho nessuna fretta di andare in piazza per la Mietitura. Lascio balestra e faretra nell'albero cavo e raggiungo la recinzione. Mi chino per sentire se c'è almeno un lieve rumore di corrente elettrica. Come mi aspettavo, non sento niente. Percorro di nuovo la stradina e rientro in casa con una preda succulenta , pronta per essere cucinata sta sera (se il nostro nome non viene sorteggiato). Mia madre scende le scale con un qualcosa in mano. Sono i vestiti buoni che dovrò indossare oggi. Camicia bianca ingrigita dai troppi lavaggi, gilè beige e pantaloni marroni troppo grandi. Scendono anche i miei fratellini Vick, Rory e Posy , sono tutti e tre molto eleganti con i loro vestiti buoni: Vick ha una camicia bianca a quadretti rossi, Rory ha una camicia azzurro cielo a scacchi blu, poi c'è Posy, la più piccola di tutti quattro, indossa un vestito color crema e un nastro bianco che in vita termina in un fiocco grandissimo. Ci abbracciamo tutti e ci auguriamo buona fortuna a vicenda. Apro la porta e faccio uscire prima gli altri e poi esco anch'io. Dobbiamo arrivare fino alla piazza, il posto che hai odiato, che odi e odierai per sempre. Percorriamo il breve tratto che ci separa dalla piazza nel silenzio più assoluto. Abbraccio tutti un'ultima volta è poi mi dirigo verso la zona recintata per i ragazzi di età compresa tra i sedici e i diciotto anni. A braccia incrociate, mi metto ad osservare il piccolo palchetto allestito davanti al Palazzo di Giustizia dal quale esce Effie Trinket tutta pimpante. È uguale al solito: la parrucca di colore e forma strani, il trucco troppo marcato, i vestiti troppo stretti e i tacchi a spillo troppo alti.
-Benvenuti alla Mietitura dei settantaquattresimi Hunger Games! Ma prima di cominciare Capitol City vi manda un video.- Esclama lei. Ignoro completamente il video, tanto è sempre lo stesso tutti gli anni. Sono riuscito a sopravvivere a questo giorno per cinque anni, quest'anno sarà l'ultimo. La fortuna è sempre stata dalla mia parte, ma che la ruota della fortuna giri? Speriamo bene. Il video termina ed Effie dice, come al solito:" Dio quanto mi piace! Ma ora veniamo a noi."
Si avvicina alla boccia con i nomi delle ragazze e prima di estrarre un bigliettino esclama, come sempre:" Prima le signore!"
Tuffa una mano nella boccia ed afferra un bigliettino.
-Primrose Everdeen.- Legge lei. Oh, no, non Prim. Titubante si avvicina al palco, comincia a salire i gradini quando"Mio offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!!" Grida una voce. Sembra essersi rilassata ma appena si gira e comprende da dove arriva la voce comincia a piangere e poi si precipita a correre verso di lei. Verso Katniss. La abbraccia con gli occhi pieni di lacrime, non la vuole lasciare andare. Allora io mi avvicino e prendo Prim in braccio mentre lei si dimena e si contorce nel disperato tentativo di correre verso di lei. Sta ancora piangendo istericamente quando Katniss sta salendo sul palco.
-Come ti chiami cara?- Chiede Effie.
-Katniss Everdeen.-Risponde lei. Si avvicina alla boccia contenente in nomi dei ragazzi e prende un bigliettino dalla cima.
-Peeta Mellark.- Annuncia Effie. La cosa sta degenerando. Non posso permettere che lui vada insieme a Katniss in un'arena a cercare di ucciderla. Specialmente perché sono innamorati l'uno dell'altra quindi faccio una cosa che per quello lì non avrei mai pensato di fare.
-Mi offro volontario come tributo.- Dico, con voce più alta possibile. Katniss si volta verso di me e nei suoi occhi vedo uno sbrilluccichio. Sta piangendo sperando che nessuno se ne accorga. Ma io la conosco troppo bene. Effie si volta verso di me e mi chiede:" Come ti chiami caro?"
-Gale, Gale Hawthorne.- Dico io, mentre salgo sul palco.
-Bene allora facciamo un applauso ai nostri due tributi volontari del distretto dodici!- Esclama.
Ma quello che riceve come risposta non è un fragoroso applauso, cosa che lei non si aspettava. No, come risposta tutto il pubblico bacia le tre dita centrali della mano sinistra e le alza in alto, in segno di disapprovazione.

Gli Hunger Games di Gale Where stories live. Discover now