.2. Dentro la Scuola💎

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CAPITOLO 2

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THINKINGS ABOUT THE MEMORIES
(sad songs to cry to - slowed - revered)


Presi coraggio, lo feci principalmente per me, avevo il terrore di dover affrontare tutto quello da sola ma soprattutto per i ragazzi, quella voglia di vederli era talmente tanta da farmi quasi male dentro. Camminai senza conoscere la destinazione o almeno ci provai, la mia testa mi portò in un posto ben preciso. Sollevai la testa verso la scuola stringendo il labbro inferiore tra i denti per l'ansia, forse avrei rivisto uno di loro e questo mi faceva letteralmente impazzire.

Ci impiegai davvero poco per raggiungere l'ingresso, e quando il mio corpo era davanti alla porta d'ingresso, i piedi si rifiutarono di proseguire. Chiusi gli occhi poggiando la mano sulla grande maniglia, i respiri si facevano sempre più intensi fino a diminuire per il troppo ossigeno.

<<Avanti, Kate. Non essere codarda... Hai affrontato cose peggiori...>>

Lo dissi per darmi coraggio ma in realtà non c'era nulla di davvero tanto difficile, avrei dovuto rivedere uno di loro dopo circa un mese, ricomparire dal nulla quando loro mi credevano morta da tempo, sarebbe venuto un colpo ad ognuno di loro, ma forse non a Luke. Aprii gli occhi e mi feci coraggio, spinsi la porta allontanando quei vetri dal mio corpo che riflettevano la luce del sole, fortunatamente ancora calda, nonostante fosse settembre. Camminai lentamente su quel pavimento chiaro e superai varie porte blu che portavano tutte ad una classe diversa.

Gli armadietti erano dello stesso colore delle porte, ma invece della classica combinazione avevano un cubo di vetro da cui potevano scannerizzare una card e aprirli senza alcuno sforzo, segno che era davvero una scuola molto prestigiosa, ma a Luke piaceva soprattutto perché poteva insegnare musica, la sua materia preferita in assoluto, e non era l'unico. Mi bloccai come una statua quando sentii una voce familiare.

Poggiai la schiena contro il muro ascoltando in silenzio, chiusi gli occhi lasciando andare la nuca contro quella superficie bianca, era la voce di Jack, l'avrei riconosciuta ovunque. Il mio cuore saltò un battito quando ascoltai quanto stesse ridendo con altre persone che non fossi io, ma la sua vera risata non era quella, stava fingendo per non mostrare ciò che aveva dentro di sé, ovvero un enorme vuoto che lo stava uccidendo giorno dopo giorno, lo stesso che provavo io, avevo bisogno di vederli. Girai il viso verso la porta e lo vidi finalmente, dopo un mese. Poggiato contro la scrivania e con la chitarra tra le mani sorrideva falsamente ai suoi alunni parlando della lezione del giorno. Abbassava la testa poche volte, non solo per concentrarsi sulla chitarra e poter suonare brillantemente ma anche per poter nascondere la tristezza esponendola solo a sé stesso.

Mi chinai lentamente allontanandomi dalla porta, ognuna di esse aveva un vetro che permetteva di vedere all'interno dell'aula e fu così che riuscii a vedere Jack, vederlo mi aveva fatto più male che bene ma probabilmente dovevo entrare in punta di piedi nelle loro vite, proprio come all'inizio quando mi avevano conosciuta. Iniziare con Luke avrebbe facilitato le cose. Camminai per quei corridoi vuoti perdendomi tra i miei pensieri, non sapevo se effettivamente sarebbe servito, ma quando salii le scale e raggiunsi l'ufficio di Luke non ebbi più via di scampo. Sollevai a malapena la mano, per la prima volta avevo paura. Rimasi imbambolata, davanti a qualcosa che ci divideva e avrebbe potuto riunire me e Luke. La mia mano tremolante si fermò sulla maniglia fredda, avrei tanto voluto fuggire via ma quella per me era una missione da portare a termine a qualunque costo.

Diedi un piccolo strattone e spinsi subito dopo tenendo gli occhi chiusi per la paura, mentre la mia mente gridava forte "Fifona, hai affrontato cose ben peggiori". Era vero, ma quando si trattava dei fratelli Lewis il mio cuore si scioglieva diventando inutile poltiglia. Sollevai poco dopo la testa, non c'era alcuna reazione alla mia presenza e capii il perché: Il mio sguardo si ammorbidì, così come le spalle, le abbassai togliendo quella corazza che avevo per paura che una sua reazione avesse potuto ferirmi. Aveva le braccia poggiate sulla scrivania e la testa poggiata su di esse. Mi avvicinai a passo lento, ma non prima di aver chiuso la porta alle mie spalle e nel farlo il suo corpo si mosse brevemente. Sentii il suo respiro diventare più leggero e la sua testa sollevarsi lentamente, ormai era tardi per tornare indietro, dovevo solo affrontarlo. Da sotto le sue braccia spuntarono fogli che avrebbe dovuto firmare, segno che stava rimandando i suoi doveri, questo mi faceva capire che avevo distrutto anche lui.

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