Capitolo 6

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Voglio la mia Clarice

Per fortuna questi giorni sono passati piuttosto in fretta e tranquilli tra le chiamate con Spencer e il lavoro, ora mi ritrovo su un bus diretto nel New Jersey e tutti sappiamo dove sto andando senza troppi giri di parole, al manicomio dove il mio amore è costretto a stare chiaramente non per sua scelta, e peggio ancora con la causa del suo problema: suo padre. Il paesaggio che scorre attraverso il finestrino accompagnato dalle note musicali di 'Bat Country' degli Avenged Sevenfold mi trasportano direttamente in un'altra realtà, fuori dai pensieri e fuori da me stessa; continuando a guardare fuori mi concentro sulle parole della canzone muovendo la gamba a tempo e canticchiando mentalmente di tanto in tanto finchè una frase non prende tutta la mia attenzione.
"So sorry you're not here
I've been chained too long my vision's so unclear
Now take a trip with me
But don't be surprised when things aren't what they seem"
Questa frase mi fa tornare alla dura realtà, facendomi pensare nuovamente a Spencer e a tutto quanto, tra cui il fatto che è lontano da me e legato in quella stupida camicia di forza che lo comprime probabilmente facendogli sentire male a lungo andare. Mi infastidisce ciò che sta passando perché io dovevo proteggerlo e non ci sono riuscita, sarà anche malato ma devono conoscere la sua parte 'sana' così da capire com'è realmente...non è solo un fottuto killer malato ma è anche una persona come tutte le altre, voglio dire io lo conosco bene e insomma non è semplicemente quello. Ma una cosa è certa: stavolta non permetterò a suo padre di fargli male o altro ora che sono di nuovo vicini, questa volta niente mi impedirà di proteggerlo, a costo di rischiare qualsiasi cosa e dico sul serio. Finisce la canzone e mi accorgo che il bus è arrivato alla fermata, così mi alzo e piano piano seguendo gli altri scendo dal mezzo dirigendomi al manicomio, arrivando quando subito avendo il passo spedito di mio e anche per via della musica che mi infonde la carica, tutto è come se fosse programmato: subito dopo aver messo piede oltre il cancello, entrando dalla porta di questa struttura triste e urlante, 'Nightmare' inizia a risuonare nelle mie auricolari e dato che il videoclip è girato in una sottospecie di manicomio sembra fatto apposta; stoppo la musica levando le cuffie mettendo tutto in borsa e raggiungo lo sportello dove una signora di mezza età dai capelli rossi mi accoglie cautamente <<Uhm salve, sono qui per Charnas>> l'unica risposta che ottengo è un cenno col capo e mi accompagna alla sala d'attesa con i tavolini dove mi siedo ad aspettare. Una porta che si apre attira la mia attenzione <<Amore>> mi alzo a quelle parole, correndogli incontro e subito le nostre labbra si uniscono in un bacio bisognoso <<C'è l'ho fatta a venire finalmente>> gli sorrido <<Ed io non vedevo l'ora, comunque ti stanno dannatamente bene questi capelli>> dice facendomi arrossire sotto il suo semplice sorriso <<Grazie, devo farti vedere ancora i nuovi tatuaggi>> dopo avergli tolto la camicia di forza mi abbraccia stringendomi e lasciandomi un altro bacio sulle labbra si stacca <<Uh quelli che hai detto di avermi dedicato?-dice sorridendo- Fai vedere>> annuisco alla prima domanda per poi scoprire la coscia mostrando la croce col corvo e le rose, al che fa un sorriso a trentadue denti facendomi ridacchiare, dopodiché mi ricopro la coscia mostrandogli quelli sulle dita <<Mi piacciono tantissimo principessa>> dice mantenendo quel sorriso, è così dannatamente bello e dio se mi manca, mi manca vederlo felice, sentirlo ridere, averlo accanto...insomma mi manca tutto. <<Grazie Spenc -lo prendo per mano sedendoci, devo chiedergli di suo padre anche se non vorrei rovinare l'atmosfera, però io necessito di capire per poterlo aiutare- allora uhm come va con tuo padre?>> lo sento irrigidirsi leggermente e sospiro maledicendomi mentalmente per la domanda, ma ormai ho chiesto e non posso nemmeno pentirmi come ho già detto devo sapere. <<Dal giorno che l'ho visto per la prima volta qui, tenta sempre di starmi vicino e non molla, più cerco di stargli lontano e rispondergli seccato lui insiste...io non mi fido di lui e non voglio stare qui>> gli bacio la guancia sospirando, posso intuire dal suo tono di voce la sua tristezza e che stia per piangere, deve averne passate davvero tante nonostante io sappia ancora molto poco, l'unica cosa che so è che è la causa della sua malattia e dell'episodio che lo perseguita nei 'sogni'. <<Spencer, se dovessi avere problemi tu mi devi chiamare lo sai>> annuisce mentre posa la testa sul mio petto, lo stringo tra le mie braccia per farlo calmare e sentire in qualche modo al sicuro. Poco dopo saluto Spencer poiché dovevano portarlo di nuovo dentro per non so cosa ma stranamente mi fanno stare lì perché qualcuno voleva parlarmi, chi mai vorrebbe parlarmi se io qui dentro a parte Spencer non conosco nessuno? Penso finché pensandoci bene non rabbrividisco capendo: Hannibal, il padre di Spencer che con lo stesso tempismo del figlio quando avevo scoperto che era Krueger era apparso davanti a me finendo la mia frase, solo che lui non ha terminato niente se non il mio pensiero. <<Salve signorina>> dice sedendosi davanti a me con la camicia di forza ben messa e la guardia che da lontano lo tiene d'occhio costantemente, deglutisco nervosamente <<Salve>> <<Dal momento che il mio dolce figlioletto ti ha sicuramente parlato di me, non c'è bisogno che tu sappia altro. Voglio conoscerti da bravo suocero>> alzo un sopracciglio <<Non credo a ciò che dici, da quel che so benché sia poco, mi basta dal non fidarmi. Cosa vuoi realmente?>> il suo sguardo cambia, diventando leggermente strano <<Non voglio niente, o forse qualcosa -si ferma a scrutarmi con lo sguardo- al giorno d'oggi le signorine si conciano in questo modo? Prive di eleganza? Eppure la bellezza che si ha va messa in risalto e tu che ne hai tanta non lo fai>> <<Dimmi cosa vuoi e basta, non importa a nessuno dell'eleganza e si può essere belli anche senza essere eleganti>> ghigna leggermente ma non mi spaventa <<Che caratterino...voglio la mia Clarice>> <<E chi sarebbe? Poi non so nemmeno dove trovarla.>> puntualizzo, ma poi perché chiederlo proprio a me? <<Oh sono certo che la troverai, a meno che tu non voglia che accada qualcosa di davvero spiacevole a Spencer oppure a te>> dice facendo in modo che la guardia non lo senta, rabbrividisco leggermente ma non devo perdere le staffe, non devo incazzarmi <<Tu a Spencer non farai niente capito?>> <<Se tu mi porti Clarice non gli faccio niente>> se fosse stato senza la camicia di forze sono sicura che avrebbe fatto spallucce, inizia ad irritarmi questo vecchio rompicoglioni. <<Se tu gli fai qualcosa, perché so che farai lo stesso qualcosa, io uccido Clarice e ti porto la testa, così avrai il pranzo servito.>> dico alzandomi andando via da quella stanza, lasciandolo lì senza ascoltare ciò che dice. Come si può fare un figlio e infondergli traumi, a tal punto da farlo diventare psicopatico? Come si fa anche solo a pensare di fargli del male o addirittura a fargliene per poi dire di non averne colpa? Tutto questo è inaccettabile, rimetto le cuffie allontanandomi dal manicomio e dopo aver preso il bus torno a Los Angeles a casa mia. Che poi chissà chi cazzo è sta Clarice, forse Spencer me l'ha detto o forse no...sospiro e una volta tornata a casa mi butto direttamente sul letto che è l'unica parte comoda in cui si può pensare con calma, mettendomi comoda lascio sfogo ai miei pensieri su Spencer, su suo padre e alla conversazione irritante avuta poco prima per questa povera donna del quale è probabile che io sappia qualcosa come no. Dovevo scoprire qualcosa e ricevere anche il suo cognome per sapere come rintracciarla e di quale Clarice si parla, il mio sguardo cade sull'orologio ed essendo tardi lascio perdere i pensieri cadendo in un sonno profondo.

The pleasure of risk - sequel Your American Nightmare || Spencer CharnasWhere stories live. Discover now