Capitolo 2

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Nuovo giorno e solita routine: mi alzo spegnendo la sveglia che suona molto irritabilmente alle 06:00 am e vado in bagno, doccetta veloce ma stavolta senza toccare i capelli perché sono appena fatti praticamente, mi vesto e giù a fare colazione poi via a lavoro che dura dalle 08:00 alle 14:30, per via del casino con Spencer ho finito le superiori prendendo il diploma (l'avevano trasferito in un'altra scuola ma viveva ancora con me anche se per poco), ma ho rifiutato l'idea dell'università nonostante Spencer avrebbe voluto che io andassi avanti per giungere al mio sogno di fare criminologia ed ora mi ritrovo a fare i turni a mia fortuna mattutini in un bar a pochi passi da casa mia. Se solo lui fosse qui...sospiro andando a lavoro: servire i clienti con un sorriso forzato che ormai in due anni di pratica usciva quasi spontaneo; spero solo di poterlo tirare fuori da li così magari tornando felice posso anche riconsiderare l'idea dell'università. L'orologio segna le 14:30 e per la mia testa vuol dire solo una cosa 'libertà', poso il mio grembiule verde sul bancone e dopo aver salutato le colleghe esco da quel bar che puzzava di alcol già di prima mattina dando il voltastomaco, torno a casa buttandomi sul divano ed essendo troppo stanca decido che mi sarei fatta qualcosa più tardi da mangiare; non faccio in tempo ad accendere la televisione che subito il mio telefono inizia a squillare dal nulla '+973...-New Jersey' solo nel vedere quel luogo non esito e prendo il dispositivo rispondendo <<Uhm pronto?>> mi metto bene sentendomi improvvisamente scomoda <<Pronto, è la signorina Miller?>> risponde una voce femminile <<Si sono io>> <<Io sono la segretaria e ho avuto il compito di chiamarla ogni tanto, per il signor Charnas>> stringo il telefono mentre un sorriso si forma sul mio volto <<Capito, la ringrazio. Quando posso sentirlo?>> <<Oh anche subito -sento dei passi, probabilmente si è alzata- Piccola!>> delle lacrime minacciano di uscire dai miei occhi ma le ignoro, quella voce, quella dannata voce mi era mancata così tanto <<S-Spencer>> tiro su col naso cercando di trattenermi <<Come stai?>> bella domanda, non posso sicuramente dirgli 'male, malissimo' quindi opto per una mezza verità, quella va sempre bene <<Parlando con te meglio>> sorrido mentre quelle stupidissime lacrime iniziano a scendere silenziose <<Spero sia vero, come va con l'università?>> mugolo grattandomi il braccio <<Non vado all'università...lavoro in un bar>> lo sento sospirare rumorosamente, probabilmente si è innervosito <<Perché, Elisa hai un grande talento e lasciare andare i propri sogni per lavorare in un bar mi sembra scorretto.>> sospiro <<Spencer, devi capire che ho passato due anni molto difficili e tutt'ora lo sono, non mi sentivo di sprecare soldi per la scuola per poi essere bocciata o richiamate per disattenzione...>> ora a sospirare è lui ma in modo più calmo <<Hai ragione, perdonami, se solo io non fossi condannato a questa vita tu ora potrest->> <<Tu non ne hai colpa.>> rimaniamo a parlare ancora per poco, troppo poco, dopodiché la chiamata termina e mi sento di nuovo così vuota...magari leggermente meno di prima però lui riesce a colmare il vuoto creato e senza di lui posso sentirmi solo vuota. Accesa la televisione mi distraggo per un po' guardando un film finché non mi accorgo di essermi addormentata.

Spencer's pov.

<<S-Spencer>> la sua piccola voce mi era mancata talmente tanto che anche i muri lo sapevano ormai, in un primo momento la sua scelta di non andare all'università mi ha fatto incazzare perché era davvero brava ed amava così tanto criminologia...poi ho capito che è solo colpa mia se ha preferito ridursi a lavorare in un bar qualsiasi, per quanto lei abbia cercato di convincermi che non sia colpa mia è stato inutile, se non è colpa mia di chi dovrebbe essere? Andiamo, sappiamo entrambi che l'unico ad averne colpa sono io, altrimenti non sarei costretto a stare in questo posto di matti (tra cui io). Finita la chiamata torno a sentirmi il solito 'Spencer fottutamente inutile Charnas' e di certo gli sbalzi di personalità o le conversazioni con quello stronzo di Krueger non aiutavano, anche a quella parte mancava e stranamente con lei era riuscito a cambiare: ho bisogno di lei; più potente delle medicine, nemmeno Nadia era riuscita a cambiarlo radicalmente...certo rimaneva l'istinto omicida ma con lei attorno non ci pensava nemmeno. Sospiro mentre mi riaccompagnano nella mia stanza, mi stendo sul lettino guardando il soffitto cercando di ignorare la camicia di forza che mi comprimeva le braccia facendomi mancare di tanto in tanto il respiro 'grazie Krueger' sibilo sbuffando. <<Tanto sappiamo entrambi che usciremo da qui Charnas>> <<Zitto Krueger.>> mi giro mettendomi sul fianco fissando il nulla, detesto questo cuscino è troppo duro e scomodo, sospiro <<Beh almeno non siamo soli>> alzo un sopracciglio <<Che intendi Krueger?>> <<Hannibal>> dice con tono di disgusto misto a rabbia sussurrando quel nome, rabbrividisco leggermente mettendomi seduto <<Siamo nello stesso manicomio? Com'è possibile...non ci siamo nemmeno visti in questi due anni>> <<Lo tengono nella stanza di massima sicurezza, mentre ero io ad avere il controllo ho sentito delle guardie che parlavano di lui -prende un attimo di pausa- e hanno intenzione di portarlo in una stanza come questa per buona condotta mostrata in questo tempo>> spalanco gli occhi mugolando 'non è possibile' scuoto la testa ripetendo a me stesso che non è possibile anche se la realtà è quella <<Quindi papà è qua...>> <<Si e se lo incontreremo lui non dovrà sapere di Elisa, intesi?>> parole di Krueger, mi limito ad annuire a me stesso stendendomi nuovamente per abbandonarmi al mondo dei sogni.

Flashback Spencer
una notte come le altre, aveva solo 6 anni quando dalla seconda cucina della villa sentì improvvisamente dei versi strazianti di qualcuno che urlava finché non cessarono. Aveva seguito le urla fino alla cucina, una vista raccapricciante: un uomo con la nuca aperta tutto sudato con gli occhi che vagavano, bianco cadaverico e le lacrime bloccate negli occhi mentre pronunciava parole a vanvera come dei farfugli, il sangue che gli colava dalla testa e il cervello di fuori.

<<P-Papà>> dissi con le lacrime agli occhi mentre tremavo, guardando l'uomo e guardando mio padre intento a cucinare una parte di cervello in tutta la sua tranquillità finché non posò lo sguardo su di me 'il bimbo indifeso' <<Oh ben svegliato piccolo Spencer, siediti che è ora di fare la pappa>> titubante mi sedetti per paura che potesse fare qualcosa se non avessi ascoltato, mi mise davanti il piatto con quella pietanza orribile poiché era appartenente ad un umano, mi accarezzò i capelli pulendosi per poi sedersi iniziando a mangiare <<I-Io non voglio...>> i suoi occhi color ghiaccio si posarono su di me mentre strinse le posate <<Mangia, ti fa bene>> non aggiunsi altro, il tono freddo bastava a farmi capire di non dire altro...presi la forchetta e misi in bocca quella cosa che mi fece salire il voltastomaco, mandai giù e...

Mi sveglio mettendomi seduto rimettendo sul pavimento ciò che avevo mangiato poco prima, ormai capita spesso a causa di quel ricordo...e non solo. Lui è stato la causa di Krueger e lo detesto, sono diventato come lui per metà ma almeno io non mangio le vittime, sfogo solo quella rabbia repressa che viene fuori solo con quella parte oscura che fa parte di me. L'infermiera ormai abituata è venuta a pulire poi se n'è andata lasciandomi di nuovo solo nella stanza, questi flashback capitano solo da quando sono in questo posto e non riesco a trovarne il motivo...forse è meglio che mi rimetta a dormire cercando di non pensarci, mi rimetto steso cadendo nuovamente in un sonno profondo.

The pleasure of risk - sequel Your American Nightmare || Spencer CharnasWhere stories live. Discover now