Capitolo venticinquesimo

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Jisung's POV
Il mattino seguente mi svegliai presto e riuscii, faticosamente, a far alzare presto anche Minho.

Era tutto pronto, eravamo lavati e vestiti, l'unica cosa che ci rimaneva da fare era la colazione e salutare i miei.

Fu un arrivederci molto drammatico, ovviamente, tattandosi di mia madre. Non la smetteva di abbracciare Minho e ringraziarlo di tutto, soprattutto di prendersi cura di me.

-Tienitelo stretto- mi sussurrò all'orecchio nel salutarmi.

Mio padre ed il mio ragazzo si salutarono in modo più tranquillo, scambiandosi uno sguardo d'intesa che non riuscii a capire. Quei due avevano  decisamente parlato di qualcosa alle mie spalle.

Dopo aver preso da mia madre una scorta di cibo che sarebbe bastata per un intero anno, partimmo.

Minho posò la mano sulla mia coscia com'era solito fare ed io sorrisi accarezzandogliela.
-Sono felice che tu sia venuto, ho passato un'ottimo Natale grazie a te-

Lui mi scompigliò i capelli sorridendo ed uscendo dal parcheggio -dovrei essere io a ringraziarti, finalmente so cosa si prova a festeggiare il Natale e ad avere una famiglia-
Riuscii a cogliere una nota di dolore, tristezza ma soprattutto rabbia e disprezzo nelle sue parole.

-Ti prometto che sarò una famiglia migliore di quella che hai avuto Minho, lo saremo insieme- le parole mi uscirono senza filtro, così come le avevano pensate la mente ed il cuore.

-Lo sei già- disse baciandomi la mano in uno di quei gesti galanti che mi fecava sempre intenerire.
-Vieni, passiamo dal locale... voglio vedere se la polizia è andata a controllare- mi propose poi, girando in quella vietta che tanto era di strada.

Il locale era aperto ma non certo al pubblico. Verie macchine della polizia parcheggiate in modo ordinato vicino al marciapiede mi fecero capire che si, evidentemente qualcosa era successo.

-Posso scendere a parlare con un poliziotto? Dico che sono il ragazzo che ha sporto denuncia, tu non farti vedere. Resta qui- scesi dall'auto, troppo curioso di sapere cosa avessero scoperto.

-Mi scusi!- catturai l'attenzione di un agente lì davanti. -Sono Han Jisung, il ragazzo che ha segnalato il locale. Avete scoperto qualcosa?- bugia, era stato Minho ma l'aveva fatto a nome mio. Tirai fuori un documento e questo mi squadrò per poi annuire.

-Buongiorno signor Han, la ringraziamo della sua denuncia. Il locale in questione è coinvolto in svariati affari illegali tra cui lo spaccio di droghe. Ogni persona frequentante il locale lo faceva per stringere affari loschi, soprattutto tra aziende anche molto importanti o tra gestori di club a luci rosse illegali.-

In quel momento capii. Capii perché nessuno avesse fatto nulla, chiamato aiuto o semplicemente fermato Jeongin. Ognuno doveva farsi i fatti propri e passare inosservato in un ambiente che era costantemente in pericolo.

L'agente mi fermò per farmi qualche domanda come avevo previsto, certo ogni dettaglio era importante in quella situazione. Non pronunciai il nome del mio amico, dissi solo di essermi ritrocato lì per caso. Mi credettero e mi lasciarono andare.

Il viaggio fu tranquillo, niente traffico o imprevisti. Arrivammo a Seoul per le dieci, Minho mi lasciò davanti casa e mi diede un'ora di tempo. Non mi restava che prendere altre cose da vestire e dirigerci all'aereoporto che, fortunatamente, distava poco da casa mia.

All'una l'aereo era decollato, mi ero completamente affidato al mio ragazzo. Non sapevo esattamente dove stessimo andando e nemmeno cosa dovessi aspettarmi.
Volammo in business class per quasi otto ore, per mia fortuna tranquillamente.
Non avevo paura di volare ma ero una persona costantemente ansiosa.

Koi no yokan || MinsungWhere stories live. Discover now