Capitolo secondo

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Han's POV
"5 minuti, 4 minuti, 3 minuti, 2 minuti... Dio santo è possibile che il tempo passi così lentamente?".

Questo era tutto ciò che la mia mente riusciva ad elaborare durante quella noiosa e monotona giornata autunnale.
Finalmente sentii la campanella suonare e liberai un sospiro di sollievo, alzandomi e mettendo i libri e i quaderni nello zaino nero.

-Prossima lezione? Ditemi che è una pratica.- Sussurrai mentre cercavo di ricordare l'orario delle lezioni e camminavo tra gli affollati corridoi della mia accademia. Probabilmente ero intento a fare facce strane poiché quei pochi sguardi che coglievo mi guardavano aggrottando le sopracciglia, confusi.

-abbiamo classica adesso Hannie, forza un pò di memoria! Ne è passata dall'inizio della scuola e ancora non hai memorizzato l'orario?-

La voce venne accompagnata da una pacca, non troppo leggera, sulla mia spalla. Non avevo bisogno di girarmi per capire che fosse Felix, il mio migliore amico.
Ci siamo conosciuti all'inizio dell'anno, scoprendo di avere tutti i corsi in comune, cosa più unica che rara a dire la verità.
Felix riusciva a capirmi con uno sguardo, ed era strano: nemmeno io capivo me stesso, ma lui riusciva a leggermi come se fossi un libro aperto.

-Facile per te, tu hai solo questo da memorizzare, vorrei ricordarti che non tutti siamo ricchi: c'è chi fa 2 lavori part-time per mantenersi oltre che studiare- dissi sbuffando e sorridendo contemporaneamente mentre aprivo il mio armadietto.

Eh già, Felix era quello che è facilmente definibile ricco. Suo padre era a capo di un'azienda estremamente importante in Corea e lui e la sua famiglia vivevano in una villa che per me era comparabile ad una reggia con ogni tipo di comfort. Nonostante la popolarità dovuta al suo cognome, alla sua ricercata bellezza e alla sua bravura negli studi, Felix era estremamente umile. Non aveva mai usato la sua famiglia per essere avantaggiato in qualcosa e non guardava quelli come me con superiorità: era un ragazzo d'oro.

-Ok, su questo hai ragione ti chiedo scusa- ridacchiò aiutandomi a mettere i libri nell'armadietto e a prendere il borsone.
Si, il borsone.

Io e Felix frequentavamo una delle accademie di danza private più rinomate della Corea. Era davvero una fortuna.
La scuola vantava di aver creato i migliori ballerini nell'industria dello spettacolo negli ultimi anni, ed io speravo di essere uno di loro.
Purtroppo, però, non era semplice.
La retta scolastica era davvero alta e i miei non si sono mai potuti permettere abbastanza soldi per pagarla completamente, per questo iniziai a lavorare.
Trovai facilmente lavoro in una biblioteca nei pomeriggi e nei week-end nel museo più famoso di Seoul come guardia. Tutto questo era, ovviamente, da sommare alle lezioni, gli allenamenti e allo studio. La mia è una scuola di danza, certo, ma non abbiamo solo lezioni pratiche ma anche teoriche e queste richiedono uno studio davvero approfondito.
Insomma non ho nemmeno il tempo di respirare.

Presi a camminare con Felix verso la palestra 1, quella in cui si svolgeva la penultima lezione: danza classica, come mi aveva ricordato il mio amico. Dopo classica mancava un'ora di moderna e poi sarebbe iniziato il week-end, non che per me significasse riposo, lavoravo lo stesso.

-Vieni a prendere un tè da me oggi pomeriggio? oppure lavori?- mi chiese d'un tratto mentre eravamo diretti agli spogliatoi per cambiarci.

-Lavoro in biblioteca, se vuoi però sta sera  possiamo andare a bere qualcosa, è l'unico momento di tregua che ho- sbuffai iniziando a spogliarmi per mettermi i vestiti adeguati.

-vada per sta sera allora, non ti preoccupare- mi sorrise lui, facendo lo stesso.

Le lezioni passarono velocemente quel giorno, contrariamente alle mie aspettative, ed io già pensavo alla montagna di libri che mi aspettavano per essere posizionati in differenti scaffali della biblioteca.

Salutai Felix con un cenno del capo, promettendogli che ci saremo aggiornati più tardi per gli eventuali orari, e mi diressi con lo zaino ancora in spalla verso la biblioteca.

Mi fermai a metà strada in un negozietto dov'ero solito prendere qualche snack che mi piaceva sgranocchiare mentre percorrevo le strade rumorose e affollate della capitale.
Dopo nemmeno mezz'oretta mi trovavo sul posto di lavoro.

-Salve signor Jung- salutai a bassa voce il bibliotecario, un uomo anziano e dolcissimo che si preoccupava costantemente della mia salute, vedendomi correre avanti e indietro tutti i giorni.

-Buon pomeriggio Han, anche oggi sei in anticipo- mi salutò regalandomi un sorriso dolce che farebbe intenerire chiunque.

-La puntualità è importante signore, vado a posare lo zaino nello sgabuzzino ed inizio con i libri- ricambiai il suo sorriso e mi diressi verso l'ormai famigliare ripostiglio dov'ero solito lasciare la mia roba.

Non ebbi il tempo di posare lo zaino che mi arrivò una telefonata. Lessi il nome del contatto e aggrottai le sopracciglia: "Signora Kim".
Ora, la signora Kim era la proprietaria del museo e non era strano il fatto che mi chiamasse, come il signor Jung si preoccupava spesso per me. Era strano il fatto che mi chiamasse durante il mio orario lavorativo.

-Pronto signora Kim? Come sta?- chiesi leggermente allarmato, d'altronde era una donna anziana e sola.

-Non troppo bene caro, purtroppo mi sono presa una brutta influenza e sono costretta a letto- mi rispose con una voce talmente sottile che si sarebbe potuta rompere a momenti.

-Signora Kim vuole che le vada a compare qualcosa? Ha bisogno di aiuto?- chiesi preoccupato nel sentirla così.

-Sei così premuroso... tranquillo ho tutto quello che mi serve, ma devi farmi un favore- d'un tratto sembrava seria. Qualcosa di importante.

-mi dica pure- la incitai convinto

-sta sera, alle 23, dovevo incontrarmi con una persona... LK. Purtroppo non potrò esserci ma è molto importante discutere sull'organizzazione e la disposizione della galleria per l'aggiunta di un suo quadro. So che ti chiedo molto e che oggi tu stai lavorando ma vorrei che mi sostituissi. Sei l'unico di cui mi fido per una cosa così importante, so che manterrai la sua identità segreta- era determinata e speranzosa che accettassi, cosa potevo fare?

-Certo, non si preoccupi! Ci penso io, lei si riposi- accettai cercando di rassicurarla e potevo sentire il suo sorriso tramite il telefono.

-Sei un angelo Han, grazie mille- e così riattaccò.

Ero nella merda.

Finivo il turno in biblioteca alle 21.30, come facevo ad essere pronto per un incontro del genere alle 23?! Dovevo per forza chiedere un permesso al signor Jung, per quanto odiassi farlo.

Uscì dallo sgabuzzino e mi diressi verso la cattedra dove il signor Jung era solito compilare e leggere documenti. Alzò la testa quando mi vide arrivare.

-signor Jung... c'è stato un imprevisto: la signora Kim è malata e devo sostituirla ad una riunione importante. È un problema se- non riuscii nemmeno a terminare che il signor Jung sorrise e mi interruppe.

-Prenditi il pomeriggio libero, non c'è problema figliolo lavori sempre sodo, non ti preoccupare-

Annuii e mi inchinai, gliene ero davvero grato.
Tornai a prendere il mio zaino ed uscii diretto a casa per prepararmi, ero decisamente in ansia.

-oh cazzo Felix!- esclamai appena uscito realizzando che gli avevo promesso un'uscita essendo venerdì sera.

Presi il telefono e digitai un messaggio, spiegandogli velocemente la situazione che, fortunatamente, capì.
Mi augurò buona fortuna e misi via il telefono, aumentando il passo verso casa mia.

-Speriamo vada bene- sussurrai tra me e me.

~ANGOLINO D'AUTRICE~
Ecco qui il secondo capitolo con l'introduzione di Han, a partire dal prossimo inizierà la vera e propria storia!

Koi no yokan || MinsungWhere stories live. Discover now