Capitolo 12 - Amsterdam

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Il giorno dopo salutai Giulia, ormai mancavano veramente pochissimi giorni alla partenza e avevamo ancora un sacco di cose da sistemare.

Chiamai Ale.

A: "Vieni qui?"

R: "Si, mezz'ora?"

A: "Ok allora ti metto giù che scappo in doccia, a tra poco!"

Come se nulla fosse, non penso volesse pensare alla serata passata, la giornata passò senza domande, senza riferimenti alla sera precedente, come se non fosse mai esistita.

A: "Ah aspetta non ti ho detto, il mio agente ci ha preso un appartamento tutto per noi. Tutti gli altri staranno in un hotel poco distante."

R: "Fantastico direi! Sei pronto? Manca pochissimo."

A: "Assolutamente sì, non vedo l'ora. Ti porto in alcuni posti che conosco, ti piaceranno tantissimo."

Ero euforico, quei tre giorni li passai sempre con Ale e mi sfrecciarono davanti.

*suono di sveglia*

A: "Riki dai muoviti! È già la quarta sveglia che rinvii."

Mi aveva già preparato il caffè.

R: "Si, adesso mi alzo..."

A: "Muoviti!"

Mi tolse le coperte di scatto, rimase a guardarmi e mi porse la mano.

A: "So già che saremo gli ultimi."

Ci preparammo e scendemmo con le valige per le scale, il taxi già ci stava aspettando, Michelangelo mi stava già scrivendo, era quasi arrivato in aeroporto.

Il volo andò bene, raggiungemmo in taxi l'appartamento, eravamo nei pressi di Amsterdam, c'era il solito tempo un po' grigio, una leggerissima pioggerella. L'appartamento era bellissimo, aveva quest'enorme vetrata vista canale e tutte le casette a schiera colorate si riflettevano sull'acqua e sembravano quasi più luminose sotto quella luce grigiastra.

A: "Domani ti porto a fare brunch verso il centro, è un posto molto olandese, sono sicuro ti piacerà.

R: "Non conosco nulla di Amsterdam, mi fido di te. Mi conosci, sai cosa mi piace..."

Ci guardammo fissi negli occhi, mi avvicinai, ci stavamo respirando addosso, le sue labbra sfioravano le mie ci baciammo e ci buttammo subito sul letto. Le sue mani calde mi scorrevano sui fianchi, mi slacciò il bottone e iniziò ad infilare piano le dita sotto i miei boxer...

R: "Mi fai sempre mancare l'aria."

A: "Mi piace vederti così rilassato, è una sensazione impagabile."

Mi sentivo sempre le gambe tremolanti, la testa si svuotava completamente, sentivo il mio respiro, le lenzuola ancora fresche mi avvolgevano e i miei occhi fissavano gli occhi scuri di Ale. Era difficile pensare ad altro.

*suono di campanello*

A: "Rivestiti veloce, vado io ad aprire!"

Il cuore cominciò a battermi fortissimo, mi misi sia la maglia sia i pantaloni al contrario, pensai a quanto posso essere rincoglionito, mentre mi svestivo caddi, per fortuna sul letto, di corsa mi rivestii, questa volta con i vestiti messi dal giusto lato.

A: "Riki c'è Michelangelo! Hai finito in bagno?"

R: "Si arrivo, datemi un altro minuto!"

Ale era sempre calmo, mi trametteva una sicurezza pazzesca. Mi controllai allo specchio, mi misi a posto i capelli, mi accarezzai il volto, avevo ancora le gambe tramanti e gli occhi da sonno.

M: "Svegliarti presto non è il tuo forte vero Riki, ti vedo bello rincoglionito. Sono venuto per dirvi che domani avete il giorno libero, intanto, che io e lo staff andiamo a prendere contatto con la location del video poi da dopodomani si comincia a girare. Riposatevi che vi voglio belli carichi, soprattutto te Riki che sei sempre sulle nuvole, di Ale invece mi fido."

Fu rapida e indolore quella visita.

A: "Ci hai messo una vita a scendere."

R: "Mi ero messo i vestiti al contrario."

Si mise a ridere fortissimo.

R: "Che cazzo ridi, ero andato un po' nel panico"

Si avvicinò e mi baciò.

A: "Sei speciale tu."

Sentirselo dire così apertamente, mi fa venire i brividi, ho quasi timore che tutto questo possa svanire così com'è nato e che in un batter di ciglia tutto possa modificarsi.

Il giorno dopo andammo in questo posto a fare brunch, ci sedemmo al bancone, parlammo per tutto il tempo, ridevamo e si, ci scappò anche qualche bacio, ormai non stavo nemmeno più attento agli sguardi delle persone che ci circondavano ci prendevamo per mano nelle stradine più nascoste ci fermavamo per avvicinarci un po' di più.

La sera mi portò a fumare il narghilè in un locale sottoterra, in una piccolissima vietta poco illuminata, rientrammo a casa e dormimmo tutta la notte abbracciati, il mattino ci aspettavano le riprese.

Furono giorni meravigliosi, frenetici ma emozionanti, rivederci ci fece entrambi sorridere, fatto così è un lavoro spettacolare ed ero estasiato nel condividerlo con una persona come lui.

Eravamo in questa spiaggia, era la prima volta che vedevo l'oceano, eravamo ansimanti dopo la corsa in bici.

R: "Mi butto."

Guardai Ale con il mio sguardo un po' da pazzo.

A: "Ma che sei scemo? Ci saranno 5 gradi!"

R: "Eddai! Quando ci ricapita!"

A: "Ma quando vuoi ci può ricapitare ma ti prego adesso no fa troppo freddo! Ti ci riporto io quando farà più caldo"

R: "Promesso?"

A: "Promesso."

Mi toccò con la mano il volto e mi strinse la guancia.

A: "Mi fai impazzire."

Dopo poco più di una settimana era già ora di rientrare in Italia.

Amsterdam mi rimarrà per sempre nel cuore, ora bisogna prepararsi per Sanremo.

Come nascono i BrividiWhere stories live. Discover now