Capitolo 9 - Tu.

448 20 2
                                    


La mattina seguente mi svegliai, ero in ansia ed in confusione, mi veniva quasi da piangere, mi vergognavo, non volevo alzarmi dal letto e continuavo ad avere flashback di Ale. Avevo un nodo in gola, lo stomaco chiuso, la mente appannata. Non avevo idea di come mi sarei dovuto comportare, l'ansia si mescolava all'imbarazzo e no, non stavo affatto bene.

In ogni caso mi aspettavano in studio, non potevo di certo tirare pacco.

Presi la bici e lentamente mi avviai.

Nel tragitto, le gambe pesavano come macigni, la marcia della bicicletta mi sembrava durissima, l'asfalto colla. Rischiai addirittura di essere investito.

Arrivai in studio poco dopo l'ora concordata, entrai piano, presi un respiro profondo, sentii la voce di Ale nell'altra stanza.

R: "Ciao! Scusate il ritardo!"

M: "Ciao Riki! Tranquillo è da poco arrivato Ale, mi stava aggiornando sulla sua ultima vacanza."

A: "Ciao Riki."

Mi diede due baci sulla guancia, penso per non destare troppo sospetto.

R: "Ciao Ale. Tutto bene?"

Erano entrambi, nonostante tutto saluti freddi.

A: "Tutto a meraviglia. Immagino sia lo stesso per te..."

Mi lanciò un'occhiata talmente intensa che faticai a fingere indifferenza, nei suoi occhi scuri leggevo le sue mille domande e la sua delusione.

M: "Registriamo qualcosa?"

R: "Ho aggiunto delle nuove strofe, ve le farei sentire subito così mi dite se possono andare bene."

Presi il mio block notes e chiesi a Michi di suonare la base.

"Tu, che mi svegli il mattino

Tu, che sporchi il letto di vino

Tu, che mi mordi la pelle

Con i tuoi occhi da vipera

E tu, che sei il contrario di un angelo

E tu, sei come un pugile all'angolo

E tu scappi da qui, mi lasci così

Nudo con i brividi"

A: "SI! Registriamo con tutte queste strofe."

Il suo sguardo si era sciolto, mi guardò in modo più tenero, forse aveva capito che ci ero rimasto male e che il mio era solo un comportamento da ingenuo ragazzino. Avevamo entrambi fatto cose per ferirci, sia io, sia Ale, nessuno escluso però, eravamo lì a dirci tutto quello che provavamo anche se nessun'altro oltre a noi poteva capirlo.

Nel tardo pomeriggio finimmo di registrare, la canzone era pronta, bastava presentarla alla nostra casa discografica.

M: "Andiamo a brindare che dite?"

Andammo in un localino nelle vicinanze e ordinammo una bottiglia di vino, dopo qualche ora di chiacchierata Michelangelo si alzò.

M: "Ragazzi, vi devo abbandonare, la famiglia chiama! Vi farò sapere cosa diranno i produttori ma intanto veramente complimenti, siete una coppia fantastica."

E dandoci due abbracci ci lasciò lì da soli, io e Ale. Ripensavo alla parola coppia, se avesse saputo...

R: "Non dovevo andarmene via così un'altra volta da casa tua."

A: "No, non dovevi."

R: "Mi dispiace, mi sono fatto prendere dal panico. Avevo mille pensieri nella testa e ho agito d'istinto."

A: "Ho detto che non ti avrei rimproverato e che ti avrei lasciato libero senza farmi troppe domande, però mi è risultato un pochino più difficile del previsto."

R: "Mi sento uno schifo, ma Ale davvero non so cosa fare, mi sento frastornato mi sembra di vivere dentro ad un sogno, non so più cosa voglio che faccia parte della mia realtà e cosa no."

A: "Ti capisco, ma non puoi ogni volta sparire e fuggire."

R: "Lo so... ti va di bere qualcosa?"

A: "Due gin tonic direi."

Ci mettemmo un attimo a ristabilire il rapporto che avevamo prima, non parlammo dei giorni passati lontani, quelli ormai non esistevano più, sembravano lontanissimi.

R: "Andiamo a fare due passi?"

A: "Ho lasciato mio moroso."

Rimasi a fissarlo, il cuore in gola, una strana felicità ed euforia mi fece venire un brivido lungo la schiena, mi uscì un leggero sorriso. Abbassai di colpo lo sguardo per non farmi vedere e pensai tra me e me: "Allora le cose si fanno serie".

R: "Ah cavolo...mi dispiace..."

Rialzai lo sguardo, mi alzai e lo baciai, non mi importava di dove fossimo, avevo solo tanta voglia di farlo.

A: "Che stupido sei! Usciamo dai...andiamo a fare due passi."

Mi guardò sorridendo ed uscimmo dal locale.

Ci guardavamo con gli occhi pieni di desiderio, le mani si sfioravano, volevamo baciarci, sentivo l'energia scorrermi potente nelle vene, la testa mi si svuotò, ero concentrato solo su di lui, volevo andare a casa sua. Ci continuavamo a toccare a spingerci a vicenda.

Quasi ci investirono due biciclette.

G: "Hey Riki! Hahahhah pazzesco, nemmeno a farlo apposta."

Era Giulia.

Come nascono i BrividiWhere stories live. Discover now