Capitolo 4 - Viaggio in taxi

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A: "Che fai entri in auto o no?"

Nemmeno mi accorsi che si era fermato ad aprire la macchina. Ero talmente assorto nei miei pensieri, nelle orecchie mi rimbombava il battito del mio cuore, faticavo ad essere lucido.

R: "Ma ho la mia bici qui..."

A: "Stai tranquillo ti riporto a riprenderla...dai monta su!"

Era la prima cosa che mi venne in mente, lui sorrideva, cercava in tutti i modi di tranquillizzarmi, mi sedetti in macchina e all'improvviso il cuore si calmò, forse il suo profumo era diventato più intenso e mi aveva inebriato. Si allungò sul mio sedile passandomi oltre con il braccio, mi legò la cintura di sicurezza e mi sfiorò il viso con la sua guancia, rimasi nuovamente senza parole.

A: "Meglio che faccio io sennò qua facciamo notte! Ti porto in un ristorantino che conosco bene, ti piacerà."

R: "Mi fido..."

Gli sorrisi, il cuore si stava dolcemente calmando, la mente era vuota, all'improvviso tutto quello che avevo davanti era lui e la strada. Accese la radio, attaccò l'audio del telefono e partì la musica. La sua playlist, cominciò a cantare rivolgendo lo sguardo sempre verso di me.

"Blanchito babe, money gang gang gang. Come si fa, come si fa, senza un rumore, giri la stanza, come si fa, come si fa, sola col tanga te lo strapperei via. E mi fai impazzire..."

Ci mettiamo entrambi a cantare a squarciagola, aveva detto che in auto ascoltava le mie canzoni, mi fece sorridere, le nostre voci erano perfette insieme. Sentii di nuovo di essere solamente noi due a sfrecciare in auto, ero insolitamente tranquillo, il cuore aveva smesso di farmi impazzire almeno, per ora.

A: "Siamo arrivati!"

R: "Di già!"

Si mise a ridere, stringendo il volante mentre guardava la strada...

A: "Oh finalmente sei tornato nel pianeta terra! Dai su muoviti che ho fame!"

Scendemmo dall'auto, mi tenne aperta la porta, mi mise una mano sulla spalla e mi spinse dolcemente dentro il locale.

A: "Ciao Gio, hai un tavolo per due? Se riesci puoi darmi il solito, quello nella saletta?"

Ovviamente ci portarono in quello, ci viene spesso in questo posto, conosce tutti i camerieri...

A: "Ti va se ordino io anche per te?"

La sua solita sicurezza disarmante, come dirgli di no.

R: "Certo fai pure, tanto io mangio tutto."

Arrivò subito il cameriere a prendere l'ordine e ci lasciò nuovamente da soli.

A: "Vado un secondo in bagno...non scappare sai."

R: "E dove vuoi che vada, non ho nemmeno la mia bici."

Si alzò dalla sedia e venne verso di me, mise una mano sullo schienale e si avvicinò con le sue labbra alle mie, eravamo vicinissimi, sentivo il calore delle sue labbra sulle mie, rimasi per un secondo con il fiato sospeso.

A: "Non scappare..."

Me lo sussurrò guardandomi negli occhi e subito dopo si allontanò. Mi tornò quella sensazione di bruciore in volto e di confusione addosso. Arrivò il cameriere con la bottiglia di vino che aveva ordinato e poco dopo arrivò anche Ale.

A: "Brindiamo alle nuove collaborazioni che dici?"

R: "Alle nuove collaborazioni!"

Non mollava un attimo il mio sguardo, i suoi occhi mi calmarono e di nuovo provai quella sensazione di congelamento, eravamo solo noi due e nessun altro, mi sentivo libero, non m'importava più di nulla.

A: "Scusa per il bacio di oggi, non volevo metterti a disagio, volevo parlare un pochino con te questa sera. Se non ti senti a tuo agio posso comprendere..."

R: "È una cosa nuova per me, non sono a disagio... volevo che accadesse e voglio che riaccada..."

In quel momento arrivò il cameriere con i piatti ordinati da Ale. Il suo volto era arrossito, forse per la prima volta era lui quello senza parole tra i due...

A: "Beh buona cena allora..."

Prende in mano il calice con il vino, vedo che pensa a qualcosa da dire, lo riappoggia, lo rialza e lo tende verso di me.

A: "Alle nuove esperienze."

Tendo il mio calice verso il suo e allo stesso tempo mi chiedo cosa intendesse dire di preciso?

Ho deciso di non farmi più domande e di godermi la serata, non avevo più voglia di pensare...

Eravamo già alla seconda bottiglia di vino, cominciavo a non essere più così lucido, mi era tornata, pungente più che mai la voglia di baciarlo.

R: "Che dici di farci due passi?"

A: "Si andiamo, conosco un posto dove bere l'ultimo e poi ti riporto a riprendere la tua bici."

In quel momento volevo solo stare con lui, poteva portarmi dove voleva non m'importava.

Il bar era proprio attaccato al ristorante, prima di entrare mi spinse addosso al muro del locale, la via non era molto trafficata ed era solo illuminata dall'insegna del bar, ero tranquillo ma la vista mi si annebbiò nuovamente. Mi prese la mano, me la portò sulla sua guancia e mi baciò...sentì la sua lingua sulle mie labbra e un brivido mi percorse la schiena. Mi afferrò forte la mano e mi trascinò via dal muro, mi guardò ed entrammo nel locale.

A: "Che vuoi bere?"

R: "Due gin tonic?"

A: "Due gin tonic, grazie."

Il locale era buio, alla consolle un dj nemmeno troppo bravo stava suonando delle musica house, le luci e il drink mi diedero alla testa più del previso o forse era colpa degli occhi di Ale, mi penetravano a tal punto da farmi sentire ancora più ubriaco.

A: "Che dici di venire a casa da me? Io vorrei chiamare un taxi, sono troppo brillo per guidare."

R: "Penso sia una buona idea non guidare..."

Uscimmo dal locale e c'era già il taxi ad aspettarci, Ale gli diede il suo indirizzo di casa e mi guardò...

A: "Domani ti riporto a prendere la bici, non abito troppo distante da qui."

Non mi stavo preoccupando di nulla, alla radio partì anche una mia canzone, ci mettemmo a ridere e a cantare piano per non disturbare troppo il tassista che comunque, ci controllava dallo specchietto.

Scendemmo dal taxi, eravamo davanti al portone di casa sua, rimasi per un secondo immobile a fissare il palazzo, e tutte quelle finestre ormai chiuse.

Aprì il portone, mi afferrò per un polso e mi tirò dentro...

Come nascono i BrividiWhere stories live. Discover now