16. Lezione di danza

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Era un ragazzo all'incirca della sua età. "Ehi, tranquillo!" esclamò, ridendo per la reazione di Michelangelo alla sua mano posata sulla spalla. 

Dal canto suo Michelangelo lo guardò con tanto d'occhi, dimenticandosi perfino l'educazione. Quel ragazzo aveva i capelli tinti di blu e alcuni piercing sul sopracciglio destro.

"Piacere, io sono Samuele" si presentò il giovane porgendogli una mano, che il castano si affrettò a stringere.

"Io sono Michelangelo. Scusami se... se ti ho guardato così. E anche se mi sono spaventato".

Le parole gli uscirono di bocca senza che riuscisse a frenarsi, ma perlomeno fecero ridere l'altro.

"Non devi scusarti per tutto! Anzi, non devi scusarti per niente" lo rassicurò. "Anche tu sei qui per una lezione di prova?" 

"Sì" rispose Michelangelo, non riuscendo a credere nella fortuna che ci fosse qualcuno nella sua stessa situazione.

Samuele gli indicò la porta dello spogliatoio accanto a loro. "Allora andiamo a prepararci?".

Il castano annuì e lo precedette nella piccola stanza, dove i due ragazzi si cambiarono in silenzio. Michelangelo indossò un pantalone della tuta grigio chiaro e una maglia nera a maniche lunghe, mentre Samuele un pantalone nero e una maglietta grigia a maniche corte.

"Ehi, guarda! Abbiamo i vestiti degli stessi colori" strillò Samuele indicando i loro capi d'abbigliamento.

Michelangelo ridacchiò, giusto per cercare di essere gentile con quel buffo ragazzo.

Uscirono dallo spogliatoio ed entrarono nella sala da ballo, in cui due pareti erano interamente ricoperte da specchi. Su un'altra, invece, c'erano alcune finestre che davano su un cortile interno.

Tre ragazzi, un po' più grandi di loro, si stavano riscaldando accanto alle sbarre. Avevano dei fisici statuari e indossavano tutti e tre body, calzamaglia e scarpette.

"Dei nuovi arrivati!" esclamò uno di loro non appena Michelangelo e Samuele entrarono in sala.

"Sì, siamo qui per una lezione di prova" spiegò Samuele.

Uno dei tre, un ragazzo sulla ventina, si avvicinò al ragazzo dai capelli blu e lo squadrò, con un ghigno dipinto sul volto.

"Ehi, Puffo, che cosa credi di fare qui, con dei capelli del genere?".

Samuele arrossì e allo stesso tempo lo incenerì con lo sguardo. "Ho prenotato una lezione di prova, è un problema?".

"Puffetto, la gente con i capelli tinti e i piercing su tutto il corpo non ha il diritto di fare danza classica, non lo sapevi?" continuò il ragazzo più grande con un fare altezzoso.

Michelangelo digrignò i denti. Non si aspettava un benvenuto del genere e si sentiva male per Samuele, costretto a subire quel trattamento.

"Punto primo, non ho i piercing proprio su tutto il corpo. Punto secondo, chi sei tu per parlare?" ringhiò il ragazzo dai capelli blu con i pugni serrati e uno sguardo di fuoco.

Michelangelo voleva difenderlo, ma non sapeva che cosa dire.

Per fortuna proprio in quel momento entrò in sala l'insegnante. I tre ragazzi in body e calzamaglia si misero in posizione accanto alle sbarre, mentre Samuele e Michelangelo rimasero fermi senza sapere che cosa fare.

"Voi due! Siete qui per la lezione di prova?" chiese il maestro, un uomo sulla cinquantina, abbassandosi gli occhiali fin sulla punta del naso.

"Sì, signore" farfugliò Michelangelo.

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