1 - L'ascensore

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18 marzo 2021

L'aveva conosciuta in ascensore.

Erano poche le volte che trascorreva la notte lontano dal dormitorio per rifugiarsi nell'intimità del suo appartamento privato.

Una sera di fine inverno, era particolarmente stanco e si era recato nel complesso condominiale pronto ad immergersi nel più totale relax. Con ampie falcate si era fiondato all'interno dell'ascensore che si stava chiudendo: fu proprio quella sua foga che lo portò a scontrarsi contro una persona che occupava già l'abitacolo.

Namjoon si scusò inchinandosi diverse volte, si vergognava ad incrociare il proprio sguardo con quello dell'ospite. Non aveva un buon rapporto con gli altri condomini, anzi, a dire il vero non li conosceva proprio dato che i suoi pernottamenti a casa si potevano contare sulle dita di una mano. Accidenti, che figuraccia!

«Non si preoccupi, non è successo nulla.»

Una voce femminile costrinse Namjoon ad alzare il viso e fu così che la vide per la prima volta. Una donna dai tratti non asiatici gli stava rivolgendo un sorriso. Era infagottata in un cappotto grigio con una sciarpa bianca abbinata a un cappello di lana del medesimo colore, il viso era parzialmente nascosto eppure Namjoon riuscì a intravedere due profondi occhi castani e una curiosa fossetta sulla guancia destra.

«Ah, sorry! I'm so sorry!»

«Stia tranquillo, non mi sono fatta male e comunque parlo correttamente coreano. A che piano deve andare?»

Perfetto, in soli tre minuti Namjoon aveva già incassato una doppia figuraccia.

«All'ultimo piano, ma...» non fece in tempo a terminare la frase che la vide pigiare più volte il tasto senza successo.

«Come mai non si illumina il suo?»

«L'accesso è riservato. Serve il badge.» Namjoon avvicinò una tessera magnetica alla pulsantiera e l'ascensore si chiuse, cominciando a salire verso i piani selezionati.

La donna lo guardò incuriosita senza proferir parola, si appoggiò allo specchio dell'abitacolo e cominciò a togliersi la sciarpa e slacciarsi il cappotto. Anche se quella sera di marzo era particolarmente gelida, il riscaldamento condominiale rendeva l'ascensore un vero forno crematorio. Quando si tolse il berretto, Namjoon vide una cascata di riccioli castani dai riflessi ramati cadere morbidamente sulle spalle di lei.

Era una persona semplice con un'espressione stanca sul viso, il suo trucco consisteva in una sottile linea di matita nera un po' sbavato a causa forse di uno strofinamento con le mani. Namjoon ne era rapito, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, ma il suono dell'ascensore che annunciava l'apertura delle porte lo obbligò a distoglierne lo sguardo.

«Arrivederci e buona serata.»

«Ah! Grazie, anche a lei...»

Namjoon la vide scomparire lungo il corridoio. Rimase solo in ascensore e si appuntò mentalmente il numero di quel piano, il quarto, solo sei piani di differenza dal suo.

Giunto al suo appartamento e riposto il cappotto nero nell'apposito guardaroba, decise di rilassarsi come da programma, ovvero trascorrere l'intera serata sul divano in compagnia di un bel documentario e un barattolo di gelato alla vaniglia. Si immerse nella visione di un programma dedicato all'Art Nouveau, conosciuta anche come Stile Liberty. Amava l'arte in ogni sua forma e quella corrente europea nata verso la fine dell'Ottocento in Francia lo ispirava come non mai, ma quando lo schermo della televisione proiettò le opere di Alfons Mucha, Namjoon si paralizzò. La serie "Le stagioni" era una delle opere più famose dell'artista ceco, ma il ragazzo non ascoltava più la voce narrante dello storico, la sua attenzione era focalizzata sul pannello che raffigurava l'estate.

Undisclosed FeelingsWhere stories live. Discover now