Se puoi sognarlo puoi farlo

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Ormai ero di ritorno da RND, presto avrei ripreso la mia vita a RDA. Era passata una settimana dalla telefonata di mia madre e io non pensavo altro che a Filippo, ai suoi occhi, che nemmeno ricordavo ma che provavo ad immaginare.
Cercavo di ricordare quella giornata a Jesolo a vedere la partita, ma tutto quello che mi veniva alla mente era troppo lontano e sfuocato, talmente lontano che a stento mi tornavano alla memoria i volti di quei ragazzi. Ma il suo, quello di Filippo era lì, nitido davanti a me, lo potevo quasi toccare.
Spesso in questi anni avevo pensato a lui, a quello che allora era un ragazzino con una vociona da uomo che non si addiceva per nulla al suo metro e novantacinque. Quello che oggi immaginavo come un uomo massiccio ma con la stessa voce di quando era ragazzino.
Pensavo a lui e lo immaginavo al mio fianco, già ci vedevo al bar a parlare come due vecchi amici, a raccontarci i nostri amori e i nostri casini. Ci sognavo lì a risolverci i problemi davanti a una tazza di caffè fumante. Nella mia testa era già parte di me, già uno dei miei amici, già come un fratello.
Nella mia testa era quello da cui sarei andata a farmi consolare dopo una litigata col mio fidanzato.
Già, perché non immaginavo Filippo come più di un amico, non ancora.
Io un fidanzato l'avevo già, l'avevo da molto tempo e anche lui era fidanzato.
Sognavo, ma restavo coi piedi per terra.

Com'è?Where stories live. Discover now