Capitolo 11

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Io e la Anna ci vestimmo in fretta e furia, scendemmo a fare colazione, ci lavammo, eyeliner e rimmel agli occhi, rossetto, all star bianche ai piedi e uscimmo di casa. Quasi ci scordavamo la borsa. Prendemmo la metro, poi 3 minuti a piedi e arrivammo a scuola. Ovviamente la campanella era già suonata e noi eravamo in ritardo, anzi ritardissimo. Mi ero completamente dimenticata che dovevo passare in segreteria alunni. Essendo minorenne la mia situazione era un po' diversa, soprattutto non avendo nessuno qui a Brescia dei miei parenti. Dissi ad Anna: "Tu vai in classe che io ti raggiungo dopo". Girai un po' per l'edificio e trovai la segreteria, qui mi diedero dei fogli. Ero costretta a scegliere qualcuno che si prendesse la responsabilità della mia condotta e rassicurai la lavoratrice dicendole che avrei trovato qualcuno a breve (pensavo alla Ale...).

Poi mi mandarono dal preside che mi accompagnò lui stesso in aula.

Il preside bussò ad una porta sulla quale era appeso un cartellino con scritto "3^a C". Cavolo... era la mia classe. Si sentì una voce maschile e calma dire : "Avanti", e così entrammo.

Davanti a me si trovava in piedi un simpatico uomo (o almeno a prima vista), aveva un sorriso caldo, era alto, abbastanza magro, capelli neri, si capiva che era ancora giovane, sarà stato sulla trentina d'anni. Dopo averlo osservato, gli dissi: "Buongiorno, mi presento, sono Fancy White" e il preside iniziò a parlare: "E' una nuova studentessa, viene dall'America. Professore non le rubo altri secondi preziosi, continui pure la sua lezione, arrivederci", mi fece un sorriso e scomparì.

In quel momento di silenzio mi accorsi dei 40 occhi che mi scrutavano, scusate 42, c'era pure il professore.

"Io sono il professore di matematica, mi chiamo Luca Maggio, spero che tu sia pari passo con questa classe. Al contrario, non sarà un problema, ti spiegherò pian piano ogni cosa per farti recuperare. Ti lascerò del tempo. Se prima di accomodarti vuoi dire qualcosa alla tua nuova classe ci farebbe piacere".

Mi guardavo attorno, in fondo c'era un gruppetto di tre ragazze che mi guardava assai male, soprattutto quella in mezzo: mi stava per caso sfidando con lo sguardo? bho... avevo già capito chi era la ragazza "alfa". Poi in parte a loro c'erano dei ragazzi che mi sorridevano e che mi invitavano a parlare; davanti ad essi delle ragazze, avevano lo sguardo intimorito o semplicemente indifferente (non lo so). Alla fine c'erano dei tipi che facevano un po' gli stupidi, gesticolavano con le mani, con le braccia, come se avessero visto Megan Fox, mi facevano ridere, erano buffi. Infine c'erano Sara ed Anna nei primi posti, davanti... erano gli ultimi posti rimasti ahah la sfortuna di entrare in ritardo il primo giorno!

Alla fine mi decisi a parlare ed iniziai: "Come ho già detto sono Fancy White, mi sono appena trasferita da Long Beach un paese vicino a Los Angeles. Sono in Italia completamente sola, qui non ho ne madre ne padre, anche se spero che presto mi raggiungano (ok...su questo mentivo, o meglio poteva essere solo e soltanto un desiderio irrealizzabile). Cosa c'è da dire... sono felice di incominciare questa nuova esperienza e spero tanto di esservi simpatica", rivoltai i miei occhi verso quella stronza che continuava a fissarmi male, scoprì poco dopo il suo nome: Chiara. Infine mi girai verso il professore, lo ringraziai per la sua disponibilità e mi andai a sedere in parte ad Anna, che mi face l'occhiolino.

Appena andai a sedermi i ragazzi buffi, si presentarono: Marco, Matteo, Alessandro, Alberto, Stefano e Luigi.

La ricreazione arrivò presto e fui sotterrata da tutti, ogni compagno si presentava, mi chiedeva come facevo a vivere, perchè sapevo così bene l'italiano ecc... Ad un certo punto mi sentii arrivare una spallata che quasi perdevo equilibrio. Era Chiara. Mi girai, d'istinto alzai un sopracciglio e gli chiesi se per caso non le avevano insegnato l'educazione. Non sono una ragazza aggressiva, snob o che vuole fare la stronza, semplicemente non mi era mai stato bene essere giudicata di primo impatto o comunque odiavo quelle che se la tiravano. Chiara era una bella ragazza... ma per me nulla di invidiabile. Quella, masticando la sua cazzo di cicca sbuffò e se ne andò.

Un ragazzo si avvicinò e alzando un po' le spalle mi disse: "Lascia perdere Chiara, fregatene di lei, è solo una viziata vanitosa. Tratta male tutti, amiche, ragazzi. Molti gli stanno dietro solo per il suo bel... lato b o per i suoi soldi. Organizza molte feste in case veramente spettacolari, poveretti i suoi genitori!" e si mise a ridere. sorrisi,"Grazie mille, tu saresti...?" "ah, scusa, piacere Francesco" e mi strinse la mano. Era un ragazzo molto semplice, aveva due passioni abbastanza diverse ma per lui importanti entrambe: una era il pianoforte e l'altra la fotografia. Era stato un piacere scambiare due parole con lui, era molto gentile anche se un po' riservato, stava nel suo mondo, direi particolare.

Ogni professore che entrava in classe, mi chiedeva chi fossi, da dove venissi, le solite cose... un po' ero annoiata, però capivo che fosse importante sapere chi io fossi, essendo nuova.

Dopo ben cinque ore eravamo liberi di uscire da scuola. Marco e i suoi amici chiesero a me, Anna e Sara se ci andava di andare a mangiare con loro in un pub vicino. Purtroppo Sara non poteva, così andammo io e Anna.

Erano molto simpatici, scherzosi, mi raccontavano di alcuni episodi che si erano verificati in classe come quando Chiara era caduta cercando di dare un calcio ad un ragazzo o come quando Alberto aveva messo una puntina sulla sedia di una profe... era divertente ascoltarli, mi facevano ridere veramente tanto, e anche Anna, che aveva vissuto questi momenti, rideva in parte a me.

Si erano fatte le 15.30 e mi ricordai che dovevo tornare a casa perchè dovevo andare a lavorare un po' prima delle 18.00 e dovevo farmi una doccia, prepararmi, raggiungere il bar. Tutti rimasero stupidi dal fatto che io lavorassi, comunque li salutai e io ed Anna ci avviammo verso casa.

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⏰ Last updated: Apr 08, 2015 ⏰

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