«Buongiorno~» mi introduco da lontano alla guardia, che alza gli occhi su di me.
Gli sorrido da sotto la mascherina e approfitto della distanza per aggiungere una leggera oscillazione alla mia camminata.
La camminata da passerella funziona, perché la guardia si sofferma a fissarmi per quell'istante che mi permette di osservarlo senza renderlo ovvio.
Maschio, caucasico, tra i trenta e i quatant'anni d'età, mascherina ben aderita al volto, occhiaie profonde, postura estremamente eretta, altezza nella media, ma corporatura spessa e statutaria, sproporzionato, collo taurinio, braccia robuste, vita spessa, petto largo e gonfio.
Ex-militare o buttafuori part-time?
Niente cicatrici visibili sulle mani o sul volto, niente tremolii nelle dita, nessuna avamposizione di una gamba rispetto all'altra, braccia rilassate.
Buttafuori.

Batto le ciglia lentamente, squadrandolo dalle scarpe al volto, e sorrido da sotto la mascherina.

«Buongiorno.» afferma saldo.

La mellifluità nel mio tono e la psicologia nei miei gesti non sembrano alterare la sua posizione salda, ma sono comunque funzionali: se mi presento come civettuola e frivola, l'idea di essere colpevole di un crimine maggiore come il rapimento di un minore risulta meno concreta.

«Sono l'animatrice della mattinata, mi saprebbe per caso dire dove posso prendere posizione?» domando dolcemente.

«Dovrò prima chiederle di fornire documento d'identità, signorina.» ribatte.

Gli sorrido, per niente intenzionata a dargli ciò che domanda.
Rispondo con una risatina idiota.
«Non penso che Dhalia sia contenta di tutto questo spreco di tempo. Specialmente quando avete già i miei documenti nel registro della mattina. Inoltre, dato che mi dovrò occupare da sola dell'ampia scolaresca parcheggiata già lì fuori, ad attendere, non penso che Dhalia approverà questo temporeggiare.»

Hack fondamentale: avere un nome falso è sempre una lama a doppio taglio. Meno persone lo conoscono, meglio è.

Altra hack fondamentale: menzionare il nome del proprietario di un locale, alludere ad un rapporto di amicizia piuttosto stretta tra voi due e sottolineare il suo malcontento in caso di eccessive domande, è una chiave che apre il novanta percento delle porte di questo mondo.

Quello di mettere pressione e di far notare il tempo che scorre è mera logica.

Il buttafuori sbuffa sommessamente e mi lascia passare.
Come volevasi dimostrare.

«Parco in fondo all'edificio.» mi istruisce sulla direzione.

Mi allontano all'interno del posto. È grande, nauseantemente colorato e labirintico.
Capisco perché Bertra abbia accettato l'aiuto di Dhalia, il suo parco giochi al coperto è ottimale per far sparire chi si trova al suo interno.

Ecco, forse una cartina avrebbe aiutato.

Ad un bivio, giro a sinistra, seguendo la luce del parco all'aperto che illumina il corridoio.
Sulla strada, noto un plico di fogli appoggiati su una mensola.
Ne prendo uno e lo piego in una barchetta di carta veloce.
Risalgo il corridoio, fino al bivio, e la appoggio all'ingresso dell'entrata di sinistra.
Quando ancora eravamo in trasferta insieme, gli origami erano un buon modo per comunicare solo tra di noi.
Avevamo scelto forme semplici e bambinesche come aeroplanini e roselline per i messaggi veloci, mentre le forme più complesse erano limitate alle circostanze meno urgenti. Soprattutto se eravamo fianco a fianco e Bee poteva intuire la forma che avrei dato alla carta in base ai passaggi che compivo.
Ogni origami aveva un significato diverso, dei quali, la barchetta era la direzione scelta.
Utile da comunicare sia per richiesta di aiuto che per necessità di dividersi.
Spero solo che si ricordi delle nostre piccole regole.
E che scelga la direzione opposta alla mia.

Kidnapping / Leltra (Leo & Bertra)Where stories live. Discover now