Umberto si guardò intorno, spaesato. "I miei ordini?"

  "Hai chiesto che le guardie fossero poste in ogni angolo della città, ma data la tua purezza d'animo, non hai pensato che potessi mirare a te."

  "Ma chi sei, cosa vuoi da noi?"

  "Non sono nessuno."

  "Iside, falla finita, dobbiamo andare."

  La voce dell'uomo che accompagnava costantemente Iside si fece sentire. Il cardinale credeva di essere impazzito, di nascondersi ancora nei meandri più oscuri dei sogni, ma quanto sarebbe stato bello sognare e dopo svegliarsi, rendendosi conto che nella realtà nulla era cambiato.

  "La voce del Demonio...tu sei il Demonio!"

  Iside, obbediente, si decise a porre fine alle sofferenze terrene dell'uomo. "Vorrei tanto rimanere ancora con te, ma ci sono persone che reclamano la tua essenza e non mi piace farle attendere." Gli assestò una pedata all'inguine.

  Umberto si piegò in avanti per il dolore.

  Iside lo prese per i radi capelli e lo costrinse ad alzarsi. Lo spintonò contro la vetrata, che sfondò con il cranio dell'uomo. I pezzi di vetro gli si conficcarono nella carne.

  Sotto la camera di Umberto c'era un immenso orto e, i contadini, svegli di buon ora per raccogliere i frutti di stagione, furono attirati dal frastuono.

  "Cardinale, cosa sta accadendo?" gli urlò un contadino.

  Ma Umberto non aveva la forza per rispondergli, era terrorizzato dallo sguardo assente e brutale di Iside.

  "Mio caro, non temere la tua assassina, non rifugiarti nella morte, temi quello che verrà, perché per te non ci sarà nulla." Iside lo spinse fuori dalla finestra e lasciò che il corpo precipitasse al suolo.

  Le urla della sua vittima furono soavi, una goduria per l'animo. Aveva atteso a lungo l'occasione per eliminarlo, ma l'uomo godeva di troppa protezione per potersi avvicinare. Il tempo l'aveva premiata, la soddisfazione che aveva nel cuore era il più grande dono che potesse ricevere. Il rumore secco dell'impatto la riportò alla realtà. Si protese oltre il bordo della finestra e vide il cadavere scomposto esalare gli ultimi rantoli di vita.

  Tra la folla che si era raggruppata, riconobbe Edoardo che la fissava, con un leggero sorriso sul volto.

  "Eccola!" strillò un cavaliere. "È lei, comandante, è l'Angelo della Morte!"

  Edoardo non gli prestò attenzione. Vide la donna tornare in camera velocemente, la paura di non aver goduto appieno dei suoi lineamenti scoppiò come un ciclone. "Presto! Dobbiamo inseguirla! Non lasciamola scappare."

  I soldati gli obbedirono, inconsapevoli che a parlare non era il duro comandante, ma un innamorato alla ricerca di un contatto con la sua immortale amata.

  Tuttavia pregava di non trovarla, memore delle torture che avevano preparato per lei. Ma era impossibile non catturarla: in breve tempo tutti i soldati nelle vicinanze si erano diretti nell'edificio. I corridoio, le stanze, i salotti, tutto era controllato. Non avrebbe trovato scampo.

  Giunsero alla camera dove era iniziato il delitto. La porta era chiusa. Edoardo si pose alla sua destra. "State attenti, Azrael deve essere ancora al suo interno.", lo disse con enorme dispiacere.

  Con un possente calcio spalancò la porta. Sbirciò all'interno della camera e vide solo un'enorme confusione. Si mossero cautamente. Il letto sembrava un campo di battaglia, il pavimento sporco di sangue. Gli oggetti più preziosi distrutti. Di lei nessuna traccia.

  "Non c'è, è ancora nel palazzo" disse uno dei cavalieri.

  Edoardo si diresse alla finestra, temeva che anche stavolta si fosse lanciata nel vuoto e avesse trovato la morte. Ma sul fondo c'erano solo i testimoni del delitto.

  "Signore, venga a vedere."

  Ritornò in camera. "Cosa c'è?" Riusciva a stento a nascondere il sorriso della felicità.

  Sul tavolo era inciso un messaggio. "Sono immortale, nessuno può fermarmi."

  Passò la mano sull'incisione, pensando al tocco gentile della sua amata che aveva lasciato il perfido messaggio. Scostò la sedia dallo scrittoio e si sedette in modo da poter contemplare l'alba che faceva capolino dalle montagne che circondavano Roma. Una brezza di vento gelido gli mosse i capelli ingrigiti, il vento era tanto freddo da fargli lacrimare gli occhi, ma le lacrime erano felici. Aveva la consapevolezza che non avrebbe rivisto mai più la sua bella, però era viva e questo gli bastava.

  "Addio mio amore.", disse con un filo di voce.

  Con la morte di Umberto l'Ordine avrebbe preso provvedimenti tremendi, avrebbe messo a ferro e fuoco l'intero mondo, alla ricerca di quell'assassina.

  "Immortale..." Quella parola suonava come la minaccia enunciata per incutere timore. Non avevano compreso il significato di quella parola, e quanto essa fosse reale.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now