Capitolo 31

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"Vado io" urlo sapendo che Michael mi sentirà poco dato che si sta facendo la doccia. Siamo tornati da poco dal mare e mi stupisco che i miei amici siano arrivati prima, dovevano arrivare tra un'ora. Appena apro la porta rimango di stucco e spalanco gli occhi.
"Miriam?" domando come se fosse un'allucinazione.
"Oh...ma ci conosciamo, vero? Amanda, giusto?" chiede con un finto sorriso dipinto in volto.
"Mhm si, come mai sei qui?" domando non spostandosi minimamente dall'entrata. Che cosa ci fa la ex ragazza del mio attuale ragazzo?
"Oh ecco, dovevo un attimo parlare con Michael" ridacchia coprendo il suo sorriso con la mano.
"Ragazzina, chi era al campanello?" il diretto interessato facendo il suo ingresso in salotto con un misero pantalone nero della tuta mentre si friziona i capelli con l'asciugamano.
"Miriam?!" sussurra anche lui scioccato. Posa il suo sguardo sul mio e alza le sopracciglia come per dirmi 'che ci fa lei qui?'. Io alzo le spalle e indietreggio.
"Arrivo tra due secondi, entra pure" l'accoglie Michael prendendomi per il polso e portandomi in cucina.
"Vi conoscete?" chiede sorpreso, appoggiandosi al tavolo della cucina. Deglutisco e distolgo gli occhi dal suo petto ancora rosso per via della doccia calda.
"Mhm si ecco...sono venuta al ristorante in cui mi hai detto di prenotare una cena per due, venerdì" sputo fuori guardando tutto eccetto lui. Sento il suo sguardo di fuoco e noto con la coda dell'occhio che si avvicina.
"Sei venuta nel ristorante per controllarmi?" sussurra arrivandomi davanti e inarcando la schiena per essere alla mia altezza.
"Mhm s-si" balbetto socchiudendo gli occhi non appena sento che sta tracciando una linea indefinita lungo il mio collo.
"Dovrei essere incazzato ma stranamente mi piace la tua gelosia" appoggia la fronte sulla mia e io scuoto subito la testa.
"N-non é ge-gelosia!" lui ridacchia e poi mi abbraccia.
"Credici ragazzina, credici. Poi mi dovrai spiegare come fai a conoscerla ma ora direi di andare di là a vedere che vuole" intreccia le nostre mani e poi usciamo dalla cucina.
"Cosa ci fai qui Amanda?" sorride falsamente la ex del mio capo.
"Ecco mhm..." guardo Michael perché non so che dire e infatti lui viene in mio aiuto.
"É la mia ragazza. Amanda é la mia ragazza" esclama fiero. Studia la mia reazione è poi ridacchia. Che c'é se mi mette sempre in imbarazzo?! Gli pizzico un dito e lui a momenti salta sul posto.
"Oh beh complimenti" dice non tanto felice, guardandosi le mani.
"Beh, tu che ci fai qui, invece?" domanda Michael distogliendo l'attenzione da noi.
"Ecco ti devo parlare di una cosa importante sai..." muove un po' le mani e io non capisco cosa voglia dire.
"Amy, ti dispiace se parliamo in privato? Tu aspettami in camera" esclama spalancando leggermente gli occhi. Di cosa devono parlare?
"Mhm si ok" sussurro alzandomi con l'intento di barricarmi in camera da letto.
E se ti nascondesse delle cose che ti farebbero male?
Non lo farebbe, io mi fido.
Sicura di fidarti?!
Mannaggia! Seguo la mia coscienza e mi nascondo dietro la parete che separa la sala e il corridoio per arrivare nei diversi ambienti.
"Dimmi e poi sei pregata di uscire. Dovevamo mettere un punto venerdì e ti ritrovo qui. La cosa non mi piace, sai quanto odio questo comportamento" esclama con tono duro Michael.
"Michy dai, non trattarmi così. Dovevo parlarti di Emy" noto che Miriam alza le spalle e si siede affianco al mio ragazzo.
"Mi sembrava di aver risolto già la questione" aggrotta le sopracciglia e si allontana leggermente da lei. Vai così Michael!
"Le manchi, ha solo tre anni e già l'hai privata di una figura maschile!" sbuffa alzandosi.
Privata di una figura a maschile...?! Non avranno mica una...no, stento a crederci!
"Smettila Miriam, lo sai benissimo che ho chiuso con te e in automatico anche con Emy" come può privare una bambina del padre?! Cerco di calmarmi per non far fuoriuscire le lacrime ma é tutto inutile. Vado dritta in camera e prendo un fazzoletto sopra il quale scrivo che non deve cercarmi finché non sarò io ad andare da lui. Mi asciugo le lacrime, infilo tutte le mie cose dentro la valigia che mi ero portata ed esco dalla finestra.
"Maledizione!" mi asciugo di nuovo la faccia guardando il disastro che ho fatto. I miei piedi sono zuppi per via della pioggia che ha incominciato a scendere poco fa. Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a Stella per avvisarla che abbiamo avuto dei problemi e siamo dovuti rientrare a casa. Spero solo non si spaventi sapendo che non sono con Michael...
Cammino per una decina di minuti e arrivo ad un motel che esteriormente non sembra messo male.
"Buongiorno signorina" mi sorride cordiale una signora sulla settantina. Cerco di ricambiare il sorriso ma credo di aver fatto una brutta smorfia.
"Sal-salve mi servirebbe una camera sin-singola fino a domani sera" balbetto prendendo ogni tanto aria.
"Certo cara, tutto bene?" si interessa prendendo i miei documenti.
"Ce-certo non si preoccupi" annuisco reprimendo l'ennesima volta le lacrime.
"Ecco a lei, buon soggiorno" sorride di nuovo come se fosse una nonna che vuole prendersi cura della nipote e poi vado nella mia camera: numero 120.
Mi butto sul letto e mi lascio andare in un pianto liberatorio. Spengo la mente e stacco il cuore che al momento fa un male lancinante.

⏮⏸⏭

Mi sveglio verso le nove, forse è meglio mettere qualcosa sotto i denti. Mi dirigo nella sala da pranzo ma noto che é chiusa a differenza del bar. Vorrà dire che berrò qualcosa di zuccherato per rimettermi in sesto.
Non ho nemmeno preso in mano il cellulare perché immagino che Stella, Manu e...il mio capo saranno preoccupati.
"Buona sera" un ragazzo sulla trentina mi accoglie. È il barman e devo dire che sembra simpatico.
"Sera, é possibile avere qualcosa tipo Soda?" mordicchio l'interno guancia.
"Certo signorina" mi fa l'occhiolino e poi si gira per prendermi la bibita.
"Amanda, per favore" sorrido in modo triste torturandomi le mani.
"Che ne dici se aggiungo qualcosa di alcolico? Mi sembra proprio che tu ne abbia bisogno" esclama facendomi vedere una bottiglia di non so cosa.
"Basta che non sia forte" sussurro alzando le spalle.
"Certo" annuisce passandomi il bicchiere con l'intruglio dentro. Lo provo e ne rimango stupita.
"Buono eh? La mia ragazza da quando gliel'ho dato se lo fa" ridacchia giocando con l'asciugamano che ha in mano per asciugare i bicchieri.
"Gia" annuisco guardandolo. Per un po' di tempo stiamo entrambi in silenzio.
"Quindi, cosa é successo con il tuo ragazzo?" domanda appoggiando i gomiti sul bancone.
"Mhm perché-perché mai dovrebbe essere successo qualcosa?" chiedo guardandolo.
"Beh... sei da sola in un motel mentre fuori piove a dirotto. Sembra che tu abbia pianto, pianto tanto" si spiega. Sorrido alla sua descrizione e durante la serata gli racconto un po' della mia vita, un po' di quello che é successo.

Prezioso come lo smeraldoWhere stories live. Discover now